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  • La parabola discendente di Lamela

    La parabola discendente di Lamela

    • Luca Macrì
    Quando, nel settembre 2004, la troupe di Trans World Sport diffuse un reportage sui migliori talenti del calcio giovanile di Buenos Aires, un ragazzino in particolare attirò su di sé tutte le attenzioni. Nel servizio lo si vedeva palleggiare davanti ad un’attività commerciale chiusa, sulla cui saracinesca vi era la scritta ‘Diego 10’. L’impatto propagandistico fu immediato ed i talent scout delle principali squadre europee rimasero positivamente colpiti dall’enorme potenziale di questo bambino delle giovanili del River Plate, di soli dodici anni, con all’attivo già più di cento gol nei vari tornei dei barrios della capitale argentina. Il Barcellona fu il club più interessato, provò a prelevarlo dal vivaio del River con una formula simile a quella che Carles Rexach aveva utilizzato per assicurarsi il cartellino Lionel Messi, ma i blaugrana incassarono un secco rifiuto, sia da parte della famiglia che dal River Plate; un monito che suonò come un diktat: “Il ragazzo non parte, è troppo giovane”.  L’arrivo in Europa della giovane stella di Buenos Aires fu posticipato di sette anni, precisamente all’estate del 2011, quando finalmente si affacciò al calcio europeo, come uno dei migliori talenti argentini in circolazione, Erik Lamela, per tutti El Coco.

    LA ROMA – La stagione calcistica 2010/2011 del River Plate terminò con la prima storica retrocessione in Primera B Nacional. È probabile che anche questo disastroso risultato abbia influito sulla decisione di Lamela di mettersi alla prova in un altro campionato e accettare la proposta della Roma, squadra nella quale poter crescere e compiere il definitivo salto di qualità. L’ex River venne accolto con straordinario entusiasmo da parte dei tifosi romanisti, perfettamente consapevoli che la propria squadra si fosse assicurata un possibile crack del panorama calcistico internazionale. E l’esordio del Coco nel campionato italiano è infatti di quelli da ricordare: dopo soli sette minuti, servito in profondità da Daniele De Rossi, il neo acquisto giallorosso lascia partire un sinistro a giro sul secondo palo, da posizione quasi impossibile, mettendo a segno un gol pazzesco, per il quale anche Francesco Totti si alza in piedi ad applaudire in tribuna. La prima annata giallorossa si chiude con 31 presenze e 6 gol, ma è la stagione successiva a segnare la definitiva consacrazione ed esplosione di Lamela. Con Zdenek Zeman in panchina, favorito certamente dal gioco prettamente offensivo dell’allenatore boemo, in cui ricopre il ruolo di ala destra in un tridente con Totti e Osvaldo, l’ex River è devastante. Alla sconfinata tecnica del ragazzo segue un’improvvisa concretezza, come testimoniano i 15 gol in 36 presenze stagionali, molti dei quali bellissimi e di rara eleganza. Il sinistro a giro diventa il marchio di fabbrica del suo insolito stile di gioco, caratterizzato dall’uso della suola per spostare il pallone e dal tiro di punta per anticipare gli avversari, dei trucchi fondamentali del calcetto, praticato infatti dal Coco in età preadolescenziale. 

    IL TOTTENHAM – Il trasferimento al Tottenham nell’estate 2013, dopo la meravigliosa ultima stagione alla Roma, avrebbe dovuto rappresentare il trampolino di lancio verso l’Olimpo dei più grandi. Ma nel momento migliore della sua carriera, l’ala argentina accusa gravi problemi alla schiena, che lo tengono fuori per tutta la seconda parte di stagione. E non sarà questo purtroppo l’unico grande infortunio per il Coco: dall’ottobre 2016 un problema all’anca lo costringe infatti a restar fuori per un anno intero, un periodo definito dal diretto interessato ‘il peggior momento della carriera’. La fragilità del suo fisico, insieme alla spietata concorrenza nel suo reparto, comprendente talenti quali Eriksen, Alli, Son e Lucas Moura, hanno rappresentato certamente due ostacoli importanti per la mancata consacrazione dell’ex Roma.

    IL PRESENTE – E dire che quest’anno è cominciato nel migliore dei modi per Lamela, con 4 gol nelle prime 11 di Premier League. Pochettino ha cambiato il suo modo di giocare, lasciandolo libero di svariare su tutto il fronte offensivo, come trequartista o ala destra. Da talento indisciplinato tatticamente, il tecnico argentino lo ha trasformato in un’importantissima arma a gara in corso per aiutare la propria squadra: meno spettacolare, ma più efficace e concreto, come mostrano le sue statistiche attuali, in cui il dato dei dribbling tentati in partita e il numero di tiri verso lo specchio della porta si bilanciano quasi perfettamente. La miglior stagione della sua carriera Lamela l’ha vissuta sotto la guida di Zeman, nel cui gioco votato all’attacco ha potuto sfoderare e dimostrare tutta la sua classe illimitata; con Pochettino, principalmente perché frenato da gravi infortuni, pur essendo maturato tatticamente non è riuscito ad incidere come ci si aspettava. A 27 anni, Lamela è chiamato all’esplosione definitiva. La speranza di tutti gli appassionati di calcio è che possa compiere il decisivo salto di qualità e dimostrare finalmente perché, a soli dodici anni, fosse considerato l’enfant prodige dei barrios di Buenos Aires.

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