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  • Lazio bella, ma sprecona: il Milan ringrazia Donnarumma e si gode lo 0-0

    Lazio bella, ma sprecona: il Milan ringrazia Donnarumma e si gode lo 0-0

    • Giancarlo Padovan
    La Lazio ha fatto di più e, quindi, anche se di poco, meritava di vincere. Il Milan, invece, ha giocato per non subire gol, fedele al motto che, in una doppia partita, lo 0-0 casalingo è il migliore tra i risultati peggiori. In fondo, per raggiungere la finale di Coppa Italia, ai rossoneri basterebbe pareggiare con gol a Roma, nella gara di ritorno. Difficile, certo, ma non propriamente impossibile. Non è stata una bella semifinale. Anzi, neanche lontana parente di quella vista a Bergamo tra Atalanta e Juventus. La differenza l’ha fatta il ritmo che, a San Siro, è sempre stato basso e ha favorito chi ha maggiore tecnica, cioé la Lazio. Poi che il Milan, al pari dei biancocelesti, debba rimpiangere un’occasione gigantesca (Cutrone e Calhanoglu nella stessa azione) questo è un dato che attiene alla cronaca. Se, però, vogliamo fare valutazioni tecniche, tattiche e agonistiche, la Lazio è stata sempre superiore. Perché più pressante, più pericolosa, più varia nelle soluzioni. Il primo tempo ha stabilito una supremazia confermata anche dalla ripresa. E la presenza di Immobile - che domenica nella gara di campionato non c’era - ha offerto alla Lazio un terminale al suo ventaglio offensivo.

    Esempio, 20’ del primo tempo: Lucas Leiva strappa palla a Kessie a centrocampo e la gioca su Felipe Anderson, che trova Immobile all’attacco dello spazio. Finta su Romagnoli che va a destra e conclusione di sinistro alta e sballata. Male il tiro, bene tutto il resto. Altro esempio di come la Lazio abbia preparato l’attacco alla porta del Milan. Il cross: Lukaku, molto mobile, scende sulla sinistra e dal vertice alto dell’area cerca l’inserimento di Lucas Leiva. Il quale si butta sul piede alto di Borini e mette fuori a due passi da Donnarumma. Terzo esempio. La percussione: Felipe Anderson salta un paio di avversari con l’intenzione di accentrarsi. Raggiunto lo scopo, avrebbe lo spazio per tirare, ma non lo fa. Vede invece l’arrivo di Basta che ciabatta senza alcuna decenza.

    Il Milan è migliorato quando Gattuso ha tolto Locatelli (schierato da mezzala) e ha inserito Calhanoglu. La mossa ha avuto l’effetto di riportare Bonaventura a centrocampo, anziché costringerlo a fare da terzo nel tridente offensivo. Tuttavia l’iniziativa è sempre stata nelle mani della Lazio che, ben prima del Milan, ha avuto l’occasionissima per passare in vantaggio al 62’. Magistrale l’apertura di Milinkovic Savic per Lukaku a sinistra. Preciso il cross al centro dell’area, dove Immobile ha colpito di testa a botta sicura. Simone Inzaghi, dalla panchina, aveva già alzato le braccia al cielo, senza tuttavia fare i conti con Donnarumma, splendido nel ribattere. La squadra di Inzaghi è diventata arrembante nei dieci minuti successivi, anche per l’ingresso in campo di Luis Alberto (fuori Felipe Anderson). Il sostituto, giocando tra le linee, ha creato molte difficoltà nella marcatura dei milanisti che avrebbero potuto subire gol prima da Milinkovic Savic (lezioso il passaggio in mezzo all’area) e poi da Immobile (tiro da lontano in girata). 

    Gattuso ha capito e provveduto. Fuori Bonaventura e dentro Cutrone. Suso a destra e Calhanoglu a sinistra a centrocampo, 4-4-2 e migliore copertura del campo. Cosa significa? Che i duelli sono diventati individuali e la Lazio ha smarrito la superiorità che aveva sempre avuto in mezzo. Poi la palla-gol di Cutrone (74’) è venuta per un’invenzione di Suso (assist da destra). Se Strakosha è stato bravissimo a respingere, nulla avrebbe potuto quando Calhanoglu ha ripreso palla da dieci passi. Tutti avevano visto dentro quel tiro (finito in realtà in curva), ma la vittoria del Milan non sarebbe stata meritata. Meglio rivedersi il 28 febbraio. La Lazio, che per poco non ha vinto a San Siro, di poco parte avanti all’Olimpico. 
     

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