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  • La dipendenza è finita, il Milan può fare a meno di Ibrahimovic per il futuro

    La dipendenza è finita, il Milan può fare a meno di Ibrahimovic per il futuro

    • Alberto Cerruti
      Alberto Cerruti
    Zlatan Ibrahimovic doveva essere un punto esclamativo per il Milan e invece, suo malgrado, è sempre di più un punto interrogativo. L’esatto contrario di Olivier Giroud, che sta facendo dimenticare il grande assente a suon di doppiette, l’ultima ieri sera contro la Lazio, con il decimo gol a San Siro. Mentre Giroud è diventato una piacevole certezza, Ibrahimovic è un nuovo groviglio di dubbi. Quando rientrerà, dopo l’ultimo stop contro la Juventus? E soprattutto giocherà anche nella prossima stagione, che concluderebbe a 41 anni? Nessuno può rispondere, perché le previsioni sul suo prossimo rientro in campo sono appena state smentite.

    Subito dopo l’ultima uscita del 23 gennaio contro i bianconeri, radio Milanello assicurava che l’infortunio non era preoccupante, garantendo il suo ritorno nel derby, dopo la sosta del campionato. Invece due settimane non sono bastate e oltre a saltare la gara di ieri sera di coppa Italia Ibrahimovic salterà anche quella di domenica contro la Sampdoria. Troppi indizi legati ai suoi ricorrenti infortuni dovrebbero costituire la prova che il Milan non può pensare di fare affidamento su di lui per il futuro. Maldini, però, ha già detto che deciderà Ibrahimovic, che a quanto pare non vuole arrendersi all’evidenza. Un crepuscolo che ci ricorda l’ultimo campionato del capitano Gianni Rivera, in campo soltanto tredici volte su trenta gare, nel 1978-‘79 l’anno dello scudetto della stella rossonera. Anche lui, come Ibrahimovic, pagava l’usura dell’età, che allora pesava per tutti più di oggi, perché Rivera poi si ritirò alla fine della stagione quando non aveva ancora compiuto 35 anni, dopo l’ultima tournee di giugno in Argentina. Ibrahimovic è liberissimo di continuare a giocare se il Milan, come pare, glielo consente, ma intanto in attesa di sapere quando rientrerà e se giocherà in futuro, esiste già una certezza.

    E’ vero che Ibrahimovic è stato determinante, almeno quanto Stefano Pioli, per il rilancio del Milan in generale e per la maturazione dei suoi giovani compagni in particolare. Ma oggi il Milan, svezzato da Ibrahimovic, è capace di vincere, e come ieri stravincere, anche senza di lui. A scanso di equivoci questa non è una critica, ma al contrario un elogio perché significa che Ibrahimovic ha seminato bene nel recente passato, grazie al suo esempio con le parole, anzi con i rimproveri in allenamento e in partita, e con i fatti cioè con il rendimento.

    Ripensare, per credere, alle ultime vittorie del Milan capace di riprendersi malgrado la grave assenza di Kjaer in difesa e di tanti altri indisponibili negli altri reparti per motivi vari. Dopo la sconfitta casalinga contro il Napoli, il Milan ha battuto 4-2 l’Empoli in trasferta e il migliore in campo è stato l’improvvisato trequartista Kessie, autore di una doppietta seguita dai gol di Florenzi e Theo Hernandez. Poi contro la Roma a San Siro, in un Milan decimato e non soltanto per il Covid, il leader è stato Tonali, mentre i tre gol del successo sono stati firmati da Giroud, Messias e Leao, prima del rigore del 4-1 fallito proprio da Ibrahimovic, appena entrato. Poi è arrivato il 3-0 al Venezia, con il suo ultimo gol in campionato, ma il migliore in campo era stato Theo Hernandez con una doppietta, non Ibrahimovic, relegato al ruolo per lui inedito di comprimario.

    Ma soprattutto è arrivato il successo in rimonta nel derby, con la doppietta del suo “vice” Giroud, che ieri sera si è ripetuto in coppa Italia contro la Lazio, dimostrando di valere molto di più della metà dell’ingaggio di Ibrahimovic. Per non parlare della crescita di Leao. E allora, a questo punto, alzi la mano chi pensa che il Milan sia ancora Ibradipendente, come due anni fa quando lo prese Boban.

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