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La prodezza di Ronaldo è inutile: beffa Mourinho, ma la Juve se l'è cercata

La prodezza di Ronaldo è inutile: beffa Mourinho, ma la Juve se l'è cercata

  • Alberto Polverosi
Uno dei gol più belli della storia del calcio non è servito a niente. La Juve ha perso la prima partita della sua stagione dopo aver segnato un gol, colpito due pali e tirato 23 volte (a 9), dopo un rigore non fischiato a suo favore e aver messo sotto il Manchester United. Ha perso con una beffa, ma la colpa è sua. Dopo la rete di Ronaldo, ha avuto tre palle-gol clamorose e le ha sbagliate. Poi Mata ha pareggiato su punizione e all’ultimo minuto una carambola fra Pogba, Bonucci e Alex Sandro si è trasformata nel 2-1 per il Manchester. Così Mourinho, muto per tutta la partita sotto gli insulti dei tifosi juventini, ha reagito a fine partita mettendosi le mani all’orecchio: aveva vinto senza sapere nemmeno come ci fosse riuscito, ma tanto gli bastava per replicare.

LA SITUAZIONE. Sull’1-0 era tutto fatto, Juve prima nel girone con due turni d’anticipo. Adesso invece dovrà sudarsi ancora la qualificazione. Per arrivare agli ottavi basterà il pareggio nella prossima gara col Valencia, per arrivare al primo posto dovrà battere sia il Valencia che lo Young Boys, a meno che l’United non faccia bottino pieno nelle prossime due giornate.

LA RONALDATA. Oltre quella prodezza, oltre quel capolavoro, oltre quell’inno alla follia e alla bellezza non può esserci ben poco. Il protagonista è sempre lui, Cristiano Ronaldo, l’uomo della rovesciata. Anche lo stadio e la porta sono sempre le stesse. E’ cambiata solo la maglia, ora Cristiano ne indossa una bianconera. E’ successo questo: Bonucci ha fatto partire il suo lancio dritto e preciso, quasi 40 metri in volo, Ronaldo ha visto il proiettile con la coda dell’occhio, è scattato, si è scrollato di dosso la marcatura di Lindelof e mentre la palla calava, senza farla cadere sull’erba l’ha scaraventata in rete. E’ venuto giù l’Allianz Stadium. Allora, all’epoca della rovesciata madridista, ci fu un lungo applauso, bello, ma gelido, stavolta invece la gente impazzita si metteva le mani nei capelli. Anche se da lontano, ha ricordato il gol di Del Piero contro la Fiorentina al Delle Alpi nel ‘94, premiato come il gol più bello nella storia del club. Anche allora fu un lancio dalla linea di metà campo che Alex girò in rete al volo.

PRIMO TEMPO DI GESTIONE. La Juve è tornata se stessa quando il Manchester l’ha stuzzicata. Per mezz’ora ha accettato il ritmo blando degli inglesi che, dopo la lezione a cui avevano assistito quasi inermi nel primo tempo dell’Old Trafford, hanno giocato la prima mezz’ora senza esporsi al palleggio dei bianconeri. La Juve, a sua volta, non aveva la stessa brillantezza dell’andata, non era mai troppo pericolosa. Ma intorno al 30', anziché abbassarsi come aveva fatto fino a quel momento, la squadra di Mourinho ha alzato il pressing sui primi portatori di palla della Juve, che ha fiutato il cambiamento e a sua volta ha cambiato impostazione. Nell’ultimo quarto d’ora del primo tempo sono arrivate due buone occasioni oltre al palo di Khedira su cross di Ronaldo e a una trattenuta in area inglese di Shaw a Cuadrado: era rigore netto e col Var sarebbe stato fischiato, detto tanto per rinfrescare la memoria a Ceferin. Sul palo di Khedira si può spendere un’osservazione ricordando la definizione di “calcio di posizione e non di ruolo” dell’allenatore Davide Nicola. Al momento del cross Ronaldo era fuori area, quindi fuori dal suo ruolo, in area c’erano due centrocampisti come Khedira sul primo palo e Bentancur sul secondo, in posizione di attaccanti. Così la Juve aveva stordito l’United a Manchester e così ci ha provato stavolta.

POGBA PRESENTE-ASSENTE. A Mourinho mancava Lukaku e, sulla scia di questa assenza, ha cambiato l’attacco lanciando Lingard a destra e Alexis Sanchez al centro, con Martial a sinistra. Il tecnico portoghese chiedeva a Pogba di appoggiare il trio d’attacco ma l’ex juventino, omaggiato con un bell’applauso al suo ingresso in campo, non si è mai visto. La Juve attaccava prevalentemente a sinistra dove Ronaldo, Bonucci, Pjanic e Bentancur aprivano il gioco per Alex Sandro che creava pericoli alle spalle di Young, spesso in ritardo nelle chiusure. Nei momenti di maggior pressione offensiva sarebbe servito il miglior Dybala, il giocatore che aveva deciso la gara d’andata, ma l’argentino non era sempre preciso. Nessun problema in difesa, controllo e gestione attenta in mezzo al campo, nel primo tempo alla Juve è mancata la zampata in avanti: ha concluso 13 volte, ma solo una nello specchio della porta, oltre al palo di Khedira.

IL NUMERO DI DYBALA. A inizio ripresa, secondo legno per la Juventus, stavolta una traversa, quasi l’incrocio dei pali, centrato col sinistro girante da Dybala. Era il quarto palo/traversa della Juve nelle prime 4 partite di questa Champions. Poi è arrivata la prodezza di Ronaldo e da quel momento l’area inglese è diventata territorio della Juve. Pjanic due volte e Cuadrado (con la palla-gol più clamorosa) hanno sbagliato davvero troppo. Il Manchester era frastornato.

I CAMBI. Mourinho ha cambiato l’attacco mettendo dentro Fellaini, Mata e Rashford, Allegri ha risposto come fa sempre in questi casi, con Barzagli e la difesa a tre. Ha visto bene Mou, non Max. Ma a quel punto la Juve non doveva arrivarci.

IL TABELLINO

Juventus-Manchester United 1-2

Marcatori: s.t. 21' Ronaldo, 41' Mata, 45' aut. Alex Sandro

Assist: s.t. 21' Bonucci.

Juventus (4-3-3): Szczesny; De Sciglio (38' s.t. Barzagli), Bonucci, Chiellini, Alex Sandro; Khedira (16' s.t. Matuidi), Pjanic, Bentancur; Cuadrado (46' s.t. Mandzukic), Ronaldo, Dybala. A disp. Perin, Benatia, Rugani, Cancelo. All. Allegri.

Manchester United (4-3-3): De Gea; Young, Smalling, Lindelof, Shaw; Herrera (34' s.t. Fellaini), Matic, Pogba; Lingard (25' s.t. Rashford), Sanchez (34' s.t. Mata), Martial. A disp. Romero, Bailly, Darmian, Fred. All. Mourinho.

Arbitro: Hategan (Romania)

Ammoniti: p.t. 12' Matic (M); s.t. 30' Dybala (J), 30' Herrera (M).