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  • L'Udinese è un'Atalanta mancata: dalla favola Champions alla paura Serie B

    L'Udinese è un'Atalanta mancata: dalla favola Champions alla paura Serie B

    • Francesco Bevilacqua
    Bella ma incompiuta. Potrebbe essere questo il perfetto riassunto per raccontare gli ultimi 20 anni della storia dell'Udinese che, dopo lo straordinario traguardo della qualificazione alla Champions League nel 2005, ha disegnato una parabola discendente dalla quale non sembra essere in grado di rialzarsi, fino al sedicesimo posto della classifica attuale. L'ultima volta che a Udine si era sentito l'odore di Serie B era il 1995 e oggi rivive l'incubo di una retrocessione che avrebbe del clamoroso alla luce della tradizione che da quasi 25 anni lega Udine alla Serie A. A 360' dalla fine, la squadra di Tudor ha un bottino di 4 punti sull'Empoli, terzultimo e ha Inter, Frosinone, Spal e Cagliari sul calendario.
    IL SOGNO DI COSMI -  Eppure una notte dal profumo di Champions nel 2005 faceva ben sperare: confezionata ad arte da Spalletti nella stagione precedente (quarto posto in campionato) ed affidata a Cosmi nella stagione 2005-2006, l'Udinese salì sul treno dei gironi grazie al doppio successo sullo Sporting Lisbona e si giocò l'accesso alla fase successiva fino alla fine contro Barcellona, Panathinaikos e Werder Brema. Nella gara d'andata al Camp Nou c'erano 6000 tifosi friulani sugli spalti, il 6% della popolazione: il Barcellona del 19enne Messi e Ronaldinho contro l'Udinese di Iaquinta (fuori per un problema legato al rinnovo contratto) che quella stessa sera raccolse addirittura gli elogi del presidente Laporta. Il ritorno nell'allora Stadio Friuli riportò tutti alla brusca realtà: finì 2-0 per i rimaneggiatissimi blaugrana (Messi in panchina, Ronaldinho nemmeno convocato) che, sbloccandosi solo a 5' dalla fine, misero in cassazione l'eliminazione dei bianconeri, usciti solo per una differenza reti peggiore di del Werder. A Udine però rimase quella nostalgia d'Europa e una leggenda: le uniche italiane che hanno affrontato Messi senza subire un suo gol sono, ad oggi, Udinese ed Inter. Fu il vertice, l'apice di una storia bellissima e controversa, reale ed illusoria dalla quale da quelle parti stentano ancora a svegliarsi anche dopo molto tempo (Bon Jovi cantava Have a nice day, per avere un aggancio temporale). 
    TRAMPOLINO E TUNNEL - All'Udinese va riconosciuto il merito ed il vanto di aver creduto ed investito moltissimo nei giovani, ai quali in questi anni sono stati dati minuti importanti nel nostro campionato. Soffiati a grandi squadre con un portafogli "povero" in una tasca ma una lungimiranza inestimabile nell'altra: Bierhoff, il capocannoniere del '98, aveva questa casacca; Sanchez, Allan, Benatia, Handanovic, Zielinski, Candreva, Cuadrado, Muriel, Asamoah sono solo alcuni dei professionisti che hanno calcato il campo di Piazzale Argentina; prelevati dal nulla, o quasi, e ceduti ad un acquirente più facoltoso, ambizioso dopo appena qualche anno di rodaggio. Ultimamente però, salvo qualche eccezione che risponde ai nomi di De Paul e Pussetto, i flop superano i top nel bilancio degli scout. Basta pensare agli investimenti per Maicosuel, Vizeu, o Teodorczyk e la lista è lunga; figlia di uno spirito intuitivo che va dissolvendosi assieme al numero dei gol all'attivo e con essi, i punti in classifica.  La politica di Pozzo segue la logica dell'imprenditore perfetto: plusvalenze is the way e il secondo stadio in Italia (la Dacia Arena) ad essere sorto dopo un progetto di ristrutturazione: 25.000 posti per un impianto modernissimo che senza presunzioni di invadenza si incastra nella città di Udine come se ci fosse sempre stato, ma non tutto gira nel verso giusto, forse perché il Patron è distratto dal più proficuo investimento a Watford?

    UN'ATALANTA MANCATA - Tutto questo però non può innescare l'entusiasmo dei tifosi, tra i quali campeggia il malumore di non aver per lo meno cavalcato quest'onda, tra giocatori di livello e gestioni imprenditoriali lungimiranti, magari anticipando di dieci anni la continuità che oggi inorgoglisce tanto i sostenitori dell'Atalanta. L'avara realtà di questa favola udinese nasconde una bella addormentata che quest'anno vive l'incubo di dover ricominciare tutto quanto da capo con il comprensibile rammarico di non aver dato seguito a quei piazzamenti nella parte sinistra della classifica (3° posto nel 2012, 5° nel 2013) anche se da quel tunnel che porta al campo sono usciti campioni del mondo e d'Europa. L'ultima volta che si è rischiato di portare qualcosa in bacheca era il 2014 quando dopo aver battuto il Milan, la Fiorentina pose fine al cammino bianconero nelle semifinali di Coppa Italia. Poi nulla, al massimo una tredicesima posizione, fino al rischio retrocessione con il disagio di chiedere ad uno degli stadi più avanzati del Paese, di proteggere non chissà quale obiettivo di gloria, magari europeo, bensì la salvezza in Serie A.

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