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  • Kean per ora non è un rimpianto: ecco perché la Juve lo ha venduto

    Kean per ora non è un rimpianto: ecco perché la Juve lo ha venduto

    • Nicola Balice
    Venderlo o non venderlo? Un quesito che in casa Juve si sono posti per mesi. L'oggetto del contendere era Moise Kean. Meglio venderlo e realizzare una plusvalenza il più ricca possibile, oppure puntare con forza su tutto il suo talento? Passavano i mesi e la risposta definitiva, non arrivava. Anche perché in campo Kean segnava una rete dietro l'altra, ma tutto questo sembrava forse non bastare per garantirgli il posto sperato in una Juve che continua a crescere di livello. Così anche la firma sul rinnovo di contratto non arrivava: l'agente Mino Raiola ha fatto notare abbastanza in fretta come l'attesa per l'inizio delle trattative era durata un po' troppo, poi un'intesa quantomeno economica era stata raggiunta e il prolungamento al 2024 con ricco aumento di ingaggio sembrava cosa fatta. Solo che non c'era accordo sul ruolo di Kean: subito protagonista secondo l'entourage del giocatore, qui o altrove. “Kean è un campione, come De Ligt”, dichiarava Raiola il giorno dell'arrivo del difensore olandese al J Medical: il primo vero segnale d'addio.

    LA DECISIONE – Già, perché pur sapendo che sarebbe potuto diventare un grande rimpianto, nella Juve di oggi un ruolo da stella per Kean non sembrava esserci. Al contrario, le offerte non sarebbero mancate, mentre i dirigenti bianconeri si ritrovavano con altre punte bloccate sulla via d'uscita (Higuain e Dybala oggi sono risorse, Mandzukic è un separato in casa). Meglio cogliere al volo l'offerta dell'Everton, forse più bassa del previsto (30 milioni bonus inclusi, con oneri accessori a carico della Juve) ma sempre capace di generare una plusvalenza pressoché totale quando alla scadenza del contratto ormai mancavano meno di 12 mesi. Conservando un gentlemen agreement con l'Everton, per poter pareggiare eventuali offerte future in arrivo per Kean. Che alla fine non è riuscito a convincere realmente la Juve sulla possibilità di diventare un top player assoluto, per motivi che forse col campo hanno meno a che fare rispetto ai timori sulla sua tenuta mentale. Erano quelli i giorni della punizione per motivi disciplinari all'Europeo Under 21 per esempio. E arrivati a ottobre, al di là del rosso rimediato giovedì sera, Kean è ancora a quota zero gol con la maglia dell'Everton: troppo presto per giudicare, anzi tutto lascia intuire che l'attaccante possa sbloccarsi da un momento all'altro. Ma di rimpianti in zona Continassa non ce ne sono. Almeno per ora.

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