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  • Krasic-Stankovic:| 'Mi voleva all'Inter'

    Krasic-Stankovic:| 'Mi voleva all'Inter'

    Il serbo bianconero e l'amico-rivale: "Domani la sfida della mia vita. Loro favoriti, ma possiamo farcela. Stiamo diventando una squadra".
    Krasic: "Stankovic mi chiamò all'Inter, ma la storia diceva Juve"
    Da bambino, Milos Krasic pareva più un ballerino che un giocatore, per quella corsa così leggera e naturale che lo faceva scivolare via, sul prato: per questo lo chiamavano Jackson, nel senso di Michael. E pazienza se poi la prima audizione finì male, bocciato dalla Stella Rossa di Belgrado. Non smise di inseguire i sogni, a Novi Sad, poi Mosca e ora Torino. Superandoli, anche, e fabbricandone dei nuovi: «Vincere lo scudetto, con la Juve».


    Milos Krasic, com'è stato il suo primo mese italiano?
    «Fenomenale. Come l'accoglienza del club, dei compagni, della gente: tutti mi hanno dato il massimo aiuto. Ho quasi trovato casa, una villetta, e tra una decina di giorni vorrei andarci ad abitare».

    Quanto le manca sua figlia Mila, nata due settimane fa?
    «Da morire. Per fortuna la riabbraccerò ora, con la convocazione della Serbia per le qualificazioni agli Europei. Appena avrà qualche mese vorrei venisse qui a Torino».

    Per la Juve s'è tagliato lo stipendio: più dei soldi potè la Storia?
    «Quando è arrivata l'offerta, conoscevo la storia del club e la reputazione: non ho avuto dubbi».

    Dejan Stankovic, suo capitano in Nazionale e avversario domani che le aveva detto?
    «Che dovevo venire in Italia, perché il campionato è di primo livello. E che non avrei avuto problemi».

    Al tempo della scelta, pare volesse portarla all'Inter.
    (sorride). «So che anche loro erano interessati a me, e Dejan ogni tanto me lo diceva: “Dai, vieni con noi”. Però sempre con il sorriso, senza mai essere insistente. Ma da quando è arrivata l'offerta concreta della Juve, ripeto, non ho avuto alcun dubbio sulla scelta».

    Manichea, di questi tempi: sa che significa Inter-Juve?
    «L'ho già capito: come un derby, la partita del campionato. Sono davvero felice di poterla giocare».

    Mai giocato un duello così?
    «Come partita singola, certamente è la più importante, insieme alla finale di Coppa Uefa che ho fatto con il Cska Mosca».

    Loro sono i favoriti: un motivo per cui potete vincere voi?
    «Perché stiamo diventando una squadra. Credo nel gioco del collettivo e nell'organizzazione, anche se tra noi c'è sempre un singolo che può spuntare e fare la differenza».

    Quanto vi aiuterà il bel pareggio di Manchester?
    «Tanto. Abbiamo più fiducia: la strada è giusta per costruire una squadra compatta».

    Ne levi uno all'Inter.
    «Ne hanno tanti: adesso dico Eto'o. È in una forma straordinaria».

    Lei ha riportato in vita Nedved: che ne pensa del paragone?
    «Che probabilmente lo fate perché sono biondo, visto che sono ancora molto lontano dai risultati che ha ottenuto lui. E devo lavorare tanto: per una carriera come Nedved, chiunque firmerebbe».

    Vi siete mai parlati?
    «No, ma mi piacerebbe conoscerlo».

    Era un'icona dei tifosi: ora stanno adottando lei.
    «Sono felice, perchè ho sentito il loro affetto fin dalla prima partita. Penso che abbiano capito che voglio dare il massimo, ogni volta».

    Oltre ai capelli c'è la corsa: l'ha affinata per scappare dai genitori?
    (ride). «Forse l'origine è quella, e così ho sempre fatto, da quando ho iniziato a giocare».

    Quando la chiamavano Jackson: perché?
    «Jackson, come Michael. Un nomignolo che mi avevano dato quando avevo sette, otto anni: dicevano che il mio modo di giocare somigliava a uno stile di danza, a un'esibizione».

    La sua star del pallone?
    «Predrag Mijatovic. E poi mi entusiasmavano Zidane e Del Piero».

    L'avvio non fu proprio da Stella: quella Rossa, di Belgrado, la scartò.
    «Vero, ma poi feci il salto a 19 anni, andando al Cska Mosca. E ora che sono qui ho superato i sogni che avevo da bambino».
    A
    Kosovska Mitrovica, in Kosovo: terra mai dimenticata.
    «Mai. Per questo dedico i gol al mio paese e alle persone, come i miei genitori, che hanno deciso di restare là».

    Ora che è grande quali sogni le restano da acciuffare quest'anno?
    «Conoscendo la Juve, dico vincere lo scudetto e tornare in Champions: se diamo il massimo, abbiamo le qualità per riuscirci».
     


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