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  • L'Arabia Saudita ci ha snobbato, ma Mancini non è Ventura: sa fare il ct

    L'Arabia Saudita ci ha snobbato, ma Mancini non è Ventura: sa fare il ct

    • Giancarlo Padovan
    Per sfuggire ogni tentazione d’enfasi, ricordiamoci che contro l’Arabia Saudita gli sparring partner eravamo noi. Che poi si sia vinto (2-1) è un buon segnale per Roberto Mancini, ma nel primo tempo, quello giocato meglio dall’Italia, i nostri avversari hanno risparmiato i titolari. Insomma ci hanno snobbato. Se per noi questa era un’amichevole importante (la prima del c.t.), per loro era solo una tappa di avvicinamento al Mondiale che noi abbiamo mancato.
    Piccola parentesi tra la confessione di Giampiero Ventura (“Mi sono dimesso dopo la Macedonia”) e la replica di Tavecchio (“Parole allucinanti: non si è mai dimesso). Uno dei due dice le bugie e questa volta, forse a sorpresa per chi mi conosce, propendo per l’allenatore, il più scarso degli ultimi sessant’anni, che a dimettersi non ci ha pensato nemmeno dopo l’eliminazione della Svezia.

    Contro l’Arabia Saudita hanno segnato Balotelli (uno che Ventura, al pari di Conte, non ha mai utilizzato) e Belotti. Non significa che Mancini abbia necessariamente ragione, ma che la sua sensibilità, o potere di coinvolgimento, sono più sviluppati del predecessore. Seppure a ritmi assai blandi (i giocatori dell’Arabia nel primo tempo camminavano), l’Italia ha mostrato anche un po’ di calcio. Per esempio nella costruzione della manovra (palla a terra, abbassamento quasi costante di Jorginho che andava a ricevere palla dai centrali, fortunatamente rari i lanci di Bonucci), nell’attività dei due esterni bassi (Zappacosta e Criscito), negli inserimenti di Florenzi e Pellegrini (fino a quando sono rimasti in campo). Italia con il 4-3-3 con Donnarumma in porta, Bonucci e Romagnoli centrali, Florenzi e Pellegrini ai lati di Jorginho, il tridente composto da Politano, Balotelli e Insigne davanti. Gioco abbastanza fluido e occasioni che sono fioccate fin da subito (Balotelli e Florenzi), una clamorosa traversa di Criscito al 40’, ma dell’Arabia Saudita erano in campo i rincalzi.   

    ​Balotelli ha segnato a metà primo tempo (21’) e onestamente si deve ammettere che è stata un’azione personale: un dribbling al limite, il tempo rubato all’avversario e una conclusione di destro giusta nell’angolo. Poco più avanti, Mario ha sentito qualcosa tirare alla coscia (niente di serio), ma non è stato più lo stesso (meno velocità, ridotta esplosività). Belotti, che ne ha preso il posto al 56’, ha segnato dodici minuti dopo su angolo di Bonaventura (subentrato a Florenzi): primo colpo di testa respinto, colpo di interno piede sulla ribattuta. L’Italia si è smarrita negli ultimi venti minuti. Con gli errori difensivi dei due esterni bassi (Zappacosta e Criscito) che fino ad allora erano stati tra i migliori. Prima il giocatore del Chelsea ha perso palla a metà campo consentendo la fuga di Al-Shehri (è scattato, forse in fuorigioco, senza controllo di alcuno e dribblando anche Donnarumma) per il gol dell’1-2. Poi, uno sventato retropassaggio di testa di Criscito, ha dato la possibilità ad Al-Muwallad di colpire in piena area a colpo sicuro. E’ stato Donnarumma, di piede, a salvare un gol fatto.

    Non sarebbe stato un pareggio equo (l’Italia aveva sprecato prima, con Pellegrini, e dopo, con Cristante che ne ha preso il posto), ma il punto è un altro: troppi gli errori in fase di costruzione o disimpegno, molta la stanchezza (la probabile causa), eccessiva la lunghezza della squadra (smarrite le equidistanze).
    Mancini, come Conte, ha cominciato bene, ma sa che il lavoro è tanto e la qualità non eccelsa. Tuttavia, come dico spesso, saremmo dovuti essere meglio della Svezia e non rimanere esclusi dal Mondiale. Qualche giovane su cui puntare tanto c’é (penso a Federico Chiesa, apparso nel finale, e a Bernardeschi, escluso da un infortunio) e nomino due esterni perché nel 4-3-3 sono forse le vere fonti del gioco alternativo. Intanto serve pazienza. Ricostruire sarà lungo e difficile. Ma Mancini è quello che Ventura non sarebbe mai stato: un allenatore che sa fare il c.t. 

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