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  • Lazio demolita, apoteosi Napoli: altro che Higuain, il vero fenomeno è Sarri

    Lazio demolita, apoteosi Napoli: altro che Higuain, il vero fenomeno è Sarri

    • Giancarlo Padovan
    L’operazione che all’Olimpico riesce al Napoli non è solo la blindatura del terzo posto, ma la demolizione di un avversario - la Lazio - che negli ultimi sei turni aveva fatto più punti di tutti in Serie A (cinque vittorie e un pareggio) e che martedì ha conquistato la finale di Coppa Italia ai danni della Roma. E’ vero che la Lazio era priva di elementi importanti (tra tutti Biglia e De Vrij), ma è altrettanto vero che fino all’ingresso di Keita e il passaggio al 3-4-2-1 non c’era stata partita. Il Napoli aveva segnato due gol e la Lazio aveva tirato una sola volta nella porta di Reina (parata su Felipe Anderson).

    La realtà non è falsificabile: il Napoli gioca un calcio spettacolare, conduce il gioco e tesse la trama, la rete di passaggi è fitta e organizzata, la finalità non è mai un possesso sterile, ma l’attacco dello spazio prima e della porta poi. Certo, allo spettacolo e ai gol contribuiscono i calciatori, ma solo con Sarri, Higuain è arrivato a far 36 gol e Mertens è diventato un centravanti da 20 (per ora) reti a stagione.

    Impossibile, dunque, non riconoscere i meriti ad un allenatore che, pur nella settimana in cui ha subito l’eliminazione in Coppa Italia dalla Juventus, è riuscito nell’impresa di vincere due partite (sì, anche quella con i bianconeri) segnando sei gol.

    La novità è che, rispetto a prima e in particolare alla gara con la Juve, questa volta il Napoli non ne ha subito alcuno, anche se nella seconda parte della ripresa, prima del terzo sigillo di Insigne (il secondo consecutivo), Reina ha rischiato qualcosa. Nella circostanza, però, l’imputato non è un reparto (la difesa) o la fase di non possesso, ma la stanchezza che dopo un’ora e dieci minuti di gioco ha cominciato a gravare sui giocatori.

    Lo stesso deve essere accaduto ai laziali nel primo tempo, visto quanto si sono giovati dei cambi (Hoedt, Keita e Patric) in grado di vivacizzare la fase finale. Tuttavia, il paradosso è stato che a tempo scaduto, il Napoli ha colto il terzo frutto di un’azione superlativa, impostata e conclusa da Insigne, che si è giovato di un assist prelibato di Zielinski, su cross di Milik (nuovi entrati anche gli ultimi due).

    La partita, anche prima dell’epilogo, era abbondantemente chiusa e tuttavia la Lazio aveva provato due volte a riparirla con Keita e una volta - la più clamorosa- con Patric, murato quasi sulla linea bianca della porta napoletana.

    Gran parte del meglio era venuto nel primo tempo. Quando il Napoli, fresco e determinato, era andato a pressare altissimo la Lazio, mettendola subito in grave difficoltà. Da quel momento in avanti, c’è stato un solo padrone del campo e della palla, tanto da ritenere del tutto naturale il primo vantaggio di Callejon al 25’.

    L’azione, avviata da un maldestro controllo di Wallace in uscita, è stata interpretata prima da Mertens che ha rifinito per Hamsik e poi da Hamsik che ha imbeccato Callejon sul secondo palo per un comodo interno destro. Assist magistralis.

    Nel finale di primo tempo (43’), Mertens ha fatto ancor di più, entrando in area con il suo caracollare morbido e servendo ad Insigne la palla per il 2-0. L’interno destro dello scugnizzo  questa volta è andato clamorosamente largo.

    Prima che Insigne rimediasse (51’), Hamsik è andato a prendersi la palma del migliore in campo con un’azione del tutto simile a quella che aveva portato in vantaggio il Napoli. Sul secondo palo, però, Callejon è arrivato tardi. 

    Insigne, dunque, con il suo primo gol. A propiziarlo è stato Allan con uno strano pallonetto che ha sorpreso sia Basta che Bastos. Insigne ha seminato il primo e anticipato con i tacchetti il secondo, sull’uscita censurabile di Strakosha. Apoteosi a tempo scaduto ancora con Insigne. Resta il Napoli e il suo gioco. Quello è firmato Sarri.

    @gia_pad

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