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  • L'uomo che fece piangere Mancini, un protagonista della Grande Inter e dell'allenatore più famoso d'Italia

    L'uomo che fece piangere Mancini, un protagonista della Grande Inter e dell'allenatore più famoso d'Italia

    • Cesare Bardaro
    CAMPIO-NATI il 9 LUGLIO

    Buon compleanno a:

    GIANLUCA VIALLI, 1964, ex attaccante di Cremonese, Sampdoria, Juventus e Chelsea, ed ex allenatore di Chelsea e Watford. Ha vinto 2 scudetti, quello storico della Samp (1990-91) e quello del 1994-95 con la Juve, una Champions coi bianconeri e 2 Coppe delle Coppe con Samp e Chelsea. E' stato capocannoniere della serie A (19 gol) nel 1990-91. "Quando Vialli andò via piansi, eravamo in un ristorante con altri giocatori e lui ci disse che stava andando dal presidente perché c’era l’opportunità di andare alla Juve. Speravamo che lui o Mantovani ci ripensasse, ma poi andarono via 2-3 giocatori e cambiò tutto (Roberto Mancini)". 
    “Quando arrivai in bianconero,Vialli mi disse che voleva parlarmi da solo. Fissammo alla sede della Toro Assicurazioni, dove c’era un lunghissimo tavolo. Io arrivai prima e dissi al cameriere di apparecchiare ai due capi estremi. Quando giunse Luca mi chiese sorpreso dove dovesse sedersi. Io gli indicai il polo opposto a quello dove ero io. Lui mi osservò sorpreso, ci saranno stati cinque metri di distanza. Anche un Viareggino burlone ha un cuore e allora presi la sedia e mi misi vicino a lui, che voleva chiedermi di lasciarlo tornare alla Samp. Gli dissi solo se era scemo. Come poteva pensare che io, appena arrivato, facessi andare via il più forte centravanti italiano? E non solo italiano. Gli dissi: 'Sai invece come puoi aiutarmi? Comincia a metterti calzini e la cravatta come gli altri e non fare il fenomeno. Io devo creare un gruppo coeso e voglio che tu sia decisivo per farlo'. Luca mi guardò e mi diede il cinque. Di solito gli allenatori quando vogliono arrabbiarsi con i più vecchi o i più forti usano scagliarsi contro i più giovani. Io invece mi incavolavo proprio con i campioni. Ma Luca lo avvertivo prima, gli dicevo 'guarda che oggi mi arrabbio con te'. Ogni tanto, in campo, lo strigliavo però troppo. E allora lui mi guardava, non visto dagli altri, e mi diceva 'vabbè ma non esagerare…'. Un ragazzo di grande intelligenza e senso dell’umorismo. “ (Marcello Lippi)
    «Rimanere “in trincea”, ad allenare , è più faticoso. Girare città diverse, affrontare sconfitte, essere cacciati, vedere la tua famiglia soffrire: la mia scelta l’ho fatta soprattutto per proteggere i miei cari. E poi il calcio italiano non è cristallino, non sai mai se vinci o perdi per merito, come dimostrano anche le inchieste degli ultimi tempi. Detto questo, certo mi manca il rapporto con la squadra, i 90 minuti della partita, essere leader di un gruppo». 
    E' vegetariano. Dal 18 febbraio è protagonista con Lorenzo Amoruso di "Squadre da incubo",docureality in onda su 8. Vive a Londra “Perché è una città bellissima, multietnica, e voglio che le mie figlie crescano in un paese civile, dove se un parlamentare gonfia le spese di mille sterline si dimette e chiede scusa. Poi c'è il discorso della privacy, sono libero di fare la spesa al supermercato. Quando mi fa piacere gonfiare il mio ego vengo in Italia". 
    “I cattivi, che non mancano mai, dicevano che con Boskov Mancini ed io facevamo la formazione. Voglio cogliere questa occasione per smentire. Mi creda, lui ascoltava tutti ma poi faceva come voleva. E voleva bene. Se con lui abbiamo vinto uno scudetto, la Coppa Italia, la Supercoppa, la Coppa delle coppe” 
    “Sacchi All’inizio mi amava. Poi pero si accorse che io ero uno che faceva domande, uno che voleva capire, che doveva essere convinto da qualcosa in più di un ordine. Non credo che Sacchi amasse le domande…”. 

    JAIR DA COSTA, 1940,  “la frecci nera”, ex ala destra brasiliana di Inter (1962-67) Roma (1937-68), di nuovo Inter dal 1968 al 1972. Arrivato in Italia chiamato dal Milan per un provino, fu scartato perché ritenuto troppo gracile per la serie A. Gli viene preferito il Carneade  José Germano de Sales Ne approfittò Moratti e si ritrovò una stella della sua Grande Inter Vinse quattro scudetti, due Coppe dei Campioni, due Coppe Intercontinentali. Fu il primo giocatore di colore della serie A. Fu lui stesso un giorno a Bergamo a bloccare l'amicissimo Giacinto Facchetti che si stava scagliando contro l'idiota di turno che l’aveva insultato. Il 27 maggio 1965 a San Siro realizzò il gol, anzi il gollonzo, della vittoria contro il Benfica nella finale che assegnò all'Inter la seconda Coppa dei Campioni consecutiva.
    Nel 1972 torna in Brasile al Santos dove conquista il campionato Paulista nel 1973 giocando con Pelè. 

    PAOLO DI CANIO, 1968, ex attaccante di Ternana, Lazio, Juventus, Napoli, Milan, Celtic, Sheffield Weds, West Ham, Charlton, Cisco Roma. Giocatore talentuoso, ma dal carattere a dir poco fumantino. Al secondo anno allo Sheffield fu squalificato per undici giornate per aver spintonato l'arbitro il 18 dicembre 2000 durante la partita Everton – West Ham, mentre era lanciato a rete si fermò e prese la palla con le mani perché aveva visto il portiere dell'Everton, Paul Gerrard, giacere a terra, vittima di un infortunio. Goodison Park reagì con unìovazione. Ricevette il premio Fair Play dell'anno e, per quel che può valere, una lettera d'encomio firmata da Blatter. I suoi rapporti con gli allenatori a dir poco burrascosi. Alla Juve venne quasi alle mani con Trapattoni. Lo stesso al Milan con Fabio Capello, durante una tournee in Indonesia. Sostituito nell'intervallo, Di Canio protestò: "Non mi fai giocare in campionato, mi togli anche nelle amichevoli?. Capello risponde a muso duro dicendo che non doveva fiatare e che le decisioni le prendeva lui e nessun altro. I due vengono quasi alle mani: “Vaffa...” esclama l’uno, “Vaffa... tu”, risponde l’altro e in un attimo la situazione degenera con i due che vengono praticamente a contatto, divisi solo da qualche giocatore e dai dirigenti. Alla Lazio con Caso, che lo utilizzava col contagocce, alle mani ci arrivò. "Non sei in grado di allenare, non hai le basi per poterlo fare ma è come uomo che non vali nulla perché non hai le palle di affrontarmi e di guardarmi dritto negli occhi come faccio io”. 
    Romano de Roma era solito manifestarlo con il saluto tipico della sua città

    Buon compleanno anche a:

    BOSTJAN CESAR, 1982, difensore sloveno  del  Chievo,
    ZELIKO BRKIC, 1986, portiere serbo del Paok Salonicco, dall'1 luglio 2016. Ex Vojvodina, Udinese, Siena, Cagliari, Carpi

    MATTEO RUBIN, 1987, terzino sinistro del Modena
    MANUEL MARRAS, 1993, ala destra dell' Alessandria
    GIANNI FABIANO, 1984, ala destra del Venezia
    MICHELE NARDI, 1986, portiere del Santarcangelo
    STEFANO CASON, 1995, difensore dell'Atalanta
    NICOLAS DI FILIPPO,1993, difensore della Virtus Lanciano
    OLEG TUREA, 1997, ala destra moldava del Padova

    JOAO PAULO, 1964. ex attaccante del Bari dal 1889-1994, 107 presenze e 27 reti
    MICHELE GELSI, 1966, ex centrocampista, di Fiorentina, Parma, Pescara, Perugia, Udinese, Ravenna, Al Ittihad di Jeddah Emirati Arabi, Livorno, Lucchese, Arezzo, Mantova, Renato Curi Angolana
    GIORGIO VENTURIN, 1968, ex centrocampista di Cosenza, Torino, Napoli, Lazio, Cagliari, Atletico Madrid, Taranto e Lodigiani

    Buon compleanno, infine, a

    ORONZO CANA', 1936, che compie 80 anni 
     

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