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Genoa immeritatamente in dieci, la Juve fatica ma è prima: Sarri come Allegri

Genoa immeritatamente in dieci, la Juve fatica ma è prima: Sarri come Allegri

  • Gian Paolo Ormezzano
    Gian Paolo Ormezzano
La Juventus vince 2 a 1 sul Genoa a tempo superscaduto, in un recupero superallungato, con un successo che la riporta in testa alla classifica e però colpisce troppo balordamente (rigore al minuto 100 o giù di lì, rigore forse sì forse no, rigore è quando arbitro fischia e Giua fischia, gol del peggiore Ronaldo degli ultimi 100 anni o giù di lì) un Genoa già colpito da una immeritata inferiorità numerica per tanti minuti. La sensazione è che la Signora abbia consumato sotto la pioggerella molti dei bonus che lignaggio e non solo le garantiscono, e che il futuro suo possa essere duro, a cominciare dal derby di sabato, sempre che il Torino ridiventi almeno un poco Toro, passando per una qualche Lourdes del pallone. Ora un po’ di racconto dell’inverosimile che si sa, nel calcio è più vero del vero, è quasi la norma.

La notizia che fa più notizia è stata per la verità ieri, nell’imminenza stretta e nei dintorni stretti di Juventus-Genoa, quella di una rapina patita in casa da Claudio Marchisio, ex giocatore bianconero e icona juventina a vita, minacce fisiche a lui e moglie e bottino abbondante. In fretta la stura dei ricordi freschi di altri diciamo infortuni del genere: derubati (senza però quel contatto che appunto vuole dire rapina) altri centrocampisti bianconeri: Rincon quando era della Juventus (lui ex del Genoa e ora del Torino), Pogba, Bernardeschi e, già da vicepresidente, Nedved. Più Vucinic che però era attaccante, più la madre del presidente Andrea Agnelli, donna Allegra che però non ha un ruolo in campo. I bersagli alloggi a Torino centro, o sulla collina ricca, o nel villaggio vippissimo alla Mandria, la tenuta dei Savoia. Molto probabilmente echi scritti di tutto ciò movimenteranno la striscionistica del derby di sabato, nella ipergranata curva Maratona.

Juventus di Sarri che sembra già un anziano sotto molti punti di vista (ambientamento veloce a Torino, iter a zigzag nelle simpatie dei tifosi, alla fine i risultati che comunque parlano già per lui, proprio come parlarono in fretta, per il contestatissimo – al via e dopo Conte - Allegri), Juventus senza Pjanic come annunciato. Genoa da poco di Thiago Motta, brasiliano fatto italiano per l’azzurro, poi internazionalizzatosi ulteriormente a Parigi, adesso quasi inventato dal presidente rossoblù Preziosi per una panchina difficile.

Cronaca dopo stropicciamento degli occhi per le nuove (di nuovo) divise juventine: tornate le strisce, però sfumate, e spaventosi colori minerali, “acidi”, per i nomi degli sponsor. Subito Dybala che si prende in pugno la partita, esegue magie, sollecita Radu, portiere genoano, a mostrare la sua enorme bravura fra i pali. Dybala gioca anche per Ronaldo che trotterella quasi mogio sotto la pioggia. Gli statistici annotano l’esordio stagioiìnale di Rugani e anche i ben quattro italiani, record di patriottismo, nella Juve: Buffon, Bonucci, Rugani, Bernardeschi. Tante belle giocate bianconere, tanti efficaci interventi dirimenti rossoblu: specialmente Romero e Ankersen e un ennesimo Zapata (ma quanti sono?). Dybala travolgente dribbla, sfonda, tira e trova Radu sensazionale. Però il Radu fra i pali è un altro, tarda l’uscita su un corner, Bonucci altissimo di testa fa gol. E’ il 36’, la Juventus secondo copione dovrebbe dilagare, ma il Genoa non fa una piega e replica quasi subito. Quattro minuti e Kouamé al limite colpisce di destro poi in qualche modo tocca di sinistro, forse col malleolo, il tutto in un decimo di secondo, e ne esce una palla che si impenna e beffa Buffon.

Ripresa e dopo 5’ il Genoa perde Cassata, punito con un giallo troppo severo che si assomma ad un altro giallino precedente. Proteste assortite e inutili. Genoa in dieci, Juve che esplode? No, Juve che casomai implode, si sbriciola in tanta confusione, si espone persino a contropiedi pericolosetti. Dybala ronaldeggia ma non basta, l’idea è che possa sortire il pari più inaspettato e però tutto sommato quasi logico. Radu para tutto, ma non è che debba fare miracoli in serie, fuorché su un gran tiro a giro di Bernardeschi. Ronaldo sbaglia di testa due gol che da CR7 segnava facile (ma magari Radu se i palloni fossero stati indirizzati in porta li avrebbe fermati, lui è fatto così). Cambi da una parte e dall’altra, per tattiche per scoppiature. Sanabria, subentrato nel Genoa, prima regala a Cuadrado una palla che, crossata, viene messa dentro da Ronaldo, “enfin”: ma la Var dice giusto, è fuorigioco. Poi tocca al Genoa recriminare per un pasticcio di Pinamonti. All’87, Rabiot, due gialli ergo un rosso in un amen, si fa espellere, 10 vs/ 10, sembra 1 a 1 scolpito, ormai, ma Sanabria, ancora, aggancia Ronaldo: rigore, ortodossamente ci sta, gol, 2 a 1 e seguirà dibattito.







IL TABELLINO

JUVENTUS-GENOA 2-1

MARCATORI: 36' Bonucci (J) assist Bentancur, 41' Kouame (G) assist Aguedo, 96' rig. Ronaldo (J)

JUVENTUS (4-3-1-2): Buffon; Cuadrado, Rugani, Bonucci, Alex Sandro; Khedira (60' Ramsey), Bentancur, Matuidi (60' Rabiot); Bernardeschi (79' Douglas Costa); Ronaldo, Dybala. A disposizione: Szczesny, De Sciglio, De Ligt, Danilo, Emre Can, Pinsoglio, Olivieri. Allenatore: Maurizio Sarri.

GENOA (4-2-3-1): Radu; Ghiglione, Romero, Zapata, Ankersen; Schone, Cassata; Pandev (68' Gumus), Agudelo (84' Radovanovic), Kouamé (81' Sanabria); Pinamonti. A disposizione: Barreca, Goldaniga, El Yamiq, Biraschi, Jagiello, Marchetti, Saponara, Jandrei. Allenatore: Thiago Motta.

ARBITRO: Guida di Olbia.

AMMONITI: 4' Cassata (G), 28' Bentancur (J), 38' Rugani (J), 56' Pandev (G), 76' Rabiot (J), 89' Bonucci (J).


ESPULSI: 51' Cassata (G), 87' Rabiot (J).

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