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L'Italia femminile all'anno zero, ma quanti errori di Cabrini all'Europeo!
SALTI IN AVANTI - Forse sostenere che l’Italia femminile è all’anno zero può essere impietoso, ma servirà ad evitare, in futuro, pericolosi balzi in avanti. Da almeno un quadrienno si sente dire che il calcio delle donne italiane sta facendo passi da gigante. In realtà è vero il contrario, come testimoniano fatti (partite, sconfitte, qualificazioni mancate o miracolosamente raggiunte) e dati (la classifica mondiale). Giornalismo a parte, ho dedicato la parte migliore della mia vita al calcio femminile - prima da allenatore in Serie A, poi da presidente della Divisione Calcio femminile e da consigliere federale - e so per cultura che il ritardo nei numeri delle tesserate può essere colmato solo con gli anni e con un autentico salto di qualità nelle strutture istituzionali, dei club e della cosiddetta società civile. Il coinvolgimento delle società professionistiche maschili (Fiorentina, Sassuolo, Empoli, Juventus per citare solo quelle della serie A) può fare da traino (anche se per ora cannibalizza un bacino di praticanti assai ridotto), ma i veri risultati li avremo solo quando le attuali under 12 (65 squadre nell’ultima stagione) daranno frutti in termini tecnici, agonistici e fisici.
IL PROSSIMO MONDIALE - La realtà, dunque, non è così allarmante come può sembrare dall’eliminazione. All’Europeo l’Italia ha sbagliato la prima partita - contro la Russia -, ma di fronte alla Germania (1-2) e alla Svezia (3-2) è stata più che incoraggiante. Non so se questo basterà per il girone qualificatorio del Mondiale di Francia 2019. Portogallo, Belgio, Romania e Moldavia sono tutte alla portata, ma mentre noi facciamo un passo in avanti, le avversarie europee ne fanno almeno tre. Ecco perché l’Europeo deve lasciarci qualcosa da eliminare o da cui ripartire.
GLI ERRORI DI CABRINI - Il ritardo del movimento non può costituire un alibi tecnico. Cabrini è un buon allenatore, ma non conosceva a fondo il calcio praticato dalle donne. Questo lo ha fatto entrare troppo tardi in sintonia con l’ambiente. A questa freddezza si sono aggiunte scelte opinabili. Assurdo non avere schierato Bonansea - esterno in forma smagliante - fin dalla primo minuto contro la Russia. Sbagliato avere sostituito Mauro (infortunata) con Girelli e non con Sabatino (due gol alla Svezia) nella seconda contro la Germania. Eccessivo avere insistito con Gabbiadini fino alla fine. Melania, che contro la Svezia ha disputato l’ultima gara della carriera, è stata una grandissima, forse dietro solo a Morace e Panico, ma del suo Europeo si ricorda solo un tiro in porta - contro la Svezia - deviato dal portiere. Troppo poco anche per una calciatrice al passo d’addio. Senza mortificarne l’orgoglio, andava amministrata tra la prima e la terza partita.
BERTOLINI O PANICO - Il contratto di Cabrini, come di tutti gli altri responsabili tecnici, è scaduto il 30 giugno, ma questo non significa nulla. La Federcalcio, infatti, rinnova annualmente. Difficile però che l’attuale c.t. resti al suo posto. Nei suoi cinque anni i risultati sono stati modesti (ha mancato anche il Mondiale perdendo il play-off con l’Olanda) e con l’ambiente non è mai scoccata la scintilla. Tutto, però, è nelle mani del presidente Carlo Tavecchio. Renzo Ulivieri, uno dei suoi due vice e presidente dell’Associazione Allenatori, preme per Milena Bertolini, ex allenatrice del Brescia. Tavecchio, invece, coltiva l’idea Patrizia Panico, attualmente vice allenatore dell’Under 16 maschile. Panico, più di Bertolini, rappresenterebbe anche una grande operazione di immagine (è unanimemente considerata la più grande ex calciatrice assieme a Carolina Morace), ma ha minore militanza in panchina (non ha mai guidato una squadra da sola). In realtà i posti da coprire - una volta deciso di sostituire Cabrini - saranno due: quello di c.t. della prima squadra e la guida della nazionale Under 17 lasciata da Rita Guarino che ha accettato l’offerta della Juve di Andrea Agnelli che per la prima volta si affaccia in Serie A (ha rilevato il titolo dal Cuneo). Sarà un agosto bollente, anche se in Federcalcio hanno l’aria condizionata e , da buoni funzionari, sono abituati a prendersela comoda.