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L'Academy del Re e tutti i segreti del Marocco tra le prime 4 del mondo

L'Academy del Re e tutti i segreti del Marocco tra le prime 4 del mondo

  • Alessandro Di Gioia
Un miracolo sportivo non è mai soltanto un miracolo. Dietro ci sono basi solide, con radici nerborute che affondano nel retroterra culturale, istituzionale e politico di un Paese. Oggi siamo qui a raccontare una nuova impresa della nazionale di calcio del Marocco e la salutiamo come se fosse un'oasi nel deserto, un fenomeno atmosferico casuale scatenatosi da solo, improvvisamente. Ma non è assolutamente così, non può esserlo: i Leoni dell'Atlante hanno infatti raggiunto le semifinali dei Mondiali 2022 per la prima volta nella storia, diventando il primo paese arabo tra le prime 4 nazionali di calcio del mondo, dopo che mancavano da 20 anni dalla massima competizione per nazionali.

LA RIVOLUZIONE DEL 2009 - Tutto questo dopo aver disputato la miglior fase a gironi di sempre per una nazionale africana: 7 punti, primo posto in un girone che comprendeva i vicecampioni del mondo della Croazia e il Belgio, terzo classificato a Russia 2018, prima di prendersi lo scalpo della Spagna di Luis Enrique. Tutto questo dopo dopo due edizioni di Coppa d’Africa fallimentari, che hanno gettato le basi per la rivoluzione e la rinascita di un movimento sportivo che coinvolge la gran parte della popolazione. In realtà tutto parte dal 2009, anno di fondazione delle Academy del Re, gli organi preposti al reclutamento e alla crescita dei giovani talenti marocchini, in tutto il Regno e non solo. Perché dal 2014 gli osservatori della Federazione sviluppano una rete capillare per individuare i calciatori di origine marocchina eleggibili per la nazionale in tutto il mondo, soprattutto in Europa.   

L'ACCADEMIA DEL RE E LE RETI CAPILLARI DI RICERCA - Gente come En Nesyri del Siviglia, Ounahi dell'Angers e Aguerd del West Ham viene scoperta proprio così: dall'Academié Mohammed VI alla Spagna o la Francia. L'organizzazione di questo sistema di scouting efficace e produttivo è affidata a Nasser Larguet, attuale direttore tecnico dell'Arabia Saudita, in precedenza capo del settore giovanile del Marsiglia, che ha avviato con il progetto di ricerca il nuovo corso del calcio marocchino. In particolare l'accademia sopra citata è stata inaugurata dal re in persona, dopo un investimento di 13 milioni di euro, è unica in Africa ed è al livello delle migliori scuole calcio del mondo, situata nel centro di allenamento di Salé, vicino alla capitale Rabat. Il braccio destro di Larguet, Rabie Takassa, si è trasferito in Spagna per stringere rapporti con i calciatori che militano nella Liga e nei campionati inferiori e precettarli, come ad esempio accaduto con l'ex Siena Feddal: ora è il coordinatore degli osservatori marocchini in Europa e gestisce un gruppo di cinque professionisti che coprono Francia, Italia, Germania, Paesi Bassi e Belgio.

AL TOP IN AFRICA, LA COSTRUZIONE DEGLI STADI - I risultati sono tangibili: oltre alle epiche gesta di Walid Regragui e i suoi, è arrivata anche la prima storica qualificazione della nazionale femminile ai Mondiali del prossimo anno, senza contare che la squadra campione della Champions d'Africa è proprio il Wydad Athletic Club di Casablanca, allenata in precedenza dall'attuale selezionatore dei Leoni dell'Atlante. Senza contare la costruzione di 481 nuovi stadi sul territorio marocchino, per sfruttare al meglio la potenza di fuoco dei quasi 40 milioni di abitanti, che ora vanno a dormire con la maglia della nazionale e il pallone: per la prima volta dal 1976, quando 46 anni fa il Marocco vinse l'unica Coppa d'Africa della propria storia. 

@AleDigio89

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