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  • L'Inter domina, rischia la beffa ma torna a +11 con le mosse di Conte: così si vincono gli scudetti

    L'Inter domina, rischia la beffa ma torna a +11 con le mosse di Conte: così si vincono gli scudetti

    • Alberto Cerruti
      Alberto Cerruti
    La prova dell’undici riesce alla perfezione. Perché undici, dopo questo 1-0 sul Cagliari, sono le vittorie consecutive dell’Inter. Undici sono i punti di vantaggio sul Milan. E soprattutto undici sono gli anni passati dall’ultimo scudetto dei nerazzurri, che tra poche settimane sarà il penultimo. A poco serve, quindi, sottolineare che l’Inter fatica troppo prima di esultare, perché non è un caso che questa sia la sesta vittoria consecutiva con appena un gol di scarto. Gli scudetti si vincono così e nessuno può sollevare dubbi sul primati della squadra di Conte in generale e sul merito di quest’ultimo successo in particolare. Il punteggio, infatti, è fin troppo stretto perché l’Inter ha dominato la partita e soltanto le grandi parate dell’esordiente Vicario hanno rinviato la resa del Cagliari, svegliatosi troppo tardi per riequilibrare la partita e per sperare nella salvezza, visto che adesso i punti che lo separano dal Torino (tra l’altro con una gara in meno) sono cinque.

    BENTORNATO SENSI - Conte lascia inizialmente in panchina Hakimi e Lautaro, rilevati da Darmian e Sanchez, ma soprattutto ripresenta Sensi, che non partiva titolare dal 20 settembre contro il Benevento, al posto dello squalificato Barella. E proprio Sensi, rilanciato in nazionale da Mancini, appare subito il più vivace alla sinistra del centrale Brozovic in linea con Eriksen sul centro destra, tra i due esterni Darmian e Young. Fermo restando il titolarissimo e intoccabile Lukaku davanti, la difesa a tre è la solita con De Vrji tra Skriniar e Bastoni a protezione del capitano Handanovic. Nessuno, però, deve fare gli straordinari perché l’Inter gioca quasi sempre nella metà del Cagliari che si presenta con lo stesso 3—5-2 dei nerazzurri, con la chiara intenzione di non concedere gli spazi per il contropiede di Lukaku e compagni.

    VICARIO DI LUSSO - In spazi stretti l’ex Godin dirige il reparto arretrato con calma ed esperienza tra Rugani e Carboni, con il prezioso aiuto dei centrocampisti che si abbassano, perché i due esterni Zappa e Nandez e con loro i tre centrali Marin, Nainggolan e Duncan si preoccupano più di difendere che di impostare per smarcare le due punte Joao Pedro e Pavoletti. E così l’Inter ci prova soprattutto da fuori area, esaltando i riflessi di Guglielmo Vicario, 24 anni, all’esordio in serie A, per l’assenza di Cragno bloccato dal Covid. Il nuovo portiere del Cagliari vola una prima volta per alzare il gran destro di Eriksen, smarcato da Sensi, poi blocca con sicurezza una conclusione di Sanchez.

    CAMBIO DI FASCIA - La pressione nerazzurra produce soltanto il classico fumo senza la minima traccia di arrosto e così, come spesso accade nel calcio, l’Inter rischia la beffa quando Nainggolan prova a battere con un gran tiro da fuori area Handanovic, che però non si fa sorprendere. E’ un campanello d’allarme che Conte non sottovaluta, perché subito dopo inverte la posizione di Sensi ed Eriksen, fermo restando Brozovic nel ruolo di regista centrale. Il tentativo è quello di migliorare il gioco sulle fasce perché Darmian e soprattutto Young faticano a liberarsi per il cross, anche se nel finale del tempo proprio Darmian si libera per il tiro, deviato ancora da un grande intervento di Vicario.

    QUANTE OCCASIONI - Conte si affida agli stessi uomini all’inizio della ripresa, chiedendo e ottenendo però un ritmo più intenso. Non a caso si moltiplicano le occasioni da gol per l’Inter, ma Sensi e soprattutto Eriksen devono ancora fare i conti con la grande giornata di Vicario che non fa rimpiangere il titolare Cragno. E quando Vicario sembra battuto, è la traversa a respingere il colpo di testa di De Vrji. 

    IL BACIO DI CONTE - Sembra la classica partita stregata, ma non è così perché i cambi di Conte si rivelano decisivi. Hakimi e Lautaro entrano al posto di Young e Sanchez, con Darmian che si sposta a sinistra e guarda caso proprio lui firma il gol che sblocca lo 0-0. L’azione è splendida perché Hakimi vola sulla destra e crossa al centro dove Lukaku con un tocco vellutato libera Darmian che arriva in corsa e batte finalmente Vicario. E’ un gol bellissimo e importantissimo che fa scattare Conte dalla panchina, facendolo entrare nella storia di questo straordinario campionato dell’Inter per il bacio di ringraziamento che stampa sulla guancia di Hakimi. 

    BRIVIDI FINALI - Ritrovata la calma, Conte decide di risparmiare Sensi ed Eriksen, che hanno speso più degli altri, inserendo Gagliardini e Vecino. Poco dopo esce anche Darmian e si rivede D’Ambrosio, ma queste mosse hanno l’involontario effetto di illudere l’Inter, perché improvvisamente si sveglia il Cagliari. Handanovic deve uscire su Pavoletti che mette per la prima volta in difficoltà tutta la difesa. Poi ci provano Nainggolan e l’ultimo arrivato Cerri, ma gli assalti tardivi del Cagliari servono soltanto per fare apprezzare di più il successo finale dell’Inter. Perché quei pugni chiusi di Conte alla fine stringono una fetta sempre più grossa di scudetto. 

    :(actionzone)

    IL TABELLINO:

    Inter-Cagliari 1-0

    Gol:
    77’ Darmian

    Assist: 77’ Hakimi

    Inter: Handanovic; Skriniar, de Vrij, Bastoni; Darmian (dal 39’ s.t. D’Ambrosio), Eriksen (dal 36’ s.t. Gagliardini), Brozovic, Sensi (dal 36’ s.t. Vecino), Young (dal 25’ s.t. Hakimi); Lukaku, Sanchez (dal 25’ s.t. Lautaro).

    Cagliari: Vicario; Rugani, Godin, Carboni; Zappa (dal 45’ s.t. Cerri), Marin, Nainggolan, Duncan (dal 22’ s.t. Asamoah), Nandez; Pavoletti (dal 45’ s.t. Pereiro), Joao Pedro.

    Ammoniti: Brozovic (I), Nainggolan (I)

    Espulsi:

    Arbitro: Luca Pairetto (della Sezione di Torino)

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