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  • La leggenda del Barcellona in Giappone: la nuova vita di Iniesta al Vissel Kobe

    La leggenda del Barcellona in Giappone: la nuova vita di Iniesta al Vissel Kobe

    • Luca Macrì
    Andrés Iniesta Luján, per tutti “Don Andrés”, l’Illusionista. Non è facile raccontare di uno dei più grandi giocatori della storia del calcio, cercando di spiegare come e quanto il ragazzo di Fuentealbilla, classe 1984, abbia cambiato per sempre la storia di questo gioco, incarnando alla perfezione il prototipo del centrocampista moderno spagnolo, l’interprete magistrale della filosofia iberica del “pass and move” e del celebre tiki taka” di scuola catalana. Iniesta ha avuto le qualità e la fortuna di crescere in un ambiente come la Masia, la sede della cantera blaugrana, da sempre contraddistinto dall’ideologia del “Cruijffismo”, secondo cui muovere il pallone con tecnica e rapidità, non dando punti di riferimento all’avversario, è la chiave per ottenere il successo. Uno stile di gioco che si sposa perfettamente con la struttura fisica ed il modo di concepire il calcio del giovane castigliano, dalla corporatura esile, gracile, ma dotato, al contempo, di una tecnica ineguagliabile, di un’intelligenza calcistica fuori dal comune e della capacità di mettere ordine in campo con una facilità ed una naturalezza disarmanti, qualità che convinsero gli osservatori del Barcellona a prelevarlo immediatamente dal vivaio dell’Albacete, dopo averlo visto annichilire tecnicamente gli avversari in un torneo giovanile. La cantera catalana, all’arrivo del promettente ragazzino castigliano, annoverava già future stelle come Puyol, Víctor Valdés e Xavi, alle quali si affiancarono, negli anni successivi, Fàbregas, Piqué e Messi. Tutti questi giovani talenti sarebbero stati poi attori protagonisti di quel meraviglioso e vincente Barcellona di Rijkaard, prima, di Guardiola, poi: due squadre straordinarie, coordinate dal genio Don Andrés Iniesta, organizzatore, ideatore e primo interprete dell’impostazione offensiva.

    IL BARCELLONA 674 presenze, 57 gol e 140 assist con la maglia del Barcellona, con la quale l’Illusionista ha vinto nove campionati, sette supercoppe e sei coppe di lega spagnole, ben quattro Champions League, tre supercoppe europee e tre mondiali per club; un palmarés da campione, arricchito da numerosi premi individuali, quali, per citarne alcuni, il “Don Balón” (miglior calciatore spagnolo della stagione 2008/2009) e il “Golden Foot” (primo giocatore iberico a vincerlo). Iniesta è inoltre il secondo di sempre, dopo Messi, per numero di titoli vinti col club, e il terzo per numero di presenze nel Barcellona, dopo il campione argentino e Xavi, il suo storico collega di reparto. Ma la carriera di Iniesta è costellata di successi e trionfi anche con le “Furie Rosse” spagnole, autrici, negli ultimi anni, di un triplete epocale, con la vittoria di due campionati europei e della coppa del mondo 2010, la cui finale è stata decisa proprio da Iniesta, con dedica all’amico scomparso Dani Jarque. Se questa storica marcatura gli è valsa la consacrazione definitiva tra le leggende della nazionale iberica, l’attaccamento alla maglia del Barcellona e l’ascesa verso l’Olimpo dei calciatori più rappresentativi della storia blaugrana possono esser dimostrati dalla proposta di rinnovo contrattuale a vita, avanzatagli dalla presidenza del Barça nell’autunno 2017 e sottoscritta fedelmente da Don Andrés. Nessuno avrebbe allora mai immaginato che, di lì a poco, la leggenda spagnola avrebbe dichiarato di voler lasciare il Barcellona dopo 22 anni, per vivere un’esperienza diversa in un altro campionato ed un nuovo continente.

    IL VISSEL KOBE –
    Tra le numerose offerte ricevute (una persino dell’Albacete, che lo richiamava in “patria”), Iniesta ha scelto il Vissel Kobe, squadra dell’emergente campionato giapponese. Il giorno dell’annuncio del trasferimento l’ex Barcellona ha dichiarato di aver sentito il bisogno di affrontare una nuova sfida e che la firma col Vissel Kobe (compagine con la quale sinora registra 22 presenze, 3 gol e 6 assist) sia avvenuta in seguito all’impressionante progetto presentatogli dalla società nipponica. In una recente intervista l’asso spagnolo ha inoltre confessato che in Spagna la pressione era altissima e, interrogato su alcune delle differenze tra i due mondi sportivi, ha affermato positivamente che in Giappone vede i tifosi vivere le sconfitte in modo diverso, non contestando la squadra ma sostenendola e divertendosi comunque, mentre nel calcio europeo sentiva l’ansia di non poter fallire, motivo per il quale ha preferito tentare un’esperienza in un altro contesto e lasciare la Catalogna, almeno per il momento.

    IL FUTURO – Stando infatti a quanto dichiarato ultimamente dal presidente del Barcellona, Josep Maria Bartomeu, i cammini del campione spagnolo e della squadra catalana non rimarranno divisi per sempre. Per Iniesta infatti, una volta terminata l’avventura in Giappone, pare esser già pronto un incarico societario nel Barcellona, precedentemente concordato dalle parti. La storia di Iniesta col Barça sembra quindi non essersi conclusa definitivamente ed il futuro ruolo nella società è certamente l’ultimo grande riconoscimento del club ad uno dei calciatori più forti, fedeli e rappresentativi della sua storia. Uno dei più grandi di sempre, al quale, nella pur sconfinata bacheca, manca però l’omaggio personale forse più importante per un calciatore: quel Pallone d’Oro che avrebbe largamente meritato nel 2010 e sulla cui mancata assegnazione è intervenuto addirittura Pascal Ferré, direttore di France Football, la rivista che consegna il prestigioso premio, scusandosi pubblicamente con lui per la clamorosa svista dell’équipe di giornalisti deputata al conferimento. Un errore forse imperdonabile, ma che permette di decantare ulteriormente il mito di Andrés Iniesta e aiuta a capire cosa sia stato l’Illusionista: un genio calcistico che ha messo d’accordo tutti, che ha incantato per anni il panorama sportivo mondiale e che ha avuto, probabilmente, soltanto la “sfortuna” di essere coevo di due mostri sacri come Messi e Cristiano Ronaldo.

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