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  • La dura sfida di Pradé: costruire sulle macerie di Corvino

    La dura sfida di Pradé: costruire sulle macerie di Corvino

    • Carlo Pallavicino
    Poche promesse, molti fatti. Il ritorno di Daniele Pradé a Firenze non è e non sarà semplice. La conferenza di presentazione di stamani lo ha chiarito in maniera inequivocabile. Chi si aspetta un mercato a stelle e strisce, porti pazienza, c’è tanto da risistemare nella Fiorentina del dopo Cognigni-Corvino, prima di iniziare a sognare. Pradé è stato subito chiaro, perfino brutale nel voler spegnere inutili illusioni in una tifoseria che lui conosce bene, rispetta e non vuole assolutamente illudere con promesse di acquisti al momento impraticabili. E la piazza pare averlo apprezzato. Immediati i consensi già sul web: Daniele ci fidiamo, vai avanti tranquillo.

    La linea di credito Pradé se l’era già aperta anni fa portando a Firenze in coppia con Macia, giocatori di grande qualità come Cuadrado, Borja Valero, Gonzalo Rodriguez, Pizarro ma sono stati l’entusiasmo e la passione con la quale Pradé si è presentato stamani a Firenze ad averlo definitivamente sdoganato. Non banale la rivalutazione della figura di Antognoni, confinato in un angolo praticamente da sempre e altrettanto azzeccato il netto distacco con lo stile del passato sostituendo l’io ossessivo di Corviniana memoria col noi.

    Un messaggio forte e chiaro: uniamo le forze, da Antognoni appunto al magazziniere coinvolgendo finalmente una tifoseria un cerca di calore e passione dopo i troppo algidi lustri salentino-marchigiani.

    Se il buongiorno si vede dal mattino, sarà una bella avventura questa seconda esperienza di Daniele Pradé a Firenze stavolta al fianco di Joe Barone e Giancarlo Antognoni, e bene ha fatto a lasciarsi alle spalle inutili polemiche sul trattamento ricevuto nella fase finale della sua prima esperienza viola quando venne umiliato per mesi con un’emarginazione totale dalla gestione tecnica fino a essere licenziato da un giorno all’altro e patendo infine ineleganti e ingiuste accuse per aver indirizzato la Fiorentina di allora verso il fallimento finanziario. Troppo signore per togliersi quei massi che lo hanno torturato nelle scarpe in questi lunghi quattro anni. E’ bastato un riferimento numerico che riassume la deludente e confusa gestione che lo ha preceduto: “Abbiamo 75 giocatori, 60 non servono. E comunque mai più un caso Zaniolo.” Detto col sorriso, una serenità e una sincerità da queste parti dimenticate. E finalmente in un italiano comprensibile.

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