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  • Scarto a chi? Kolarov, dai fischi agli applausi

    Scarto a chi? Kolarov, dai fischi agli applausi

    • Francesca Schito
    Scarto a chi? Aleksandar Kolarov si è preso la Roma nel giro di due mesi, dando torto a chi lo ha lasciato andare senza troppi pensieri - anche se non si può dire che il Manchester City stia andando male in sua assenza, anzi - e facendo esultare chi ha deciso di scommettere su di lui in estate. Dopo diversi tentativi sabatiniani andati a vuoto (Ashley Cole e Dodò su tutti), la fascia sinistra della Roma ha trovato un padrone. Ne farà le spese anche uno dei pochi terzini indovinati dall'ex direttore sportivo, quell'Emerson Palmieri che ora si ritrova un titolare ingombrante da scalzare. Ma per rendimento e personalità, non c'è dubbio che l'ex esterno della Lazio sia il colpo più azzeccato dell'era Monchi.

    CONTESTATORI AL TAPPETO - Ci ha messo pochissimo a spazzare via lo scetticismo, figlio soprattutto della sua permanenza in biancoceleste. Pep Guardiola lo ha sacrificato sull'altare del rinnovamento, forse ritenendolo già "vecchio" per il progetto futuristico del Manchester City. Classe 1985, Kolarov è stato un colpo pazzesco per la Roma: 5 milioni più 1 di bonus, un ricco triennale al calciatore, e il gioco è fatto. Nel tetris dell'estate romanista, il serbo si è piazzato nella casella lasciata libera da Mario Rui, ceduto dopo un anno incolore (causa infortuni) al Napoli: i giallorossi non solo ne hanno guadagnato dal punto di vista tecnico ma anche da quello economico, andando ad incassare più di 9 milioni per un calciatore mai entrato nelle grazie del pubblico (3,75 milioni per il prestito oneroso, 5,5 per il riscatto obbligato).

    LA "CONNECTION" CON DZEKO - Rispetto alla sua versione laziale, Kolarov è estremamente più disciplinato in difesa: merito anche di Guardiola, che lo ha anche riadattato come centrale sinistro di una difesa a 3. Nella notte di Stamford Bridge, il suo gol è stato lo scossone necessario per una Roma partita male nel punteggio, con il doppio vantaggio Chelsea immeritato che avrebbe potuto stendere i giallorossi. La percussione nella sgangherata retroguardia Blues, coronata dal mancino secco deviato da Christensen, ha rimesso la Roma in carreggiata. Al resto ci ha pensato il vecchio amico Dzeko: l'intesa è scintillante già dai tempi del City, Kolarov ha anche pennellato sulla testa del bosniaco l'assist del momentaneo 2-3. La Roma sogna, anche grazie a Kolarov. Tornato in Italia in silenzio, mentre le altre big dormivano. E ora fa più rumore che mai.

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