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  • L'altra Cina: a Pavia dal sogno alla fuga. Un monito anche per Inter e Milan?

    L'altra Cina: a Pavia dal sogno alla fuga. Un monito anche per Inter e Milan?

    L'altra Cina non è più a Pavia. Mentre Inter e Milan sono in procinto di passare nelle mani di investitori cinesi, la proprietà cinese del Pavia, la prima in Italia, sta smobilitando

    DALLA 'CHAMPIONS' ALLA FUGA -  Calcioefinanza.it ripercorre le tappe del Pavia cinese. Due estati fa, dopo l’abbandono della famiglia Zanchi, la scomparsa del calcio venne scongiurata grazie al fondo cinese Pingy Shanghai Investement che aveva rilevato la società. L’avvento del presidente Zhu aveva fatto sognare i tifosi. Investimenti massicci (circa 15 milioni di euro in due anni) e promesse roboanti: "In cinque anni arriveremo in Champions League".

    Dopo due anni, la squadra è ancora in Lega Pro, e il disimpegno della proprietà sembra netto. Il rischio per Pavia è quello di dover ripartire dalle categorie dilettantistiche. Il sindaco di Pavia Massimo Depaoli ha respinto le accuse del disimpegno di Zhu (foto calcioefinanza.it) legato alla mancata costruzione del nuovo stadio: "Al Comune non è mai stato presentato un progetto concreto, ma solo ipotesi fumose. L’operazione si è arenata per gli ingenti costi che avrebbe comportato (circa 20 milioni di euro, ndr), ma non c’era alcun problema urbanistico né veti da parte nostra".

    Entro il 30 giugno dev’essere accesa la fidejussione per l’iscrizione al campionato e per il 24 giugno saldati gli stipendi (gli ultimi versati ai calciatori risalgono a febbraio). Un ritardo per il bimestre marzo ­aprile che farà partire il Pavia nella prossima stagione, in caso di iscrizione alla Lega Pro, con 2 punti di penalizzazione. I creditori sono sempre più numerosi, molti dei quali non vengono pagati addirittura da ottobre 2015. Debiti che ammonterebbero a circa 1,8 milioni di euro. Insomma — anche nel caso si disimpegnassero a partire dal 30 giugno — i cinesi devono investire almeno altri 5 milioni di euro per mantenere il Pavia in Lega Pro. Nell’ultima assemblea dei soci il presidente Zhu avrebbe garantito telefonicamente, prima di defilarsi, che completerà l’iter per l’iscrizione. 

    IERI LA CONFERENZA, CINESI ASSENTI - L'ambiente è in subbuglio e i tifosi si aspettano il peggio, nonostante la rassicurazioni date ieri, nella conferenza stampa tenuta a Casa Pavia, da Nicola Bignotti, direttore generale del Pavia, che ha parlato a fianco del dirigente Aldo Preite. Il Pavia Calcio si iscriverà regolarmente al prossimo campionato di Lega Pro. Però la proprietà ridimensione i suoi obiettivi: stop alle ambizioni di Serie B ("partiamo per mantenere la categoria"), sarà ridotto "in maniera importante" il budget e verrà sfoltita anche la rosa dei giocatori sotto contratto, che attualmente sono 26, si legge sulla Provincia Pavese. 

    Non sono intervenuti nè il presidente Xiadong Zhu (attualmente in Cina), nè il vicepresidente David Wang (in Italia, ma fuori Pavia per altri impegni di lavoro).

    "L'assemblea dei soci ha dato il suo ok all'iscrizione al campionato di Lega Pro 2016-2017 - ha spiegato Bignotti - L'ok è arrivato direttamente dal presidente Xiadong Zhu". Per iscriversi al prossimo campionato, il Pavia dovrà pagare tutti gli stipendi residui, versare la tassa di iscrizione e la fidejuissione (che è di 350mila euro): un’operazione che supera abbondantemente il milione di euro.

    Il dg ha anche illustrato la situazione finanziaria della società: "I debiti ammontano a 2 milioni e mezzo di euro. Esistono situazioni di decreti ingiuntivi avanzati da alcuni creditori, ma non ci sono pignoramenti". Per quanto riguarda la rosa, verrà sfoltita rispetto a quella attuale di 26 giocatori. "Acquisteremo solo dopo aver ceduto", ha spiegato Aldo Preite, dirigente responsabile prima squadra.

    I CINESI DI LIPPI - Intervistato dalla Gazzetta dello Sport, Marcello Lippi ha spiegato: "I cinesi? Se spendono, allora c'è un progetto. Possono togliersi ogni sfizio, ma con l'idea di guadagnarci". Già, ma se poi il guadagno non arriva? L'esperienza di Pavia, a 42 km da Milano, forse può essere utile anche Inter e Milan

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