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  • L'ora delle scelte irrevocabili: Diego Della Valle, raddoppia o lascia!

    L'ora delle scelte irrevocabili: Diego Della Valle, raddoppia o lascia!

    In queste ore si starebbe maturando nella mente di Diego Della Valle la scelta strategica finale sul destino della Fiorentina, l'azienda che più lo fa tribolare da un pò di tempo a questa parte.

    Nata come una folle avventura di mezza estate, la relazione tra Diego e la maglia viola ha vissuto momenti di passione violenta nei primi tre anni. La fulminante scalata dalla C2 alla A, la volontà di acquisire un ruolo primario anche tra le grandi, lo avevano coinvolto al punto da spingerlo a dare l'assalto alla stanza dei bottoni con la famosa battaglia in Lega.

    Calciopoli, con l'odioso ricatto del potere offeso e vendicativo, è stato lo spartiacque. Della Valle si è sentito aggredito alle spalle. Di colpo il calcio con il suo pericoloso sottobosco di inganni e furbizie gli si è manifestato in tutta la sua drammaticità. Il calcio non sarebbe stato il suo mondo, ne andava addirittura della sua immagine, assolutamente sacra.

    E' stato a quel punto che Diego ha pensato per la prima volta di uscire dal calcio vendendo tutto. Intanto si è tirato in disparte lasciando la Fiorentina in mano al fratello e limitandosi a controllare i conti attraverso un console super fidato, Mario Cognigni.

    Gli ottimi risultati sportivi ottenuti dal duo Prandelli-Corvino lo hanno convinto che tutto sommato la Fiorentina poteva tranquillamente andare avanti così, senza il suo impegno in prima persona. Insomma il leone-calcio pur non attraendolo più come un tempo, si poteva domare e vivere sonni apparentemente tranquilli. Certo l'esborso, seppur più contenuto rispetto agli inizi, continuava periodicamente e la speranza di rientrare dei soldi investiti non era ormai che una chimera, ma il ritorno d'immagine se non altro di nuovo positivo.

    Nella mente di Della Valle era maturata la convinzione che il giochino viola potesse continuare all'infinito. L'idea della cittadella si è fatta strada come una accattivante prospettiva imprenditoriale da sostenere certo ma senza farne una malattia se l'ambizioso progetto non sarebbe alla fine andare in porto. La cittadella rappresentava essenzialmente un ottimo deterrente e diluente da spargere in caso di possibili rivendicazioni della piazza per ulteriori investimenti ("cittadella o autofinanziamento"). Se poi davvero si fosse potuta costruire un giorno, tanto meglio.

    La distanza da Firenze, dalla Fiorentina e dal calcio in genere lo avevano essenzialmente convinto che fin tanto che c'era Pantaleo Corvino a Firenze, risultati e portafoglio sarebbero andati a braccetto.

    Di qui la scelta di sostenere le scelte del proprio direttore sportivo in toto, anche nella querelle Prandelli. Quello che diceva o faceva Corvino andava bene. A prescindere.

    Adesso il brusco risveglio, la cittadella si è liquefatta, la squadra pure, la società naviga a vista racchiusa in un fortino di querele e polemiche.

    L'addio di Prandelli ha scoperto le falle del passato. Forse la scelta di un anno fa era stata presa un pò troppo alla leggera. Il leone si è risvegliato e, approfittando di guardiani distratti o presuntuosi, ruggisce minaccioso. La piazza assopita potrebbe anch'essa destarsi da un momento all'altro, tanto più se ad aizzarla, oltre che ai risultati sul campo, è l'allenatore stesso con proclami boomerang.

    Il calcio non è un azienda qualsiasi, se lo trascuri, t'azzanna. Per questo Diego si è reso conto di non poter lasciare oltre la Fiorentina al suo destino e medita di intervenire direttamente per dare una svolta alla società.

    In cuor suo l'idea di vendere non è mai scomparsa ma per farlo ha comunque bisogno di tempo. Ammesso poi che riesca a trovare magari all'interno delle proprie sinergie un partner deciso ad a rimpiazzarlo o al limite ad affiancarlo nel board della società viola.

    Qualunque sia la strategia futura, Diego sa che non è possibile indugiare oltre. L'esperienza del 2004-2005, il primo famigerato campionato di A concluso con la salvezza all'ultimo tuffo, evoca allarmi multipli.

    Non è più il momento di deleghe in bianco.

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