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  • Il termine equivoco di Buffon e la sudditanza psicologica verso la Juve
Il termine equivoco di Buffon e la sudditanza psicologica verso la Juve

Il termine equivoco di Buffon e la sudditanza psicologica verso la Juve

  • Giancarlo Padovan
Il punto non è se le ha dette, ma cosa volesse dire. Gigi Buffon, dopo il successo sul Napoli, ha parlato allo spogliatoio e il soliloquio, ricostruito da  “La Gazzetta dello Sport”, ha provocato la smentita della Juve. Tuttavia se anche le parole non fossero esattamente quelle pronunciate dal capitano, un concetto va chiarito: quali sono le squadre che in Italia, al cospetto della Juve, “si scansano”? Perché lo fanno? E, restando all’attualità, il Napoli (che non mi pare si sia scansato), è meno forte del Lione?

Nel suo discorso ai compagni, per molti aspetti simile a quello di un anno fa dopo la sconfitta con il Sassuolo, Gigi voleva certamente fare un confronto tra il campionato di serie A e la Champions League, sottolineando la differenza di valori e di contenuto dei due tornei. Forse ha impiegato le parole sbagliate, forse voleva dire - come sottolinea la Gazzetta nel suo comunicato di replica alla Juventus - che il verbo “scansarsi era usato esclusivamente per fare riferimento alla scarsa convinzione di vittoria da parte di altre squadre quando queste affrontrano la Juve, a causa di una superiorità dei bianconeri che spesso viene inconsciamente riconosciuta dagli avversari”.  Fatto sta che, intorno alla provocazione lanciata dal portiere, molti si stanno accapigliando. Taluni, in forza di un’intransigenza calvinista, invocano addirittura l’intervento dell’ufficio indagini della Federcalcio, come se chi lo dirige avesse la capacità di sviluppare l’esegesi delle parole di Buffon.
 Altri, più opportunamente, ricordano che, proprio di recente, l’allenatore della Sampdoria, Marco Giampaolo, aveva ammesso di non essere stato competitivo di proposito, evitando di schierare  quattro titolari nella partita contro la Juve. Il suo intento era di preservare l’integrità fisica e la brillantezza atetica di costoro, visto che in sette giorni avrebbero affrontato tre partite (due nei due week end e una nel turno infrasettimale).

Ora, la considerazione che contro questa Juve sia “impossibile” vincere, è mutuata da alcuni campionati stranieri, dove lo strapotere delle grandi è tale da non risultare contrastabile. Qualche anno fa, una polemica del genere affiorò anche in LIga. Alcune compagini medio-piccole preferivano far riposare qualche titolare quando affrontavano Barcellona e Real Madrid. Tuttavia le norme federali italiane, di cui tutti si fanno beffe, imporrebbero di schierare sempre la miglior formazione possibile. Si tratta, purtroppo, di un principio generale, riconducibile alla lealtà sportiva, perché è impossibile per chiunque stabilire quale sia la migliore formazione che un allenatore può allineare. Dipende dall’atteggiamento, dalla tattica e della strategia. A Sacchi e Ancelotti - cito due tecnici di grandi capacità, l’uno il maestro dell’altro, entrambi al di sopra di ogni sospetto - capitò di rinunciare a Roberto Baggio e a Zola, nonostante stessero benissimo e fossero di gran lunga migliori degli uomini mandati in campo. Non per questo qualcuno rimproverò loro, o altri, di essersi consegnati all’avversario.

La mia opinione è che Buffon abbia usato un termine equivoco. Ma che, in buona sostanza, ci abbia azzeccato. Alcune squadre hanno una sudditanza psicologica verso la Juve e finiscono per non giocare la loro partita. Ma si tratta di un limite tecnico ed agonistico, non etico. Al contrario, ci sono squadre che, pur essendo inferiori, la battono (Inter e MIlan) e altre, come il Napoli, migliori nel gioco, non nella fase realizzativa. Ecco, il Napoli non si è affatto scansato. Piuttosto è stato contenuto dai suoi limiti.  Quanto alla Juve, è colpa della squadra e del suo allenatore se non colgono la differenza di mentalità che esiste tra la serie A e la Champions. Il Lione non è superiore al Napoli, anzi. Ma non va affrontato pensando di poter vincere giocando bene a sprazzi o per un arco di tempo limitatissimo. Nelle coppe - vale anche per l’Europa League - tutti danno tutto e le rendite di posizione non sono ammesse.  

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