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  • Juvemania: pronti per la corrida del Bernabeu, battere questa Juve è dura

    Juvemania: pronti per la corrida del Bernabeu, battere questa Juve è dura

    Maledettamente dura. Si sapeva. D'altra parte “quelli“ sono Campioni d'Europa e Campioni del Mondo. Dura ma bellissima: Juventus–Real Madrid non ha tradito le attese. Loro con la recriminazione di una traversa, la Juventus con quella occasione di Llorente sbattuta su Casillas. Prima la Juve. Poi loro: incredibili. Con l'odioso ma straordinario “impomatato”. Come la tocca la butta dentro. Di roba così ce n'è poca: e gioca tutta in Spagna.

    Ma che grinta, che personalità quelli con la maglia bianconera. Madama ha dimostrato di non essere una “imbucata“ alla festa. Ha dimostrato di volersela giocare fino in fondo. E se uno come Sturaro, che tre anni fa remava nelle serie minori, gioca da protagonista contro gente come Ramos e Kroos, significa  che le “favole” nel calcio davvero esistono. 

    E adesso?  Adesso la Juventus andrà a Madrid dopo aver “assaggiato“ i blancos. Ha contezza di cosa siano. Perché  “ li ha visti da vicino “. Sono forti, sono più forti della Juventus. Ma possono essere battuti. 
     
    Adesso la Juventus andrà a Madrid con la consapevolezza che la difesa di Ancelotti - presa in velocità da Tevez e Morata - può essere aggredita. Con la consapevolezza che a “quattro“ gioca meglio ma che Barzagli in panchina è un lusso che probabilmente non si può permettere. Perché quello con la gommina in testa è un fenomeno da cineteca. E un mastino come Gentile in grado di  azzannarlo, Madama, in rosa, non ce l'ha. Certo:  se giochi a tre, i due che corrono in fascia devono dare di più. Altrimenti si chiude la porta ma davanti arriva poco. 

    A Madrid la Juventus troverà un ambiente bollente così come lo aveva trovato a Dortmund. Ma troverà anche una squadra più forte. Nondimeno per cercare di continuare a coltivare il sogno che porta a Berlino, dovrà cercare di segnare un gol a Bernabeu. Difendere e basta significherebbe consegnarsi all'espada portoghese.

    Ha segnato Morata, l'ex sbolognato in estate. Ha sfiorato il gol il basco che quando incrocia i castigliani vede rosso. Ha segnato l'Apache (su sacrosanto rigore, vediamo se qualcuno avrà il coraggio di eccepire)  dopo una cavalcata delle sue. Allegri ne tenga conto. Chi ha assaggiato il sangue altrui, tende a sfoderare nuovamente i canini. 

    Come si passa dalle forche caudine di Madrid? Una mano potrebbe darla l'ambiente che dopo la sconfitta di Torino digerirà male per qualche giorno. Si spera la dia la pressione che il Real dovrà affrontare in campionato se non vorrà far scappare nella Liga definitivamente il Barca. 

    A Madrid probabilmente rientrerà Benzema, cliente da “paura“. Ma a Madrid dovrebbe rientrare anche Pogba, lo sharp che può sparare proiettili micidiali da distanze siderali.  

    In ogni caso - e comunque vada - il messaggio della Juventus al resto della compagnia è stato chiarissimo: se volete sloggiarci dovrete sputare sangue. Perché la verità è che se la Juve di Conte come mi scrisse un collega di “Marca“ dopo Juve–Chelsea era un branco di “lobos“, questa di Allegri è un calamaro gigante: ti attacca le ventose e con le buone o con le cattive alla fine ti digerisce. Averla come avversario è una rogna. Perché sempre e su qualsiasi campo ti fa giocare la partita che non vuoi giocare.

    Ci sono ancora novanta minuti da disputare: al Bernabeu. Una corrida  che storicamente ha saputo regalare a Madama grandi soddisfazioni. Non è ancora chiaro chi sia destinato a indossare i panni del toro, chi quelli di Manolete.

    Nel segno dell'Apache, immagino che il pensiero di milioni di juventini, sia uno solo: vamos a matar companeros.

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