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  • La Juve 'europea' di Allegri in 5 mosse

    La Juve 'europea' di Allegri in 5 mosse

    Alcuni commentatori italiani nel dopo Roma-Juventus di ieri hanno sottlineato come il big match dell’Olimpico sia sembrato per lunghi tratti una gara in cui i bianconeri hanno giocato in preparazione alla sfida di Dortmund più che con la pressione che una gara decisiva per lo scudetto richiede. Il giudizio mi sembra netto e in parte ingiusto nei confronti della Roma, ma per contestualizzare meglio questa nuova Juventus di Allegri, che prova a mettere l’Europa al centro dei suoi pensieri, può essere interessante analizzare alcune novità che emergono da un approfondimento statistico sulle ultime due gare rispetto alla media delle gare giocate quest’anno dalla Juventus tra Coppa e Campionato.

    1. POSSESSO. Ciò che è fuor di dubbio è che i Campioni d’Italia hanno deciso da qualche gara a questa parte che il possesso palla non è una priorità e che un gioco d’attesa può essere comunque prolifico. E’ la prima cosa che balza all’occhio: si passa da circa 700 palle giocate a partita (non ci sono state grandi differenze tra Campionato e Champions) contro le 500 degli avversari ad un netto ribaltamento della situazione (649-492 a favore della Roma, 649-579 per il Borussia). Ma da tempo il possesso palla non è considerato un dato esaustivo, ed allora ecco i “sotto-dati” più interessanti.
    2. POSIZIONE IN CAMPO. Nelle due gare contro Roma e Borussia il baricentro (ovvero il punto medio del campo in cui la squadra ha giocato palla) della Juventus si è abbassato di 6,3 metri passando da 59,8 a 53,5 metri. Proporzionalmente anche il pressing (ovvero il punto medio in cui la squadra recupera palla, ha subito un arretramento (voluto): da 47,6 metri a 40,3 metri. Riportato sul campo, la Juventus prima recuperava palla a ridosso della metà campo, ora lo fa all’incirca dietro il cerchio di centrocampo, ovvero tra una ipotetica linea di trequarti.
    3. TIRI SUBITI. Ecco il primo effetto interessante. Nonostante l’arretramento di tutta la squadra che si è visto sopra la Juventus, che prima subiva tiri in porta da una distanza media di 20 metri in campionato e 19,6 metri in coppa, ora prende tiri in porta da una media di 23 metri. In altre parole se prima gli avversari arrivavano al tiro a ridosso dell’area ora lo fanno circa 3 metri indietro per effetto di una miglior copertura (e compattezza) della squadra. Va ricordato che Roma e Borussia sono arrivate solo 3 volte a testa a concludere da dentro l’area di rigore a fronte delle 7 volte della Juventus.
    4. VERTICALIZZAZIONI. Non può stupire se una squadra che difende di più tende ad avere una percentuale di giocate utili (ovvero palle giocate in verticale che escludono un avversario dall’azione difensiva) più alta di chi fa più possesso. Tuttavia il peso percentuale delle stesse può divenire rilevante. Quest’anno in Champions la Juve aveva una media del 13,37% (contro il 13,11% avversario). Contro Roma e Borussia non solo l’aumento è netto (14,8 e 16,2) ma la compattezza difensiva viene ridotta di molto. Il Borussia Dortmund ad esempio ha verticalizzato solo l’8% delle palle che ha giocato, ovvero ha trovato una Juve compatta e capace di prevedere le sue giocate costringendolo a una manovra più orizzontale.
    5. TIRI EFFETTUATI. C’è più spazio alle spalle degli avversari e la profondità di gioco aumenta. In questo senso la Juventus è passata da conclusioni ad una distanza media di 17,6 metri in campionato e 18,3 metri in Coppa ad una media di 15,1 metri ovvero riesce con facilità ad entrare in area laddove prima si fermava circa 2,5 metri indietro ovvero a ridosso della linea che delimita la zona. Già si è detto dei 7 tiri da dentro l’area tentati contro Roma e Borussia, che sostanzialmente non modificano le medie stagionali, ma vanno visti e ponderati considerando il livello degli avversari medi in campionato.

    Sarà vera gloria? Ai 90′ di Dortmund la sentenza.

    Giovanni Armanini @armagio
    armagio.wordpress.com

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