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  • Klopp e Sarri, la rivincita della tuta

    Klopp e Sarri, la rivincita della tuta

    • Federico Albrizio
    "L'abito non fa il monaco" recita il celebre proverbio e non esiste frase migliore per descrivere il calcio europeo in questa stagione. Al bando giacche, cravatte, camicie e pantaloni perfettamente in piega: il pallone torna agli uomini di campo, l'Europa ora appartiene agli uomini in tuta. Jurgen Klopp e Maurizio Sarri, i due eroi 'sporchi' che hanno conquistato il tetto delle due massime competizioni continentali rompendo il dominio dell'eleganza.

    Klopp, il suo cappello e il suo sorriso pronto a trasformarsi rapidamente in un ringhio all'occorrenza: tutto il contrario di chi lo ha preceduto nella conquista della Champions League, la classe di Zinedine Zidane e del suo Real Madrid è solo un lontano ricordo per una coppa che ora è tutta nerbo. L'intensità è solo una facciata tuttavia, perché quella tuta indossata non solo il segno distintivo del pragmatismo, ma anche e soprattutto del lungo e continuo lavoro atletico e tattico di Klopp che si cela dietro il successo dei Reds. L'improvvisazione è solo una piccola parte del gioco del Liverpool: dagli accoppiamenti difensivi delle mezzali ai continui appoggi e tagli dei terzini Alexander-Arnold e Robertson, ogni movimento è studiato minuziosamente per garantire la massima efficacia. Chiedere al Tottenham, ultima vittima di Salah e compagni: Trippier e Rose costantemente in affanno sulle corsie esterne, il solo Son a impensierire una squadra difensivamente quasi impeccabile.

    E Sarri non è certo da meno in quanto a preparazione delle partite. O a intensità, basti rivedere la vigilia della finale di Baku contro l'Arsenal e la rifinitura abbandonata con tanto di cappello calciato via per la rabbia: atteggiamenti sopra le righe, qualcuno dice non adatti a una società come la Juventus che sta pensando di affidare a lui l'eredità di Allegri. Macchie di immagine, come la cicca di sigaretta tenuta in bocca per scaricare la tensione e concentrarsi. Dettagli, che passano in secondo piano dopo una stagione ad altissimi livelli per il Chelsea: terzo in Premier, finalista in Coppa di Lega e vincitore in Europa League. I risultati parlano da soli.

    E allora via i maglioncini di Guardiola, la camicia con le maniche rimboccate di Pochettino o la compostezza di Zidane, Klopp e Sarri alzano i loro primi trofei internazionali con l'abito che più li contraddistingue: la tuta, quella che li accompagna dai loro esordi, quella che li accompagna nel quotidiano lavoro sul campo, quella che ha accompagnato i successi. E che li accompagnerà anche nella prossima stagione, che sia per la conferma o per una nuova avventura, magari in una piazza storicamente non avvezza a 'eroi sporchi' come loro.

    @Albri_Fede90
     

     

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