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  • La Juve e la 'nuova' Superlega: farsi una Coppa per essere sicuri di poterla giocare
La Juve e la 'nuova' Superlega: farsi una Coppa per essere sicuri di poterla giocare

La Juve e la 'nuova' Superlega: farsi una Coppa per essere sicuri di poterla giocare

  • Gianni Visnadi
    Gianni Visnadi
Era logico aspettarsi l’offensiva della Superlega, rappresentata dall’agenzia A22. E questi dovevano essere i tempi, visto che a marzo la Corte UE stabilirà se quello di Fifa e Uefa è o non è un monopolio, aprendo o meno uno spazio per altre competizioni calcistiche internazionali. È l’unico verdetto che conta davvero e il precedente pronunciamento di dicembre dell’Avvocatura UE ha peraltro già detto che quello di Fifa e Uefa non è un monopolio. Non un segnale incoraggiante per i “ribelli”. È lotta di denaro e di potere, particolarmente sentita in Italia, dove c’è un club finito nel ciclone giudiziario. E la Superlega sembra la via per scavalcare ogni possibile sanzione. Perciò gli annunci: per accarezzare il sentimento popolare, almeno quello del popolo arrabbiato.

L’amministratore di A22, il tedesco Berndt Reichart, ha prima rilasciato un’intervista all’Equipe, poi ha pubblicato sui social un post sponsorizzato per aumentarne la visibilità, in cui anticipa a grandi linee il nuovo progetto, completamente differente da quello di 2 anni fa, durato pochi giorni, il tempo che 9 dei 12 club fondatori facessero pubblica retromarcia, su pressione dei tifosi e in alcuni casi dei governi nazionali. Di sostanziale c’è che ora la partecipazione al torneo sarebbe per meriti sportivi e non per diritti acquisiti. Dettagli da definire e in ogni caso non comunicati, 60 o 80 club partecipanti, tantissimi soldi per tutti, molti di più di quanti ne distribuisce ora l’Uefa attraverso le “sue” Coppe. I ricavi, come sempre, principalmente dai diritti tv. Una curiosità: ma la Superlega non doveva essere il torneo fra i grandi club? E A22 dove li trova 60 o 80 grandi club in Europa? Esposta così, sembra solo una scopiazzatura del sistema attuale, semplicemente sotto un altro logo, quello di A22, di cui Reichart è il Ceo. Già, ma chi è Berndt Reichart? Chi rappresenta?

La “nuova” Superlega salverebbe il merito sportivo, ma c’è un primo grande ostacolo, di cui ovviamente A22 non parla. Le squadre di quali nazioni parteciperebbero alla Superlega? Non le inglesi, non le francesi, non le tedesche, non le italiane, dove anche i governi hanno detto che il calcio deve restare nell’ambito Fifa e Uefa. Chi esce dalla Uefa, esce dalla Figc, cioè dal campionato, ha detto più volte il presidente federale Gravina, per quel che valgono le parole.

È quello che oggi vogliono i tifosi della Juventus che contestano la penalizzazione e il sistema calcio italiano, da cui si sentono perseguitati. Ma chi altro in Europa è disposto a farlo? L’Eca, l’associazione dei club europei diretta da Andrea Agnelli fino alla sciagurata notte in cui venne annunciata la “vecchia” Superlega e oggi presieduta dal patron del PSG Al-Khelaiifi, ha già detto no anche alla nuova proposta e ci ha messo un paio di ore dalla pubblicazione del post, non di più. Di cosa stiamo parlando? Con chi farebbero il torneo la Juventus, il Real Madrid e il Barcellona?

Un’ultima cosa sulla Juventus. I nuovi dirigenti del club bianconero non hanno mai espresso una sola parola pubblica contro il “vecchio” progetto Superlega, probabilmente perché sapevano che ne sarebbe stato a breve diffuso uno “nuovo” e nemmeno risulta che sia arrivato a Nyon qualcosa che possa sembrare il disconoscimento della precedente politica estera del club. Non è un bellissimo segnale, tanto da fare supporre che il legame fra le “vecchia” e la “nuova” Juventus, in tal senso sia ancora forte. Logico che l’Uefa guardi con attenzione alle vicende giudiziarie italiane, sportive e penali. Il rischio è quello di una squalifica molto pesante. Forse, farsi la Superlega sarebbe per la Juventus il modo più sicuro per giocare una Coppa europea nei prossimi anni.
@GianniVisnadi







 

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