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  • La fine dell'era Sabatini: nessuna vittoria
La fine dell'era Sabatini: nessuna vittoria

La fine dell'era Sabatini: nessuna vittoria

  • Francesca Schito
E' la fine di un'era. L'era delle conferenze stampa fiume, delle dichiarazioni a effetto, delle sigarette che annebbiano la sala stampa di Trigoria - "Posso chiedervi una deroga? Io devo fumare due, tre sigarette, altrimenti perdo la concentrazione e non sarò efficace nelle risposte. Ditemi di sì, fragorosamente", disse nel giorno del suo insediamento ai giornalisti - e delle plusvalenze. Dei "dubbi potenti", del "calcio arrogante", del "Totti è come il sole sui tetti di Roma". Ma è anche un'era quinquennale che ha portato tante polemiche sulla gestione del calciomercato e, cosa più importante, nessun trofeo. Walter Sabatini annuncia il suo addio alla Roma alla vigilia di una sfida cruciale per il terzo posto, attirandosi le critiche di Luciano Spalletti - "Walter ha sbagliato ad annunciare l'addio. Non è un modo di ragionare corretto. Così si disperdono le energie" - e ribadendo che sarà comunque lui a gestire il prossimo mercato della Roma. "Perché il mercato si fa ora, non a agosto". Ma qual è l'eredità di uno dei direttori sportivi più discussi della storia romanista?

IL PATRIMONIO - "Pallotta non lo farà mai andar via", si diceva. Troppe plusvalenze per perdere uno così. Da Marquinhos a Benatia, da Lamela a Dodò, passando addirittura per Bradley e Gervinho. Sabatini, in sostanza, compra benino e vende come nessuno. Anche quando deve cedere qualcuno che mai avrebbe preso (Gervinho, per l'appunto). In questi anni, la Roma ha saputo realizzare delle plusvalenze incredibili. Altre ne arriveranno in estate, perché l'idea di calcio di Luciano Spalletti non sembra particolarmente vicina a quella di Sabatini. Si possono sacrificare i giovani per arrivare a giocatori già pronti. Sanabria, su tutti, sembra essere il pezzo pregiato: il paraguaiano, che nella Roma Primavera era passato quasi da fantasma - quanta fatica nella scorsa Youth League - pur con un brevissimo intermezzo in prima squadra, è esploso in prestito allo Sporting Gijon ed è nel mirino di Atletico e Real Madrid. Per meno di 22 milioni non partirà. Umar Sadiq, devastante agli ordini di De Rossi e capace di rispondere presente anche alle chiamate di Rudi Garcia, piace in Germania (Borussia Dortmund) e in Inghilterra (Arsenal). La Roma, che deve riscattarlo a una cifra già fissata dallo Spezia, avrebbe già rifiutato offerte intorno ai 13 milioni di euro. E poi i tanti ragazzi in giro per l'Italia: l'altro sacrificabile potrebbe essere Leandro Paredes, regista oggi all'Empoli, domani chissà. Con Alisson già bloccato per giugno, i giallorossi potrebbero pensare di cedere anche Lukasz Skorupski. Come nella scorsa estate, insomma: fare il mercato con le cessioni di elementi che non hanno nemmeno trascorso l'ultimo anno a Trigoria. Toccò a Bertolacci e Romagnoli "finanziare" la campagna acquisti - anche se oggi Pallotta sventola il desiderio di una Roma più italiana - dopo essere rientrati da Genova. 

RISULTATI PASSATI E FUTURI - Ma nella valutazione del quinquennio sabatiniano, pesa enormemente lo zero alla voce trofei, probabilmente figlio anche della sua tendenza a montare, smontare e rimontare il giocattolo, estate dopo estate ma anche inverno dopo inverno. Le ultime due campagne trasferimenti di gennaio hanno indirizzato prima in negativo - Doumbia, Spolli, Ibarbo - e poi in positivo - El Shaarawy, Perotti, Zukanovic - le stagioni giallorosse, e non può essere un caso. Sabatini lascerà una base di mercato già pronta al suo successore (Carli? Sicuramente supportato da Alex Zecca, il vero braccio destro di James Pallotta), anche se spicca la necessità di un intervento massiccio sul reparto difensivo. Rudiger e Digne sono in prestito, per il doppio riscatto la Roma rischia di spendere una cifra vicina ai 30 milioni e al momento l'impressione è che il francese sia sacrificabile, mentre il tedesco è vicino al riscatto. Servirà quindi un terzino sinistro titolare, il tutto continuando a ritenere Florenzi il titolare della fascia destra. Ma con Maicon in uscita, Castan sempre più oggetto misterioso così come Gyomber e Torosidis che sembra pronto a partire, bisognerà necessariamente rimpolpare anche il parco riserve: un terzino destro e almeno due centrali, oltre a Rudiger. E a Nura, che sarà aggregato alla prima squadra e che potrebbe diventare la rivelazione della prossima stagione. Chiunque sarà il sostituto di Sabatini, sicuramente avrà un impatto minore sul pubblico e sulla stampa: l'uomo schivo che aveva costruito Lazio e Palermo, a Trigoria si è trasformato in un personaggio presente. Quasi un'ombra, che spiava la squadra dal tetto del Fulvio Bernardini - "Mi piace tanto il tetto. Butto lo sguardo di sotto, controllo tutto quello che c’è da controllare. Quando torno sotto mi sembra di aver visto tutto, naturalmente non è così: mi illudo di aver visto tutto" - e che ha resistito anche alla tentazione dell'addio dopo lo sciagurato 26 maggio 2013, la Coppa Italia persa contro i rivali storici. "Ho dovuto cambiare alcuni miei pensieri circa la maniera in cui costruire una squadra", disse dopo quell'estate. Aveva improntato una campagna acquisti "a modo suo", con i vari Rafael e Wallace pronti a sbarcare nella Città Eterna. Arrivarono De Sanctis, Maicon, Benatia, Strootman: l'ossatura della prima Roma di Rudi Garcia. Ha fronteggiato le critiche sulle commissioni eccessive, emerse prepotentemente alla scoperta degli oltre 3 milioni versati al procuratore di Radonjic, ragazzo poi sparito nel nulla: "Troppe commissioni? Sono cazz..., io qua porto giocatori, io faccio saldi attivi di mercato da quattro-cinque anni qui a Roma e pago quante commissioni voglio se ritengo di poterle pagare, perché vale la pena pagarle". E' stato amato e odiato, ha diviso il pubblico che ne analizza l'operato, non ha vinto. Il suo non è comunque un addio banale. E' la fine di un'era.

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