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L'Atalanta è terza e nessuno la scalzerà: è la Champions del gioco. Milano piange, la Juve si commuove

L'Atalanta è terza e nessuno la scalzerà: è la Champions del gioco. Milano piange, la Juve si commuove

  • Giancarlo Padovan
    Giancarlo Padovan
Prima certezza: l’Atalanta è terza, finirà terza e andrà in Champions in carrozza battendo domenica il Sassuolo.

Seconda certezza: una delle due milanesi starà fuori e sarà pianto stridor di denti.


Lacrime anche a Torino, ma di gioia e di commozione. Allegri, almeno durante la partita le ha trattenute meglio che nella conferenza stampa di sabato. Andrea Barzagli, invece, non ce l’ha fatta. Quando al 61’ è stata chiamata la sua sostituzione con Mandzukic, prima ha stretto i denti, poi si è sciolto, mentre a uno a uno i compagni lo soffocavano in un abbraccio protettivo. 

Pallone, pioggia e sentimento nello Stadium bianconero. Ma l’Atalanta non voleva, doveva e poteva fare da comprimario. Così, come sempre le capita, ha fatto la partita, sfiorato un paio di gol, segnato uno con Ilicic, attaccato spesso con i centrocampisti a sostegno delle due punte e mezzo (Gomez più Ilicic e Zapata) che Gasperini ama schierare.

Non sono il solo, meno che mai il primo, a sostenere che l’Atalanta gioca il calcio migliore d’Italia.  Non sono l’unico che dica quanto sappia coniugare lo spettacolo con i risultati. Il terzo posto e la qualificazione in Champions sono due grandissimi obiettivi raggiunti, ma la Coppa Italia resta un dolore difficilmente risarcibile. L’Atalanta avrebbe meritato anche quella, soprattutto se l’arbitro Banti fosse andato a rivedere il tocco di mano di Bastos, meritevole del rigore e, soprattutto, del secondo giallo che avrebbe consentito ai bergamaschi di giocare con un uomo in più per 70 minuti.

Evidentemente Gasperini non ha fortuna né con il Var, né con gli arbitri. Rocchi, per esempio, pur invitato alla revisione, per un tocco netto di Alex Sandro, su calcio d’angolo deviato leggermente da Masiello, ha negato un rigore parso lapalissiano. Per fortuna, questa volta, il danno è stato limitato. L’Atalanta è andata in vantaggio comunque al 33’ sfruttando un calcio d’angolo: Pjanic si è perduto Ilicic, situato all’altezza del secondo palo, e lo sloveno ha messo comodamente nel sacco il suo dodicesimo gol, centesimo dell’Atalanta fra coppe e campionato.

La Juve è stata in partita per modo di dire. E se è vero che Allegri ha schierato una squadra competitiva nonostante la presenza di Barzagli, quest’anno più riserva che titolare, è altrettanto vero che la testa stava altrove. Forse alla festa che c’è stata dopo, forse ad Allegri che se ne va e tutti si chiedono con chi sarà sostituito. 

Ronaldo e Dybala, schierati di punta con Cuadrado a sostegno sulla fascia destra, o hanno sbagliato troppo (il portoghese) o hanno prodotto poco (l’argentino). Ronaldo ha spedito un pallone in curva dall’altezza dell’area del portiere dopo appena un minuto e servito un assist involontario a Zapata che ha generato un’azione pericolosissima del colombiano. Dybala, pur riavvicinato alla porta avversaria, ha confermato che questa è stata una stagione del tutto insufficiente e che la sua cessione, magari per prendere Chiesa, è tutt’altro che improbabile, nonostante la dipartita di Allegri.

L’Atalanta non gioca solo bene con la palla in movimento, ma anche quando rinvia il portiere (rilancio preciso su Ilicic o Zapata), quando batte una rimessa in gioco (schema), quando calcia un angolo (idem). Non credo sia un caso che contro i nerazzurri la Juve sia sprofondata in Coppa Italia (3-0), abbia dovuto precettare Ronaldo dalla panchina per raggiungere il pari (2-2) nella gara d’andata, sia stata costretta a giocare con quattro punte (Ronaldo, Dybala, Bernardeschi e Mandzukic) per non sfigurare nell’ultima gara interna della stagione. 

Il gol dell’1-1 l’ha segnato Mandzukic, con una mezza prodezza acrobatica e balistica, su cross di Cuadrado, retrocesso a terzino con l’uscita di Alex Sandro. Allegri si è divertito a mettere attaccanti. Per fare posto a Mandzukic ha abbassato Emre Can a centrale di difesa accanto a Bonucci. Poi, quando è entrato Kean per Matuidi, Bernardeschi (espulso al 90’ per un brutto fallo sul neo entrato Barrow) è passato a fare la mezzala accanto a Pjanic in un 4-2-4 mai visto prima in casa Juve.
 
L’allenatore (in uscita) dei bianconeri ha battibeccato più volte con Gasperini, reo di lamentarsi delle entrate degli avversari. Probabile che ad Allegri sia saltata la mosca al naso e che, all’improvviso, gli sia venuta voglia di fargli perdere partita e Champions. Ma l’Atalanta di oggi, a parte quelle della Var, non teme l’imboscata di chicchessia. Vale l’Europa delle grandi. Come fece  l’Udinese di Zaccheroni, Spalletti e Guidolin. 


IL TABELLINO

Juventus-Atalanta 1-1

Marcatori
: p.t. 33' Ilicic (A); s.t. 36' Mandzukic (J)

Assist: p.t. 33' Masiello (A); s.t. 36' Cuadrado (J)

Juventus (4-3-3): Szczesny; Cancelo, Barzagli (16' s.t. Mandzukic), Bonucci, Alex Sandro (1' s.t. Bernardeschi); Emre Can, Pjanic, Matuidi; Cuadrado, Ronaldo, Dybala. A disp. Pinsoglio, Del Favero, De Sciglio, Chiellini, Caceres, Kean, Rugani, Bentancur, Spinazzola, Nicolussi Caviglia. All. Allegri.

Atalanta (3-4-1-2): Gollini; Hateboer, Djimsiti, Masiello; Castagne, De Roon, Freuler, Gosens (16' s.t. Mancini); Gomez (29' s.t. Pasalic); Ilicic (33' s.t. Barrow), Zapata. A disp. Berisha, Rossi, Reca, Pessina, Ibanez, Pasalic. All. Gasperini.

Arbitro: Rocchi di Firenze.
V.A.R.: Irrati di Pistoia.
Espulso: s.t. 46' Bernardeschi (J).
Ammoniti: p.t. 14' Alex Sandro (J), 28' Hateboer (A), 45' Ronaldo (J); s.t. 25' Matuidi (J).

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