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  • Lazio, ecco perché hai 40mila tifosi in meno
Lazio, ecco perché hai 40mila tifosi in meno

Lazio, ecco perché hai 40mila tifosi in meno

  • Luca Capriotti
Praticamente si passa da un concerto rock a un deserto sahariano. 40 mila spettatori persi in due anni, stesso avversario, l'Empoli, diverse platee. La Lazio entra dal sottopassaggio dello stadio Olimpico (foto da www.sslaziofans.it) e lo scenario, domenica scorsa, davanti agli occhi dei giocatori è surreale: pochissimi tifosi, concentrati perlopiù in Curva Nord, comunque nemmeno piena per metà. I tifosi dell'Empoli, qualche macchina venuta dalla Toscana, che giganteggiavano per cori e calore. La Nord che, prova d'orgoglio, sostiene la squadra come può. Il resto dello stadio che assiste semi-muto (si ricorda un coro dalla tribuna Tevere, e qualche applauso suddiviso tra Immobile e qualche meritevole) alla prestazione dei ragazzi di Inzaghi. Le ragioni del deserto sono molte.

LOTITO - Chiaramente il primo destinatario degli strali dei tifosi è sempre lui, Claudio Lotito. Difficile ignorare che, tra i pochi cori portati dal vento, quelli nei suoi confronti non fossero proprio da fascia protetta. Il presidente, forse per limitare i danni, sta tenendo un basso profilo, festeggiando le vittorie a suon di comunicati. Proprio i comunicati, ultimo mezzo di comunicazione ideato dal n.1 biancoceleste, sono uno dei tanti oggetti del contendere: l'accusa li addita perché spesso vengono pubblicati quando si vince, mai o quasi mai quando si perde. La conferenza stampa abbandonata dai giornalisti post- Bielsa è stata accolta con grida di giubilo dall'ambiente, mentre la Curva Nord si è dovuta affannare parecchio per spiegare le ragioni del dietrofront e il ritorno allo stadio. L'ambiente, in buona parte, vorrebbe lasciare solo il giocattolo di Lotito, proprio perché lo identifica con il suo proprietario, polemicamente chiamato il "gestore", e non il reale presidente della Lazio.

TARE - La dirigenza e il mercato della Lazio hanno il volto severo di Igli Tare: il direttore sportivo è perennemente al centro di polemiche dell'ambiente. Il suo mercato non è quasi mai apprezzato, a volte anche al di là delle sue stesse responsabilità e ambizioni. L'acquisto di Bastos dal Rostov ha riscosso qualche timido apprezzamento, Immobile piaciucchia, ma il resto del mercato è rinviato a giudizio dallo stesso mister Inzaghi. Nella famosa conferenza post-Bielsa, abbandonata dai giornalisti di cui sopra, nel tentativo di addossare al Loco le colpe (e qualcuna ne avrà anche avuta) ha solo dato la sensazione di non poterlo accontentare. E questo ha dato le dimensioni della pochezza in termini di ambizioni in cui si naviga ad un palmo dal naso in quel di Formello. 

BIELSA - La storia di Bielsa rischia di essere un leit-motiv di cui si sentirà l'eco per molto tempo: ai tifosi non è andata giù la gestione, che è sembrata maccheronica, di un personaggio così complesso e affascinante, la nomina di Inzaghi (anche piuttosto apprezzato, come salvatore della baracca l'anno prima), "strappato" alla Salernitana, a cui era felicemente destinato, è sembrata ai più un ripiego sommario. In Bielsa i tifosi hanno visto, per quello spezzone di estate in cui sembrava vicinissimo, un antagonista della dirigenza, capace di tenere testa al presidente Lotito.

MISURE DI SICUREZZA - Le nuove-vecchie misure di sicurezza (nel senso che erano presenti anche lo scorso anno) hanno esacerbato l'animo dei tifosi, che quest'anno hanno, in più, trovato ad aspettarli un nuovo piano di circolazione, che praticamente gli impedisce di parcheggiare nelle immediate vicinanze dello stadio, oltre le oramai consuete barriere. In realtà la situazione Olimpico (un impianto che, a quanto si mormora, viaggerebbe tra inagibilità e pessime condizioni) sarebbe stata bypassata dalla tifoseria organizzata, che ad oggi non è però riuscita ancora a riportare allo stadio fette più larghe di tifosi, nonostante gli appelli.

INZAGHI E L'IMPIANTO DI GIOCO - Mentre il giudizio sul mister è giustamente ancora pendente (anche se, a giudicare da alcune telefonate alle radio locali, la sentenza di condanna sarebbe già stata emessa), a oggi è un dato di fatto che questa Lazio non abbia appeal e non appassioni. Il gioco non è che faccia esaltare i tifosi, la recente benedizione di Reja sul mister non è che aiuti (il goriziano è considerato, a torto o a ragione, il fautore di un calcio concreto, decisamente poco spettacolare, dal baricentro basso, quasi sempre speculare). La sua colpa, per ora, è aver ereditato una situazione pesante, per alcuni anche con silente assenso. Spera di riportare i tifosi allo stadio. Che per ora, dal concerto rock biancoceleste che è stato, paradossalmente all'apice della contestazione contro Lotito, ora è un deserto desolante. Con tanto di balle (di fieno), a rotolare mestamente.

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