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  • L'Inter e Giorgio Gaber: oggi no, domani forse, dopodomani sicuramente

    L'Inter e Giorgio Gaber: oggi no, domani forse, dopodomani sicuramente

    Riprendiamo e pubblichiamo un pezzo di Andrea Sorrentino per La Repubblica: 

    Il rilancio dell’Inter comincia a somigliare sinistramente alla rivoluzione di Giorgio Gaber: oggi no, domani forse, dopodomani sicuramente. Qualcuno era ed è comunista, e magari ancora interista, ma intanto il micidiale mese di marzo in cui è incappato Mancini, con due pareggi (in affannosa rimonta contro Napoli e Cesena) e tre sconfitte, ha decretato che anche questa stagione si chiuderà in passivo, e in estate si comincerà da capo.
     
    Oggi le rondini arrivano sotto il tetto, ma all’Inter già fuori dalle coppe non rimangono che le ultime 11 partite per salvare quel che resta di una stagione più deludente di un anno fa, quando arrivò un quinto posto.

    Così ieri i giocatori sono stati tenuti a rapporto, con una certa durezza, da Mancini e dai dirigenti Fassone e Ausilio, dopo che lo stesso Thohir aveva recapitato un messaggio diretto: «D’ora in poi basta distrazioni, si deve chiudere la stagione nel modo migliore», e vincere più partite possibili.
     
    Nonostante l’entusiasmo per l’arrivo di Mancini e un mercato invernale quasi fastoso, la squadra ha faticato lo stesso (in 24 partite col Mancio 8 vittorie, 8 pari e 8 sconfitte, 31 gol incassati): il club è assai deluso dal rendimento dei singoli, e ha sospeso a data da destinarsi ogni colloquio sui rinnovi contrattuali, in attesa di risposte sul campo. Quanto a Mancini, il mistero è chiuso in lui: se gli arrivassero offerte irrinunciabili da un grande club non italiano, rimarrebbe all’Inter? Interessante domanda, ma per la risposta dobbiamo attendere.
     
    Nel frattempo si rincorre l’utopia del quinto posto, impossibile a meno che davanti non svengano tutti, o la terribile sesta piazza, che imporrebbe vacanze brevi, ripresa dei lavori entro fine giugno, tournée in Asia più veloce di quanto il club vorrebbe e il preliminare di Europa League del 30 luglio, senza contare che si conosce il destino delle squadre che iniziano così presto: in inverno hanno le gambe in croce e rischiano grosso.
     
    A questo punto per certi aspetti sarebbe meglio evitarla, la qualificazione all’Europa League. Oltre ai vantaggi tecnici (Mancini potrebbe lavorare tranquillo alla prossima «squadra da scudetto», con Toulalan e il sogno Yaya Tourè), ci sarebbero quelli economici, anche se non giocare le coppe sottrae risorse dalle sponsorizzazioni.

    La mannaia del Fair Play Finanziario colpisce solo chi gioca in Europa: l’imminente multa (intorno ai 10 milioni) si versa a rate nei primi tre anni di partecipazione alle coppe, e le sanzioni accessorie (come la diminuzione della rosa) riguardano solo le competizioni internazionali.
     
    Ma intanto i conti del club continuano a languire (eufemismo). Finora non c’è traccia del rilancio dei ricavi, sia per i risultati sportivi deludenti, sia perché dai misteriosi e impenetrabili nuovi boss del marketing, nonostante i prestigiosi curriculum, in oltre un anno non sono arrivati impulsi.

    Intanto Thohir deve mettere mano al portafoglio, visto che il rifinanziamento attraverso i bond non si è concretizzato, e sta versando nelle casse del club circa 40 milioni per le spese correnti, poi in autunno bisognerà ripianare le perdite. Ergo, in estate si cederanno giocatori importanti per fare cassa, e al tempo stesso bisognerà allestire una «squadra da scudetto». Insomma c’è il rischio di fare la fine del criceto nella ruota. Qualcuno è ancora interista?

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