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  • Keita-Lazio: tregua, guerra o pace?

    Keita-Lazio: tregua, guerra o pace?

    • Luca Capriotti
    Que Pasa, Keita? Prima scena: suona forte il gong del calciomercato, e Keita rimane alla Lazio. Ma riavvolgiamo il nastro: finale di stagione, Inzaghi subentra in panchina a un Pioli troppo deludente per essere quello dell'anno precedente. E schiera Keita sempre, in tutte le partite in cui si sta giocando il futuro, la sua carriera, con lo spettro del fallimento del fratello maggiore ad agitare le notti. E Keita, per lui, è imprescindibile, lo conosce praticamente da sempre (Inzaghi a Formello, anche quando le sue squadre giovanili si allenavano al Gentili, un altro centro sportivo, è praticamente un'habituè). Keita stesso spende belle parole per Inzaghi, in quel di maggio scorso: "Deve restare". Sfumate, lontanissime nel tempo come l'era, in millisecondi, di Bielsa.

    BIELSA STORY - La Bielsa story lascia di sasso l'ambiente e ha ripercussioni immediate sull'umore dello spogliatoio, soprattutto tra chi, come Keita, non è del tutto soddisfatto. Il giocatore guadagna 500mila euro netti all'anno, ha ricevuto promesse su promesse di adeguamento contrattuale. Cambia procuratore, che di solito, nel calcio, vuole preparare una guerra. E guerra sia: Bielsa non arriva, viene confermato Inzaghi. E cominciano le grane. A 48 ore dall'inizio del campionato, prima del match inaugurale a Bergamo contro l'Atalanta, con una rosa straordinariamente corta nel suo ruolo, Keita dà forfait. Accusa un dolore al ginocchio. Nel frattempo la Lazio è cambiata: è arrivata una nuova figura, l'esperto Angelo Peruzzi, e un nuovo responsabile della comunicazione, Diaconale. La linea dettata è dura, i panni sporchi si lavano in pubblica piazza: la Lazio accusa Keita di non avere alcun dolore, Inzaghi si dichiara "basito", Peruzzi ironizza con ferocia. Keita risponde per le rime, ovviamente anche sui social. E Keita finisce fuori squadra, ovviamente per "scelte tecniche", sia con l'Atalanta a Bergamo, dove al suo posto gioca e segna Lombardi, sia all'Olimpico contro la Juventus.

    SCENARI - A quel punto per Keita si aprono le porte della cessione. La squadra non ha digerito (eufemismo) i suoi atteggiamenti, a partire da una brutta litigata con Lulic in poi. Inzaghi è deluso, la dirigenza vuole monetizzare e prova ad inserirlo nella trattativa per arrivare a Dirar del Monaco, sapendo dell'atavico interesse dei dirigenti monegaschi per lui. Peccato che Lotito chieda 30 milioni, e non sia disposto a scendere a compromessi. Keita rimane. E si aprono due scenari e mezzo: la pax Inzaghiana, la tregua, o la guerra santa.

    PAX - Alcune voci già parlano di segnali distensivi con Inzaghi, in effetti l'unico che potrebbe farlo ragionare: l'attaccante può avvicinarsi al suo allenatore, che ha bisogno di lui per dare concorrenza per un posto da titolare a Felipe Anderson e Luis Alberto, per avere a disposizione le sue doti tecniche assolute. Inzaghi può tornare sui suoi passi, se Keita dovesse alzare bandiera bianca e chiedere perdono. La società potrebbe decidere di adeguargli il contratto, arrivare ad un milione più eventuali bonus, magari con una clausula rescissoria accettabile (25 milioni) e risanare la frattura. Per la frattura con squadra e ambiente, forse non basterà una firma e un mea culpa. Serviranno prestazioni, gol, serietà e dedizione alla causa.

    TREGUA - La tregua da qui a gennaio potrebbe farlo tornare in campo, magari ma digerito da squadra e una parte di tifosi, facendo buon viso a cattivo gioco fino a futura cessione. Niente adeguamenti, niente pace plateale, solo la promessa di rivederci a gennaio. Sarebbe la soluzione più indolore per il giocatore, che non dovrebbe compiere una giravolta plateale, ma difficilmente può piacere all'ambiente, che lo accuserebbe, alla prima flessione di rendimento, di dare poco per la squadra, con il filotto di polemiche che ne consegue. Poi a gennaio qualcuno si rifarà sotto e lui partirà, con tanti saluti a tutti.

    GUERRA SANTA - Altrimenti sarebbe guerra: Keita chiuso, in un altro spogliatoio (non sarebbe il primo), che si allena ma senza far parte del collettivo, corpo estraneo che non vuole più nessuna dirigenza, squadra, allenatore, magari anche la fetta di tifosi che ancora lo difende. Potrebbe scegliere perfino la strada più burrascosa, quella scelta da Zarate, di accasarsi a forza in un altro club, con tutte le code processuali dure a seguire, fino alla FIFA. Sembra, a oggi, una strada troppo dura, per uno che comunque alla Lazio deve molto, visto che Tare ha creduto sempre in lui, lo ha prelevato dal Barcellona. Inzaghi idem, lo ha sempre schierato, e una nutrita fetta di tifosi ancora spera possa spaccare in due le partite e le difese, come ha nelle corde. Una guerra non è auspicabile per nessuno. Ultima scena: Keita che valuta attentamente le sue opzioni, prima di una scelta, che magari non sarà decisiva per la sua carriera, ma lo sarà di certo per il suo prossimo futuro. Keita, que pasa? Guerra o pace? 
     

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