La solitudine di Mihajlovic, simbolo della nostra forza
Fino a qualche mese fa il tecnico del Bologna era diventato il simbolo e la bandiera di quegli eserciti formati da soldati che mai nella vita avrebbero immaginato di essere reclutati dal destino per combattere una guerra disonesta della quale tutti farebbero volentieri a meno. Con lui, però più lontano e quindi meno visibile, Gianluca Vialli altro guerriero alle prese con la chemio e porcherie simili seppure salvifiche. Mihajlovic era quello che trovava il coraggio e la forza di andarsi a sedere in panchina dopo aver ottenuto un congedo, pro tempore, dai medici dell’ospedale. Il suo ingresso in campo oscurava quello dei giocatori e per lunghi tratti l’attenzione della gente e delle telecamere era tutta e solo per lui. Come i cori a sostegno.
Poi l’Italia, anche quella del pallone, è stata devastata dallo tsunami del virus. Una autentica strage di anime innocenti. Una drammatica teoria di disperati intubati e allineati nelle sale delle terapie intensive. Un numero impensabile di malati sospesi tra la speranza di poterne uscire e l’angoscia di dover abbandonare il campo. Una moltitudine di gente terrorizzata dal pensiero di un possibile contagio. In questo girone dantesco la figura di Mihajlovic si faceva fatalmente più sfumata e il pensiero alla sua situazione di “malato ordinario” diventava più distratto. Troppe e troppo forti erano le voci di dolore che riempivano l’aria delle nostre giornate infernali per potersi concentrare su una soltanto.
La ricomparsa del tecnico solitario, al quale Bigon non ha potuto neppure stringere la mano, in un momento in cui la gente immagina di poter scorgere uno squarcio di luce al fondo del tunnel permette di riflettere e di capire quanto spesso in casi di crisi totale il privilegio di poter disporre anche di armi economiche potentissime per ottenere cure negate alle persone normali può valere meno di zero. Il male non fa i conti in tasca a nessuno e “’a livella” è sempre pronta ad entrare in azione per principi e barboni. La medicina più efficace e talvolta risolutiva ciascuno di noi la possiede nella mente e nell’anima. Si chiama forza che è un mix alchemico di rabbia e di voglia di vivere con il quale si può battere anche il più subdolo e devastante dei nemici. Mihajlovic e Vialli, nelle loro solitudini, stanno dimostrando di saper come fare.