Calciomercato.com

  • Lazio, parla l'ex Kozazk: "Preso al collo da Tare e Delio Rossi. Galliani voleva mandarmi in galera"

    Lazio, parla l'ex Kozazk: "Preso al collo da Tare e Delio Rossi. Galliani voleva mandarmi in galera"

    L'ex attaccante della Lazio Libor Kozak ha rilasciato una lunga intervista a Bez Fràzì, un portale web della Repubblica Ceca, suo paese natale. Il classe '89 ha rivelato alcuni retroscena litigiosi sulla sua avventura biancoceleste, agli esordi della carriera.

    ALLE MANI CON TARE - "L'estate del 2013 avevo deciso di andare via. C'erano molte offerte per me. Volevo andare in Premier League, all'Aston Villa. A 24 anni e dopo cinque anni alla Lazio, dove avevo anche vinto il titolo di capocannoniere dell’Europa League, proprio quell'anno, sentivo che era il momento di andare altrove. Lotito però è notoriamente avaro e restio a mandar via i calciatori che chiedono la cessione. E mi mise fuori squadra. Feci la preparazione estiva con altri 4 giocatori a Formello. Soffrii parecchio quella situazione. I ds Tare mi rassicurava ogni giorno, dicendomi che tutto si sarebbe risolto. Ma il mio agente mi confidò che in realtà era proprio lui a consigliare al presidente di non cedermi. Chiedevano sempre più soldi per il mio cartellino. Fino a 10 milioni di euro, che ovviamente nessuno avrebbe speso. Le trattative sono andate per le lunghe. Ero nervoso. Quindi il mio agente mi consigliò di andare direttamente da Tare a dirgli cosa pensavo. Col direttore ci incontrammo nel parcheggio a Formello e in quell’occasione non so dove trovai la forza di dire a Tare cose molto pesanti. Ancora oggi mi sento in colpa. Lui mi afferrò per il collo e iniziò a urlarmi contro. Gli altri calciatori ci giravano intorno e preferivano distogliere lo sguardo, facendo finta di non essere lì. A casa poi chiamai i miei genitori dicendo che avevo litigato con la dirigenza e non sapevo cosa sarebbe successo. Piansi parecchio. Poi la mattina dopo ho visto il numero di Tare sul mio telefono. Inizialmente avevo paura a rispondere. “Fai i bagagli – mi disse – il trasferimento è organizzato“. Non credo che capirò mai come siano andate le cose, cosa sia cambiato all’improvviso. Sul giornale lessi che Tare mi augurava il meglio nel mio nuovo club e che ero un grande professionista secondo lui. Ma non me la sono bevuta affatto".

    LA SGRIDATA DA ROSSI - "Esordii da titolare titolare con la Lazio in quella che fu l’ultima partita della carriera di Pavel Nedved. Fu incredibile per me vedere un grade campione del mio paese, lì vicino a me. Quel giorno abbiamo perso 0-2 a Torino, ma non credevo di aver fatto così male in campo. Il mister Delio Rossi invece aveva un’opinione diversa. C'era stata un'occasione nel primo tempo dove la palla mi arrivò rimbalzando e io cercai di superare Gigi Buffon con un tocco. All’intervallo, nello spogliatoio, Rossi mi ha preso per il collo, a quanto pare è il modo preferito di comunicare in Italia, e mi ha urlato: Pensi di venire qui a diciannove anni a farti beffe di uno come Buffon?"

    GALLIANI - "Io sono sempre stato un tipo tosto in campo. Ma nella mia prima stagione intera alla Lazio mi misi nei guai con Gallaini. Giocammo contro il Milan e mandai due di loro in ospedale per dei contrasti duri (Bonera e Legrottaglie, ndr). Non avevo intenzione di far male a nessuno. Però dopo il secondo intervento scattò anche una rissa con tutto il Milan che mi venne addosso. I miei compagni cercavano di difendermi. Ibra arrabbiato mi venne contro e tutti sanno che reputazione abbia Zlatan. Dopo però con lui ci siamo scambiati la maglia. Invece Adriano Galliani non la prese affatto bene. Dichiarò ai giornalisti che secondo lui dovevo finire in galera per i miei interventi. Questo richiamò l’attenzione degli arbitri su di me e io ne soffrii le conseguenze nelle partite successive. Mi veniva fischiato di tutto. Ogni mio contrasto veniva giudicato falloso a prescindere. La Lazio mi difese ufficialmente, anche i tifosi protestarono, ma fu inutile. L’influenza del dirigente del Milan era maggiore. Dissi al telefono al mio agente che così non avrei potuto più giocare in Italia e lui non mi disse nulla, perché sapeva che le cose stavano proprio così. Questo è stato uno dei motivi per cui mi sono trovato meglio in Europa League".

    Altre Notizie