C’è chi nel 7 vede le virtù, chi i peccati capitali. Sette sono le bellezze, i colori dell’arcobaleno. In matematica è un numero 'felice', 'idoneo'. A Formello è il numero della confusione. Sette moduli in 18 partite, ecco come la Lazio ha affrontato i primi tre mesi della stagione. Beati i tempi del 4-5-1, di una formazione riconoscibile a prima vista, come fosse un tabellina imparata a memoria. 

L’allenatore procede per tentativi, questo si capisce. Ma il punto è che non sono neppure le prestazioni a orientare le sue scelte. Prova ne sia l’ultima variazione sul tema, il 3-4-3 messo in campo inizialmente contro la Sampdoria, cambio partorito dopo la buona prova di Parma, una delle migliori uscite stagionali biancocelesti. 'Forse una mano l’ho data anch’io per non vedere una Lazio brillante', è stata l’autocritica del tecnico a fine partita. Il punto è - come riporta la Gazzetta Sportiva nelle pagine romane - che le modifiche ormai sono all’ordine del giorno e finiscono per disorientare i giocatori: proprio questo è uno dei punti dolenti nei giudizi silenziosi del d.s. Tare e del presidente Lotito sul loro allenatore.