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  • L'Italia non ha un attaccante: così niente finale di Nations League e rischio di un Europeo mediocre

    L'Italia non ha un attaccante: così niente finale di Nations League e rischio di un Europeo mediocre

    • Giancarlo Padovan
      Giancarlo Padovan

    L’Italia non è più prima del suo girone di Nations League e, a due gare dalla fine della qualificazione, deve battere la Polonia a Reggio Emilia e andare a vincere in Bosnia per regalarsi una final fuor che, a quel punto, si svolgerebbe proprio nel nostro Paese. Contro l’Olanda è finita 1-1 ed è giusto così. Anzi, a livello di gioco, mi sono piaciuti più gli avversari che gli azzurri. E’ vero, come ha detto il c.t. Roberto Mancini, dopo il 90’, che l’Italia ha avuto le occasioni migliori, ma è altrettanto vero che l’Olanda ha tenuto di più la palla, ha propiziato molte situazioni che avrebbe potuto sfruttare meglio e, in generale, ha chiamato la nostra difesa - mi riferisco al reparto - ad un’attenzione e ad un’applicazione feroci. Bene Donnarumma in una deviazione in angolo su tiro Depay, benissimo Chiellini e Bonucci nell’effettuare anticipi o portare marcature aggressive su avversari ben strutturati e abili sui palloni alti. 

    L’Italia non ha giocato bene come a Danzica perché si è trovata di fronte un avversario schierato con il 3-5-2 che, nonostante una difesa alta, soffocava ogni iniziativa dei centrocampisti e proponeva l’offensiva per via laterale, soprattutto a sinistra, dalla parte di Blind. Mancini non si aspettava né quel sistema di gioco, né un difensore in più. Segno che Frank de Boer, alla terza gara da commissario tecnico dell’Olanda dopo l’addio di Ronald Koeman, in Italia ha imparato come fare a non prendere troppi gol. Confesso che, nonostante tutto, credevo nella vittoria. A maggior ragione dopo l’1-0 (17’), siglato da Lorenzo Pellegrini, smarcato nello spazio da un’intuizione di Barella, probabilmente il migliore. 

    Mancini ha riproposto il 4-3-3 con Immobile al posto dello squalificato Belotti, a destra Chiesa e a sinistra Pellegrini. A centrocampo conferma per Verratti, Jorginho e Barella, dietro il rientro di Chiellini accanto a Bonucci, con Spinazzola e D’Ambrosio esterni. Nulla da eccepire, in linea generale, se non che l’Olanda ha inibito Verratti e Jorginho, sulle fasce ci ha costretto a correre all’indietro e davanti ci ha creato un sacco di problemi, guadagnando il fondo per poi mettere palla in mezzo.

    Oltre che nel dominio del gioco, gli azzurri sono mancati clamorosamente sotto porta. Non come in Polonia, ma quasi. Ciro Immobile ha avuto due occasioni, una impegnativa e un’altra colossale. Sulla prima (23’: tiro a giro) è stato bravo il portiere Cillessen, sulla seconda (56’), generata da un passaggio indietro di Hateboer, il laziale ha tirato addosso a Cillesen senza pensare e senza guardare. Peccato perché, a volte, si vincono partite anche in maniera immeritata. Tuttavia - lo ripeto - non sarebbe stato giusto. L’Olanda si è presa il suo pareggio al 25’, forse nella prima azione offensiva della partita, ma poi ha continuato a macinare gioco premendo sulla sinistra dove agiva Blind e soffrivano sia D’Ambrosio, sia Chiesa. Il gol è stato insieme un’avvisaglia e una conferma: da sinistra - la destra per la difesa italiana - sono venute tutte le azioni che hanno creato disagio ai difensori azzurri. Come al 36’, quando Luuk de Jong ha spedito fuori il suggerimento di Blind con Chiellini ormai fuori causa.

    Mancini ha deciso di mettersi a specchio, cioé con un insolito (per lui) 3-5-2, negli ultimi diciotto minuti, quando Florenzi ha preso il posto di Pellegrini. In precedenza erano entrati Kean per Chiesa e Locatelli per Verratti. A quel punto Kean è andato a fare la punta con Immobile, Spinazzola si è alzato a sinistra, Florenzi ha spinto a destra. Qualcosa di buono, magari in contropiede, si è visto, ma era poca roba. L’Olanda aveva messo paura non solo con Depay, ma anche con Wijnaldum e tutta una serie di calci d’angolo sui quali c’è stato da patire. Inoltre attaccava in campo aperto per tutta la sua ampiezza, secondo storia, costume e inclinazione. 

    In sostanza, per l’Italia un piccolo passo indietro rispetto allo standard consueto e un’idiosincrasia con il gol che comincia a farsi preoccupante. L’Immobile di oggi non è stato meglio del Belotti di domenica (anzi), Pellegrini ha segnato, ma non è esattamente uno stoccatore. Un attaccante su cui contare serve come il pane. Altrimenti non solo non si va in finale di Nations League, ma si rischia un Europeo mediocre. Non lo merita Mancini (ha fatto tantissimo) non lo merita la squadra che è cresciuta fino al massimo livello di competitività, non lo vogliono i tifosi che sia stanno reinnamorando dell’azzurro. 
     

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