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  • Juvemania: Max 'Lapalisse' Allegri

    Juvemania: Max 'Lapalisse' Allegri

    Jacques de Chabonnes de La Palice era un maresciallo di Francia al servizio di Francesco I. Deve la popolarità alla manipolazione della scritta apposta sulla sua lapide. Testo completo: "Se non fosse morto farebbe ancora invidia". Un "farebbe" diventato "sarebbe" e una "invidia" diventata "in vita".  "Envie" che diventa "en vie". Per il "sentire popolare" definitivamente: "Se non fosse morto sarebbe ancora in vita". Più o meno come "gol di Turone" ormai valido - direbbe il principe De Curtis - a "prescindere". Monsieur De La Palice, diventato, nel tempo, Lapalisse, di questi tempi è di moda alla Juventus

    MAX LAPALISSE: UNO, DUE E TRE - Max Lapalisse Uno: "Gli scudetti si vincono facendo un punto in più degli avversari". Max Lapalisse Due: "Il campo di Genova era indecente". Max Lapalisse Tre: "Non si può perdere una partita a 30 secondi dal fischio di chiusura". 

    Lapalissiano significa "scontato". Io dall'allenatore della Juventus mi attendo altre spiegazioni. Per esempio per quale motivo contro il Genoa abbia fatto un cambio al 65esimo, un secondo al 78esimo e il terzo gli sia rimasto in canna. Per quale motivo contro una squadra che ha giocato quasi "a uomo" come usava negli anni Settanta non abbia provato a schierare almeno uno specialista del dribbling. Perdere ci sta, non ci sono squadre imbattibili. Perdere come ha fatto la Juventus a Genova assume aspetti comici. 

    COSA CI SI ASPETTA DALL'ALLENATORE DELLA JUVENTUS - Io dall'allenatore della Juventus mi aspetto spiegazioni e magari autocritica, non reazioni stizzite. Non mi aspetto che mi dica che il portiere avversario si è superato: è lì per quello. Non mi aspetto che si attacchi alla sfortuna e ai pali: l'Ogbonna che mette sul legno della porta di Perin sceglie una soluzione in definitiva sbagliata. 

    Dall'allenatore della Juventus mi attendo che spieghi per quale motivo la squadra giochi in modo nevrotico. Perché l'alto possesso palla si traduca in sterile supremazia. 

    Dall'allenatore della Juventus mi aspetto di sapere perché lui non "veda" quanto (la lettura dei giornali mi ha confortato) tutti vedono. E cioè che la condizione psicofisica di Morata, Giovinco e Pereyra si fa preferire a quella di altri. 

    Mi aspetto che spieghi che fine ha fatto Coman. E che mi rassicuri sul fatto che con Romulo non siamo al remake della vicenda Isla. 

    SITUAZIONE NON GRAVE, MA DELICATA - A Genova la Juve meritava di vincere? Meritava: ma ha perso. Non solo per sfortuna. La situazione non è grave, ma delicata sì. Al posto di Agnelli e Marotta qualche preoccupazione la coltiverei. Nelle ultime quattro gare la Juve ha vinto una sola volta: ne ha perse due, pareggiata una. Giocando con impegno, ma scarsa lucidità. Visto dall'esterno, Allegri trasmette indecisione. Sarebbe grave avesse cominciato a trasmetterla anche ai giocatori. 

    Dall'inizio Allegri sapeva sarebbe stata dura: dopo tre scudetti e due Supercoppe, lo sarebbe stata anche per Guardiola, Mourinho o Ancelotti. Ma così la Juve appare in mezzo al guado. Non è più quella di Conte, non ci sono avvisaglie possa, a breve, diventare quella di Allegri.

    ALLEGRI GIOCHI IL SUO CALCIO - Nessuno - tra i tifosi - pretende, credo, il quarto scudetto o la finale di Champions. Caso mai è la società a pretendere quel minimo sindacale che onori i programmi sportivi e di sviluppo. L'Europa, nondimeno, è un criptico cubo. La Roma - appaiata - ha una faccia determinata. Allegri eviti Lapalisse ("il campionato è lungo") e giochi il suo calcio. Può anche perdere: ma almeno lo faccia provando a cambiare. Costruisca: costringerà i giocatori a prendersi le proprie responsabilità. Perchè la Juve dei 102 punti appare un ricordo. E tra i tifosi sta serpeggiando un timore. Quello che senza una sterzata questa Juve possa rivivere recenti, mai digeriti incubi.

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