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L'incredibile storia di un barese in Russia per il calcioscommesse

L'incredibile storia di un barese in Russia per il calcioscommesse

 

Nei giorni in cui le notizie di cronaca giudiziaria si succedono e si aprono nuovi filoni di inchiesta anche all’estero (come quello sul conto svizzero, a Berna), il calcioscommesse diventa arte. L’idea è di Francesco Attolini, tra i principali artisti emergenti italiani (nel 2011 ha partecipato sia alla Biennale di Venezia e che a quella di Mosca). 38enne, emigrato a San Pietroburgo ma originario di Bari – una delle capitali di ‘Scommessopoli’ –, Attolini ha preso spunto dallo scandalo che ha travolto il calcio italiano nelle ultime due stagioni per dar vita ad una mostra artistica.
 
“Anche se adesso sono lontano, resto molto legato alla mia città di origine, e credo che un artista debba prendere spunto innanzitutto da ciò che costituisce il suo mondo”, ha spiegato a ilfattoquotidiano.it. “Per me arte non è realizzare un quadro da mettere in casa per abbellire una parete: il ruolo dell’artista nella società è quello di proporre riflessioni sulle vicende contemporanee. E per quanto si tratti pur sempre solo di calcio, quello che hanno fatto i giocatori del Bari (e tanti altri) è molto grave”.
 
Così nasce Last Bet United. Una mostra sul calcio ‘malato’, poliedrica e multimediale, perché “nel terzo millennio l’artista deve trovare forme sempre diverse e futuribili per esprimersi”. Si parte da un video, dedicato alla madre di tutte le partite truccate, il Bari-Lecce del 15 maggio 2011 che Andrea Masiello ha confessato di aver venduto: di quel derby Attolini realizza un montaggio unico nel suo genere, illumina di nuova luce gli eventi salienti della partita attraverso il suo occhio d’artista. Così come un particolare Subbuteo realizzato a mano (Gol!!! 300mila euro è il titolo scelto dall’autore) riproduce l’azione dell’autogol con cui Masiello regalò al Lecce la vittoria.
 
Ma la rivisitazione di Attolini non si ferma solo a quella partita. Last Bet United è una vera e propria squadra, con in rosa gente del calibro di Cristiano Doni e Beppe Signori, Alessandro Parisi e Stefano Mauri (che secondo le ultime indiscrezioni sarebbe il titolare del conto svizzero sospetto). L’artista, per l’occasione, gli ha regalato anche una maglia, a strisce bianconere: ma non verticali, come quelle di Juventus o Udinese; bensì orizzontali, da carcerati. E’ possibile collezionarli in un album, come le famose figurine (ma stavolta firmate ovviamente Attolini e non Panini). E persino giocarci in un calciobalilla, anche questo rigorosamente realizzato a mano.
 
Senza prendersi troppo sul serio, lo spirito documentario si fonde con l’ironia. “La genesi dei pezzi è chiaramente giocosa” ha spiegato Attolini: “La mia non è una soluzione legale e tantomeno moralistica, non voglio esprimere giudizi”. Alle sentenze, del resto, ci hanno pensato e ci penseranno i tribunali. “Io mi prendo gioco di loro, lavoro sulla base dei loro errori. La mia è una riflessione. Per sdrammatizzare, ma anche e soprattutto per non dimenticare. Troppo spesso succede, specie in Italia, che dopo qualche anno ci dimentichiamo di vicende anche pesanti, cancellando la storia. Fra tre, cinque, dieci anni giornalisti e tifosi guarderanno le mie opere e si ricorderanno di ciò che è stato. Almeno questa è la mia speranza”.
 
Dopo essere stata esposta in anteprima a San Pietroburgo, la mostra adesso è a Bari e nei prossimi tempi farà tappa a Milano. Quindi sarà una delle esposizioni permanenti del Museo della Mafia (diretto da Vittorio Sgarbi, attualmente in cerca di una sede): la sua collocazione più naturale, viste le prove sempre più evidenti del coinvolgimento della criminalità organizzata nei traffici del calcioscommesse.
 
In totale, per ora, i pezzi da collezione sono circa un centinaio. Ma sono destinati ad aumentare: “L’esposizione non è finita: ho in mente altre idee, come ad esempio quella di realizzare un videogame (anche se non è facile per le questioni legate al copyright)” ha rivelato Attolini. La sua opera è in continua evoluzione, insomma. Ma, del resto, lo è anche l’indagine su Scommessopoli.

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