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  • L'Italia come la Cina, la Gran Bretagna come la Germania: strategie opposte per combattere il coronavirus

    L'Italia come la Cina, la Gran Bretagna come la Germania: strategie opposte per combattere il coronavirus

    • Fernando Pernambuco
      Fernando Pernambuco
    E’ difficile, in questi tempi, fissare qualche segno sulla carta. Idee, ipotesi, numeri si susseguono rapidamente, cambiando di continuo la scena. Quello che appariva vero la mattina, la sera non lo è più. E’ difficile per scienziati, medici, statistici, offrire interpretazioni senza il rischio di vederle smentite in poco tempo. Però, ricavandola da prese di posizione e opinioni, possiamo tentare una lettura dei due diversi approcci con cui l’Europa affronta, oggi, la pandemia in corso

    Le strategie di gestione sembrano al momento due: quelle di Gran Bretagna e Germania (anche se il governo sta chiudendo gli esercizi commerciali) da un lato e quelle cinesi, italiane, sudcoreane. Entrambe riflettono concezioni etiche, culturali, antropologiche diverse.

    La concezione A si può sintetizzare così: non si contrasta il contagio, ci si concentra solo sulla cura dei malati. Quella B, invece, combatte il contagio con strette misure emergenziali di contenimento sociale e di isolamento della popolazione. In una parola: il modello A non cambia la vita, quello B la cambia. Il modello A sceglie di sacrificare una certa quota della popolazione in anticipo, con un calcolo di costi/benefici (vedremo la natura di questi costi e di questi benefici) facendo leva sulla capacità delle proprie strutture di terapia intensiva. Siccome pare che a causa del Covid 19 circa un 10% dei contagiati (presupposti sia dalla Merkel, sia da Boris Johnson nel 60% della popolazione) debba ricorrere alla terapia intensiva, nessun servizio sanitario nazionale sembra in grado di curare milioni di pazienti in T.I. Perciò il numero dei precondannati varierà a seconda delle capacità dei servizi sanitari (bassa in Gran Bretagna dove fin da ora pare che i posti di T.I. non arrivino a 5 mila, più alta in Germania con almeno 28 mila posti previsti) e dell’età (i più anziani rischiano di più).

    Al modello A non sono estranei un calcolo economico - politico e un sottofondo “tragico” di etica protestante. Il modello B, quello del contenimento, ha infatti costi economici devastanti, inoltre, per dirla brutalmente (ricordando Darwin e Malthus), la parte di popolazione precondannata è quasi del tutto composta da persone “anziane” o “improduttive” (lo scrivo tra virgolette per prendere le distanze), quindi un bel “sollievo” per il sistema pensionistico e sanitario. Non solo, come accaduto nelle epidemie del passato, l’eredità in denaro delle persone decedute andrà a un ceto di medio - giovani più incline alla spesa, al consumo e agli investimenti. Questa scelta accresce, quindi, nell'immediato, la potenza economica dei Paesi che la adottano, mentre gli altri Paesi, quelli della scelta B, saranno in ginocchio. I Paesi della scelta A avranno quindi un grosso vantaggio concorrenziale, conquistando significative quote di mercato a scapito degli altri. Si tratta di considerare il Coronavirus come un tempo veniva considerata la guerra: igiene dell’umanità e fonte d’occasioni (vedi Bush jr. in Iraq). Per liberarsi della parte più debole della popolazione è necessaria, però, una volontà politica ed etica basata su un forte interesse nazionale, come nel caso britannico e tedesco. E’, dunque, una scelta strategica innestata su una volontà di potenza immediata (il vantaggio subitaneo in termini economici e politici sui concorrenti) e di medio termine (accrescere la domanda interna e diminuire la dipendenza da altri Paesi).

    Nel caso cinese, la scelta B di contenere il contagio trova un fondamento culturale in: 1) il rispetto per vecchi e antenati, secondo dettati confuciani; 2) il carattere maggiormente comunitario della tradizione cinese rispetto ai concetti  liberali più individualistici e quelli cristiani fondati sulla persona, riconducibile all’ attuazione delle indicazioni confuciane: “colui che desidera assicurare il bene di altri, siè già assicurato il proprio” diceva il filosofo nel V secolo A.C.; 3) la coesione: il massimo stratega cinese Sun Tzu ritiene che “la vittoria si ottenga quando i superiori e gli inferiori sono animati dallo stesso spirito”. In questa impostazione cinese l’ingente danno economico immediato viene compensato dal raggiungimento della coesione sociale per un vantaggio di lungo periodo, rinunciando ad approfittare delle difficoltà dei concorrenti/avversari.

    Per l’Italia e per la Spagna la scelta B trova le sue basi in: 1) una sensibilità precristiana nei confronti del nucleo familiare, per i Lari, le divinità che presiedevano al corso quotidiano dei padri, delle madri e dei figli. In una parola, per il culto della creaturalità, che poi il cattolicesimo (in particolare quello della Controriforma) avrebbe fatto proprio, e che permane ancor oggi,  nonostante una certa secolarizzazione di stampo liberale; 2) la pietas. A fondamento dell’epos precristiano e cristiano c’è la pietas: Enea non è solo l’eroe del coraggio, dell’ appartenenza alla polis, della avventuroso sete di conoscenza di stampo omerico, ma è colui che porta in salvo il vecchio padre “improduttivo” Anchise sulle spalle, non abbandonandolo dentro Troia in fiamme; 3) una concezione meno tragica della storia, dei suoi conflitti e delle sue dinamiche, sensibile, in generale, al compromesso (di nuovo il’600, la casistica gesuitica, che non a caso importò le massime di Confucio in Europa) anche a quello umano; 4) l’idea che è sempre meglio mediare, provare a contenere, prendere tempo perché per accettare la concezione tragica e cinica della sofferenza utile, dei pazienti mandati allo sbaraglio e caduti per guerra epidemica ci vuole un potere decisionale che l’Italia non ha mai voluto. Insomma, il nostro sostrato culturale più accomodante e più umano e la nostra storia politica ci faranno pagare un alto costo economico - sociale, che molto probabilmente sarà foriero di disagi diffusi: saremo costretti a risalire, con fatica, una china molto ripida. Ma, proprio per la nostra fisionomia, il nostro comune sentire, non poteva essere altrimenti: è giusto sacrificare beni economici, materiali e libertà personali per salvare chi si può salvare. Privi di calcoli, con l’amore (quello di Enea) che dobbiamo ai nostri padri e alle nostre madri. Quindi a noi stessi. Senza distinzioni.

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