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  • La lezione dell'Italia Under 20: basta parole, i giovani ci sono e sono forti

    La lezione dell'Italia Under 20: basta parole, i giovani ci sono e sono forti

    • Andrea Distaso
    Non è bastato avere la migliore Nazionale Under 20 della nostra storia, per numero di presenze collezionate dai giocatori in prima squadra tra Serie A, B e Lega Pro. Nel penultimo atto del Mondiale in Corea del Sud, ha fatto la differenza in negativo trovarsi di fronte una delle migliori generazioni di sempre del calcio inglese, con ben 7 reduci dell'Europeo Under 17 vinto nel 2014 a Malta e l'ossatura della squadra Under 19 eliminata proprio dagli Azzurrini nell'ultimo Europeo. Ma soprattutto con tanti giocatori che, tra club e nazionali, hanno maturato negli anni un'esperienza e una malizia di cui i pur bravi ragazzi di mister Evani difettano. Dal portiere Woodman all'attaccante Solanke, il numero di presenze in Premier League e, in qualche caso in Champions, è tale da giustificare il divario espresso dal 3-1 con cui si è conclusa la semifinale.

    BASTA SLOGAN - Quando si spegnerà l'eco per il grande cammino dell'Italia, che ha eliminato formazioni temibili e in alcuni casi più quotate come Giappone, Francia e Zambia, sarà il momento di lasciare da parte la retorica che ha portato anche gli specialisti del "salto sul carro" ad interessarsi a questo Mondiale Under 20 e parlare di problemi reali. Basta proclami sulla necessità di dare fiducia ai nostri giovani, salvo poi dimenticarsene fino al prossimo exploit. Questo torneo è stato la dimostrazione che, se i nostri ragazzi trovano spazio e continuità in un campionato più probante del Primavera, con organizzazione, sacrificio e un pizzico di buona sorte si possono ottenere i risultati. La materia prima non manca, non è mai mancata, ma ora è di parlare meno e di produrre i fatti. L'Italia di Evani ha dato una grande lezione a tutti.

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