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    Lazio, Lotito: 'Gli italiani non sono razzisti nel loro Dna'

    Lazio, Lotito: 'Gli italiani non sono razzisti nel loro Dna'

    Intervistato da Paolo Liguori nell'ambito della trasmissione 'Fatti e misfatti' su Tgcom24, il presidente della Lazio Claudio Lotito ha parlato della norma che impone la chiusura degli stadi di fronte alla reiterazione di cori offensivi da parte dei tifosi. 'La mia posizione a riguardo è stata chiara, anche il 5 agosto, quando è stata approvata questa norma: c'è un verbale che testimonia, che avevo previsto quello che poi è successo - ha affermato il patron biancoceleste -. Avevo detto che noi dovevamo valutare la portata del fenomeno, delegando a un'istituzione questo ruolo. Non può un atteggiamento razziale di 20 persone criminalizzare tutto lo stadio. C'erano già tutta una serie di fatti che io ho messo in evidenza, ma che in quella fase di recepimento della norma nessuno si è preoccupato di dover eseguire. In realtà io ai tempi fui uno dei sostenitori delle norme attenuanti, perchè tutto nasce da questa maledetta responsabilità oggettiva, che è un cardine dello sport ma che oggi comincia ad essere desueta, anche perché viene applicata in modo sbagliato. Se ci sono delle società che mettono in atto una serie di iniziative per reprimere certi fenomeni, non possono essere colpevolizzate. Io non posso mettere un microfono sotto ogni persona. Non è come lo striscione, che è identificabile per via delle telecamere: lì vedi bene o male il settore e chi l'ha esposto. Io ho sollevato il problema dicendo: se la maggioranza di una porzione dello stadio effettua atteggiamenti che possono essere riconducibili ad azioni razziste, è chiaro che deve essere punita quella porzione dello stadio. Gli italiani del loro Dna non sono razzisti, anzi hanno subito atteggiamenti razzisti nel tempo quando erano migranti. Diciamo che c'è una maggioranza di giovani, tra i 14 e i 20 anni, che non va allo stadio per seguire la partita'.

    'Purtroppo non c'è più il ruolo della famiglia, della scuola, dell'oratorio: questi giovani hanno una fragilità psicologica e si identificano nella logica del branco, che li porta ad andare in rottura con il sistema - ha analizzato più in generale Lotito -. C'è gente che sta in curva dando le spalle al campo di gioco. Sono convinto che l'80% di questi ragazzi anche quando compie un'espressione di disapprovazione, al quale poi una comune interpretazione ha dato l'identificazione dell'atto razzista, non conosce nemmeno la portata di quel gesto. Noi nella Lazio abbiamo tanti giocatori di colore e non mi sembra che vengano criticati. Non siamo un popolo razzista, ma di profondi maleducati, poco inclini alle regole. Siamo un po' indisciplinati, abbiamo questo atteggiamento goliardico fatto di malcostume e maleducazione, al di là della territorialità. Alla Lazio è stato chiuso lo stadio per la partita con il Legia Varsavia, dopo che i tifosi polacchi hanno messo a ferro e fuoco la città, sul presupposto che gridavano laziali pezzi di... cioccolata, e i tifosi laziali hanno risposto con puzzate... di cioccolata. Sulla base di questo hanno chiuso lo stadio. Questa cosa non l'ha sentita nè il delegato Uefa, né l'arbitro, né l'addetto preposto alla sicurezza. L'ha sentita uno dei rappresentanti del Fare, una commissione convenzionata con la Uefa, e sulla base delle loro dichiarazioni hanno squalificato lo stadio. Questo non è più possibile, perchè significa creare danni economici e creare disparità di trattamento a livello sportivo'.

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