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  • Lazio al pc:| Petkovic come Villas Boas

    Lazio al pc:| Petkovic come Villas Boas

    Dov'eravamo rimasti? All'Ipad di Jesse Fioranelli, match analyst di Vladimir Petkovic, che nel ritiro precampionato studiava, spiegava e filmava i movimenti di ogni singolo calciatore. Giorni in cui la Lazio creava il database di questo terzo posto. Lo step successivo è stata la scelta dei ruoli. Dice Petkovic: «Ho portato a Roma una nuova mentalità, di gioco e di lavoro. Decido i ruoli in base alle caratteristiche dei singoli giocatori e non in base alla mia idea tattica. Ad esempio Hernanes l'ho provato in diverse posizioni, poi ho scelto quella più corretta». E così l'idea di 3-4-3 è diventata 4-5-1.

    L'ha spiegato pure Lotito: «Petkovic fa tesoro dell'esperienza tecnologica acquisita all'estero». Evviva la tecnologia. Ora, nelle partite vere, succede di più. Succede che la match analysis aiuta Petkovic anche durante le partite. La scena è questa: nell'intervallo di ogni match Petkovic consulta i dati dei primi 45', giocatore per giocatore, zona per zona, con i movimenti e il relativo confronto con l'avversario diretto. È lì che le sensazioni del tecnico vengono confermate — o magari smentite — dalla match analysis di Fioranelli. È (anche) lì che si decidono le correzioni tattiche, il cambio di atteggiamento oppure le sostituzioni del secondo tempo.

    E l'allenatore della Lazio non è mica l'unico a utilizzare la tecnologia durante le partite. Una scena simpatica si è vista a Londra, nella sfida di Europa League contro il Tottenham: al White Hart Lane gli uomini di Petkovic si sono resi conto che la loro match analysis era la stessa utilizzata da Villas Boas, uno che il computer in campo se lo porta fin da quando era assistente di Jose Mourinho. Il programma utilizzato era identico. E allora mettiamola così: pari nelle tecnologie, pari nel risultato, adesso si è capito perché quella partita sul campo è finita 0-0...

    Che poi non è un risultato così simpatico per Petkovic, così affascinato dall'idea di voler «dominare gli avversari». «La differenza tra un calcio vincente e uno perdente è la mentalità trasferita al singolo calciatore — ha spiegato il tecnico —. Se i giocatori credono nell'idea, si può battere ogni avversario e vincere ogni partita, nessuna esclusa». Ambizioso, oltre che tecnologico. E certo, con Klose tutto diventa più facile. Petko ha fatto presto a innamorarsene: «Stupisce giorno dopo giorno per la freschezza mentale, sia in partita sia negli allenamenti. A 34 anni è un riferimento per tutti e un esempio per i più giovani». Confronto impietoso per Mauro Zarate, l'unico ancora non in sintonia con il nuovo allenatore. Ieri pomeriggio l'argentino è tornato in campo, senza brillare, nell'amichevole di Formello contro il Civitavecchia (serie D). Si è rivisto pure Brocchi sei mesi dopo l'ultima partita: testata la difesa a tre, 6-2 il risultato finale. E stavolta non è servita la match analysis.  

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