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  • Juvemania:| Ci resta la Coppa Italia...

    Juvemania:| Ci resta la Coppa Italia...

    All'indomani dell'eliminazione dall'Europa League c'è tanta tristezza, e ancora più amarezza a pensare a quello che poteva essere ed invece non è stato. Se qualcuno ad inizio stagione, a bocce ferme, ci avesse elencato le protagoniste del girone A di Europa League si sarebbe messo a ridere facendo il pronostico. Persino un bambino avrebbe azzeccato: Manchester City e Juventus ai sedicesimi, Lech Poznan e Salisburgo eliminati. Ci mancherebbe! E invece no. E' successo tutto e il contrario di tutto. Per il terzo anno consecutivo dal ritorno alle competizioni europee, la Signora deve mettere da parte i sogni e tornare violentemente con i piedi per terra. Nessuno s'immaginava di vincerla quella coppa. Figuriamoci. Ma almeno arrivare vicino alla finale non sarebbe stato male. Ovviamente il dispiacere non è per la gara di ieri sera 'giocata' (è una parola grossa!) e pareggiata in Polonia. Quanto per quelle precedenti. Pensiamo soprattutto al pareggio contro il Lech Poznan allo stadio Olimpico: incredibile rimonta da 0-2 a 3-2 e altrettanto assurda beffa in pieno recupero. E calcoliamo anche gli inutili pareggi con l'Austria Salisburgo. In quelle tre gare la squadra di Del Neri ha perso ufficialmente la possibilità di passare il turno.

    E ora in corso Galileo Ferraris ci si ritrova con un pugno di mosche senza aver mai perso, ma senza nemmeno aver vinto una sola gara. Il campo era infame, il clima ancor peggio e nella ripresa, più che una partita di calcio, sembrava un match di hockey sul cemento. La partita era già a rischio qualche ora prima per le condizioni climatiche. Il gelo continuava ad essere in agguato. Con la temperatura fissa a -13, infatti, i medici delle due squadre hanno chiesto di rimandare la partita per salvaguardare la salute degli atleti. Ma ci voleva il -15. E allora, nonostante il consulto con i delegati Uefa, s'è giocato lo stesso. Ma tutto è stato, tranne che un bello spettacolo. Certamente uno spot negativo per il calcio. E anche per la Uefa, che avrebbe dovuto sospendere la gara nell'intervallo, visti i tre o quattro centimetri di neve sull'erba ghiacciata. Si potevano fare pupazzi di neve o giocare a palle di neve, ma non giocare a calcio. La palla non rimbalzava regolarmente nemmeno a pelo d'erba talmente il terreno era ghiacciato. Ma va bene così. Avendo perso uno scudetto nella piscina di Perugia, i tifosi juventini sono abituati a decisioni assurde di questo tipo. Ma il campo non è un alibi. Ribadiamo: la qualificazione la Juventus se l'è giocata molto prima.

    Oltretutto s'era capito già nel primo tempo che non era serata. Sissoko che, dopo il vantaggio di Rudnevs, a due passi dalla porta non riesce a servire Iaquinta. La palla sbatte sullo stinco di un avversario ed esce facendo la barba al palo. Oppure Bonucci che a botta sicura colpisce lo stinco di Kotorowski, Del Piero che di testa sta già esultando mentre la palla fa il contropelo alla porta opposta o Libertazzi che in pieno recupero spreca da pochi passi il gol che avrebbe cambiato la sua vita e quella della Juventus. Quand'è così non c'è nulla da fare: si poteva giocare per tre giorni consecutivi, tanto il risultato sarebbe rimasto lo stesso. Nell'inferno ghiacciato i bianconeri restano pietrificati di fronte all'ennesima delusione. Almeno resta il bicchiere mezzo pieno: ora puoi concentrarti soltanto sul campionato avendo la consapevolezza che, se avessero giocato sempre così, i sedicesimi sarebbero stati conquistati con un turno d'anticipo. Ed invece ora non resta che l'amichevole di lusso con il Manchester City tra quindici giorni. E siccome sarà veramente difficile vincere il campionato vista la strenua concorrenza e il gap con Inter e Milan, non resta che la Coppa Italia. Se si vuole tornare a vincere qualcosa nell'anno zero, quello del ritorno di un Agnelli al comando, non rimane che quella 'coppetta minore' ormai snobbata e bistrattata. Giusto per aggiungere un altro trofeo alla bacheca. Altrimenti Del Piero & Co., a forza di aspettare, rischiano di diventare nonni.

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