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    La Juventus è una squadra con poca qualità: ecco perché rischia di non andare in Champions League

    La Juventus è una squadra con poca qualità: ecco perché rischia di non andare in Champions League

    Igor Tudor ha parlato di cattiveria e di mentalità. Quelle sono doti che o sono innate in un giocatore – ma anche in un allenatore – o che la società per la quale militi deve essere in grado a sua volta di trasmetterti. E alla Juventus ha sempre funzionato così, almeno fino a quando le cose procedevano in una certa maniera e i risultati arrivavano. Poi però, guardando oltre la sconfitta di Parma che ha rimesso in discussione i giochi per la Champions League e immaginando ciò che attende i bianconeri nelle ultime 5 decisive partite di campionato, sarebbe il caso di soffermarsi su altro.

    Il rendimento degli attaccanti della Juventus e, allargando il concetto, l'apporto realizzativo di tutta la squadra è molto lontano dalle principali formazioni di vertice in Serie A. L'Inter, la migliore in assoluto, ha segnato sin qui 72 reti, seguita dall'Atalanta a 66, mentre il Napoli secondo tocca quota 52. La Juventus, dopo 33 partite, si ferma a 49. Il Bologna, una delle più agguerrite concorrenti per il quarto posto, ne ha segnati 3 in più, la Lazio – che ha agganciato i bianconeri in classifica dopo la vittoria col Genoa – ha una produzione di 55 goal. Anche la Fiorentina, trascinata principalmente dal grande ex Kean ha fatto meglio della Juve (51) e solo la Roma (48) ha fatto peggio della gestione Motta-Tudor. I numeri dicono già qualcosa, poi c'è spazio per le spiegazioni.

    JUVE, SENZA CHAMPIONS PUO' CAMBIARE TUTTO

    Chi credeva che i problemi di continuità di Vlahovic fossero fini a se stessi, si sbagliava. Se quella del serbo è una crisi conclamata – non va a bersaglio da fine febbraio – le difficoltà dell'intero reparto offensivo della Juventus denunciano anche dell'altro. Se ad un mese dal termine della stagione Dusan è l'unico calciatore della rosa in doppia cifra - considerando tutte le competizioni – mentre non ce n'è nessuno in Serie A, significa che in questa squadra ci sia un deficit complessivo di qualità molto sottovalutato. Con Motta prima ma anche ora con Tudor, i bianconeri faticano troppo a costruire gioco e a procurarsi opportunità chiare da rete. A maggior ragione contro avversari organizzati e più chiusi.

    SE PARTE CAMBIAS, C'E' DE CUYPER

    Per come la Juventus è stata costruita in estate e rimodellata a gennaio, i vari Vlahovic, Kolo Muani, Yildiz, Nico Gonzalez e Conceiçao hanno bisogno di spazi per esprimersi al meglio. Fra di loro, tolto forse solo il talento turco classe 2005, non ci sono abbastanza giocatori di qualità superiore in grado di scardinare le difese avversarie con un colpo ad effetto. E, dando uno sguardo al reparto di centrocampo, la situazione non è troppo diversa. Privata della presenza di un vero playmaker – Rovella, Fagioli o Nicolussi-Caviglia non avrebbero fatto comodo? - o di un trequartista vecchia maniera, ci si rende conto soltanto adesso, con colpevole ritardo, che si sia puntato o su troppi portatori di palla (Locatelli, Koopmeiners, Douglas Luiz) o su diversi incursori (Thuram, McKennie, che come gli attaccanti hanno bisogno di campo.

    JUVE, IL CALENDARIO DELLA VOLATA CHAMPIONS

    Il problema principale quindi è alla radice. Chi ha costruito la rosa tra luglio e agosto, ha probabilmente commesso degli errori di valutazione e nemmeno troppo leggeri. Si è investito parecchio denaro per giocatori che non si sono dimostrati funzionali all'idea di gioco di Thiago Motta ma che si sposano male tra di loro anche sotto la guida di un allenatore completamente diverso come Igor Tudor. Le prossime cinque partite della verità saranno molto indicative anche sulla direzione da intraprendere sul prossimo mercato.

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    perseverance
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    Certo che con Rovella, Fagioli e Nicolussi il livello tecnico si sarebbe alzato tantissimo, infat...

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