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  • L'Europeo non ha fatto bene ai due Eder: è una stagione da dimenticare

    L'Europeo non ha fatto bene ai due Eder: è una stagione da dimenticare

    • Antonello Mastronardi
    Sarà che i più maturi hanno ancora nella testa il primo Eder, sinistro rovente del Brasile '82 che solo Zoff e Gentile seppero arginare. Senza voler essere ingenerosi, gli Eder dei giorni nostri viaggiano su lunghezze d'onda abbastanza diverse e, probabilmente anche per questa ragione, il loro nome non è più associato al concetto di fenomeno. Eppure, l'estate scorsa, l'Eder azzurro e l'Eder portoghese si erano resi illustri protagonisti di una competizione internazionale proprio come fece l'asso brasiliano nel dolce Mundial di Spagna; poi, finita la rassegna continentale, i due omonimi attraversano un simile momento di magra, che li porta dritti nell'occhio del ciclone nei rispettivi paesi di competenza. 

    MALINCONIA NERAZZURRA - L'attaccante nerazzurro, al centro di polemiche e risolini per la sua convocazione, è uscito da Euro 2016 con un'immagine indubbiamente migliorata, grazie a una serie di prestazioni tutta corsa, lotta e sacrificio e al bel gol segnato alla Svezia. Oggi, però, Eder è tornato malinconico, immalinconendo a sua volta i tifosi nerazzurri: in questa stagione, l'italo-brasiliano ha anche potuto godere della totale fiducia di de Boer, che aveva visto in lui l'esterno più congeniale alle sue esigenze, visto il ritmo elevato e le spiccati doti in copertura. Proprio per questo, non è errato affermare che l'Eder di questo campionato risulta anche più deludente di quello intravisto nell'ultimo scampolo della scorsa stagione: arrivato a gennaio 2016 su richiesta di Mancini, l'ex Samp godeva infatti di tutte le attenuanti dovute a un giocatore poco considerato e appena sbarcato in una nuova realtà; la splendida punizione messa a segno quest'anno con l'Atalanta, invece, non basta a giustificare il rendimento attuale di Eder,che finora non è riuscito a imporsi neanche con un minutaggio più elevato e una maggiore aderenza all'ambiente interista.

    L'UOMO DELLA STORIA - Cosa dire, poi, dell'Ederzito portoghese? Il lungagnone classe '87 segna il gol che annienta la Francia nella finale di Parigi e diventa l'uomo della storia lusitana. La sua vicenda è se possibile ancor più radicalmente bipolare rispetto a quella dell'interista: durante la sua carriera, Ederzito è stato continuamente oggetto di derisione: in Portogallo, tra Academica Coimbra e Braga, non è mai davvero esploso; la successiva esperienza con lo Swansea è da considerarsi assolutamente fallimentare, e solo sei mesi di buon livello con Lille gli hanno consentito di diventare una leggenda nazionale in quel di Parigi. Dopo la notte del 10 luglio, Eder ha dovuto ancora giocare in Francia, ahilui: i transalpini, offesi da quel gol e divertiti dalle sue movenze non proprio leggiadre, hanno iniziato a prenderlo di mira ovunque egli calcasse un campo di calcio: 3 reti in 15 gare di Ligue 1 costituiscono un bottino assai scarno, e così l'Eder versione estiva pare essersi defintivamente perduto. Eppure, a ben guardare, anche il grande Éder di Spagna '82 andò in calando in seguito alla rassegna iridata: dopo aver vinto un paio di campionati con l'Atletico Mineiro negli anni successivi, il brasiliano iniziò un lungo peregrinare che lo portò anche in Turchia, al Fenerbahçe, ma non ritrovò mai più l'antico smalto. Gli Eder di oggi hanno ancora qualche anno per smentire questa coincidenza, ma il caso è singolare: belli solo d'estate, questi ​Eder.

     

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