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  • La risalita dei contagi mette a rischio il ritorno dei tifosi negli stadi: la FIGC spera in ottobre, tutto nelle mani delle Regioni?

    La risalita dei contagi mette a rischio il ritorno dei tifosi negli stadi: la FIGC spera in ottobre, tutto nelle mani delle Regioni?

    La riesplosione di contagi numericamente simili a quelli del mese di maggio, quando l'Italia usciva dal lockdown e dal periodo più critico dell'emergenza Covid-19, gettano più di un'ombra sulla possibilità di un ritorno - seppur graduale - degli spettatori negli stadi. Con la ripresa del campionato di Serie A fissata per il prossimo 19 settembre, appare oggi decisamente improbabile che i tifosi possano tornare ad occupare parzialmente gli spalti degli impianti italiani.

    LA FIGC SPERA IN OTTOBRE - Nelle scorse settimane, la Lega Serie A aveva approvato un protocollo con la proposta di ottenere l'apertura degli stadi fino a 1/3 della capienza, ma dal Comitato Tecnico Scientifico del Governo, che ha appena indirizzato la decisione di chiudere tutte le discoteche sul suolo nazionale fino al prossimo 7 settembre e imposto l'obbligo della mascherina dalle 18 alle 6 nei luoghi della movida, non è arrivato alcun segnale. La Federcalcio, raccogliendo le richieste dei club professionistici, che molti introiti hanno perso nei mesi passati con le partite a porte chiuse e altri rischiano di lasciarne per strada con l'inizio della nuova stagione, spera di poter riaccogliere i tifosi nel week-end del 3/4 ottobre, ma si tratta ad oggi di un'ipotesi decisamente ottimistica.

    DECIDONO LE REGIONI? Nell'ultimo decreto rivolto alle manifestazioni sportive, è stata concessa la possibilità per settembre di ospitare fino a 1000 spettatori per gli eventi all'aperto, 200 per quelli al chiuso, ma ai governatori delle Regioni è concessa la deroga per consentire un accesso di più persone per determinate occasioni. Una possibilità che Napoli e Lazio, in ritiro nelle prossime settimane in Abruzzo (Castel Di Sangro) e Trentino (Auronzo di Cadore), sfrutteranno per avere una parte dei propri tifosi al seguito. Il rischio è di trovarsi con situazioni clamorosamente diverse da una parte all'altra dell'Italia, con la "sensibilità" del presidente di Regione di turno costretto a scegliere autonomamente tra le porte chiuse e l'accesso più o meno massiccio di persone negli stadi, con la spada di Damocle sulla testa di mettere a repentaglio la salute degli sportivi e di falsare la regolarità di un campionato.

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