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  • Lazio in crisi: gruppo svuotato, Inzaghi senza idee. E i big pensano al mercato

    Lazio in crisi: gruppo svuotato, Inzaghi senza idee. E i big pensano al mercato

    • Luca Capriotti
    Cosa sta succedendo alla Lazio di Inzaghi? 3 pareggi nelle ultime 3 di campionato, la sconfitta (inutile ai fini del girone, meno ai fini dell'orgoglio) storica contro l'Apollon, prima squadra italiana a soccombere contro una cipriota: la Lazio è in crisi. E non da ieri. Rewind: chi si ricorda la Lazio della scorsa stagione? Brillante, con la faretra piena di occasioni da gol, opportunità, frecce all'arco di Inzaghi. Palle-gol come se piovesse, facilità di stupire, interpreti magistrali: sull'asse Milinkovic-Luis Alberto-Immobile, parola d'ordine: stupore e spettacolo. Ecco, quella Lazio delle meraviglie è sparita: se il pareggio contro il Chievo in qualche modo ne certifica la fine, è un po' il timbro DOC sull'addio a quella Lazio, le cause e le origini del momento delicato vanno ricercate altrove. 

    FORMAZIONE E MODULO - Le critiche ad Inzaghi si cristallizzano attorno ad alcune questioni-chiave, la prima riguarda la difesa a 3. Due interpreti stanno rispondendo più o meno bene: Acerbi, arrivato al posto di de Vrij, è affidabile e concreto, al suo fianco Radu garantisce esperienza. Ma il terzo posto, il centrale di destra, è vacante, e da quest'estate. La società credeva fortemente nella crescita di Luiz Felipe, ma l'ex Salernitana non ha convinto del tutto. L'obiettivo di Inzaghi, probabilmente concordato con la società, sembra quello di far lievitare il cartellino di Wallace, sui cui è stato fatto un investimento importante, circa 8 milioni di euro versati nelle casse del Monaco. Ad oggi, il progetto sembra destinato a fallire: le prestazioni del centrale brasiliano sono in perpetuo equilibrio tra rendimento discreto e colossali leggerezze, che lo rendono nel complesso un centrale poco affidabile. Caceres è destinato a partire: la sua esperienza, a Roma, è stata un flop. Con la Celeste è un pilastro, con la maglia biancoceleste poco più che un'anarchica comparsa.  

    La soluzione potrebbe essere la difesa a 4, da molti invocata, che per ora è stata utilizzata da Inzaghi solo a partita in corso. Il modulo scelto nel secondo tempo contro il Chievo, il 4-3-1-2, sembra per caratteristiche l'unico in grado di sfruttare il  potenziale della rosa, depauperata di qualità sugli esterni (senza Keita prima e Felipe Anderson poi), con un tasso tecnico importante soprattutto negli interpreti al centro del campo. 

    Nota di demerito per Inzaghi: solo Acerbi e Correa, tra i nuovi acquisti, sembrano in grado di fare la differenza. Gli altri latitano, anche elementi come Badelj, ex capitano della Fiorentina, o Berisha (out per infortunio ad inizio stagione) sono stati utilizzati col contagocce. A Tare non piace questo elemento.

    SPOGLIATOIO - Non è solo questione meramente tattica, la crisi: lo spogliatoio sembra svuotato. L'ambiente Lazio ha paura che la corsa Champions della scorsa stagione, costellata di errori arbitrali e polemiche, abbia svenato la rosa, erodendo convinzioni e motivazioni. Lulic stesso, al termine del match contro il Chievo, ha parlato di scarsa propensione al sacrificio: "Abbiamo tanta qualità ma non basta se non metti dentro cattiveria e corsa per il compagno", ma in generale approccio e temperamento sono mancati, specialmente nei confronti con le big, dai quali la Lazio è uscita sempre pesantemente ridimensionata. Il gruppo non sembra nemmeno in grado di recepire gli stimoli della società: dopo la partita contro il Milan Lotito era furioso, ha parlato coi ragazzi, ma sono arrivate la sconfitta a Cipro e il pareggio contro il Chievo. Troppo poco, specialmente dopo un confronto diretto col n.1 in casa Lazio. I senatori sembrano aver perso smalto e guida tecnica, e qui entrano in gioco i big. O meglio, la loro colpevole assenza.

    BIG - L'assenza di gioco in casa Lazio è soprattutto assenza dei leader tecnici. La Lazio ha fatto un considerevole investimento in fiducia e futuro trattenendo quasi a forza Milinkovic e Luis Alberto, con la promessa del rinnovo. I due hanno deluso, e continuano a farlo: Luis Alberto, al centro di un vero e proprio giallo le sue condizioni fisiche (sembra accusare pubalgia, ma la società in passato non ha creduto a motivazioni fisiche), è un vero e proprio caso. E potrebbe lasciare la Lazio a gennaio, aprendo una voragine tecnica e di rendimento che Correa, pur rampante, non riesce ancora a colmare. Su Milinkovic la Lazio ha speso credibilità e forza quest'estate, nel braccio di ferro per tenerlo a Roma: per ora il serbo, fresco di rinnovo, non riesce a riproporre il livello di gioco dello scorso anno. Come la Lazio, guarda il caso.

    FUTURO E IDEE - La società, per ora, ha deciso di mettere un punto. Da martedì la squadra dovrebbe essere in ritiro, la diplomazia e i senatori sono al lavoro per cercare di tirare fuori la Lazio da una situazione che per ora sembra ancora reversibile. Angelo Peruzzi, figura di raccordo tra società e spogliatoio, che a fine partita post Milan ha avuto un acceso colloquio con Lotito, dovrà cercare di riannodare le fila di un momento ad alta tensione: il ds Tare dovrà muoversi sul mercato per sopperire alcune carenze di rosa, ma prima bisognerà capire che modulo e che visione ha Inzaghi. Un investimento importanti sull'out di destra potrebbe essere giustificato se la Lazio rimanesse a 3 dietro, meno con la difesa a 4. Ora bisognerà capire quanto Inzaghi saprà rinnovarsi: il difetto-base della sua squadra sembra essere l'incapacità di sorprendere, incagliata in idee in cui gli stessi giocatori sembrano credere molto meno che in passato. L'applicazione ad eventuali nuovi input darà la misura dell'attaccamento e la fiducia riposta nel tecnico: se dovesse esserci ulteriore scollamento tra parole di Inzaghi, prestazioni e temperamento della squadra, Lotito potrebbe arrabbiarsi parecchio. E quella che potrebbe essere una crisi reversibile, potrebbe precipitare in una spirale di fallimento. Il gruppo può ancora salvare la stagione, Inzaghi può dirigerla verso la Champions, i big possono fare l'impresa. Ma devono volerlo.

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