Calciomercato.com

  • Lazio, senti Simeone:| 'Sei l'unica rivale del Milan'

    Lazio, senti Simeone:| 'Sei l'unica rivale del Milan'

    Partitella, palestra e massaggi, prima di una scorpacciata di calcio in tv. Diego Simeone si tiene in forma e aggiornato sulle principali squadre del mondo, in attesa del grande rientro come allenatore. Nella sua casa di Buenos Aires ha un maxi schermo sul quale guardare le sfide più importanti e, appena può, parte per lunghi viaggi di studio. Vede tanta Lazio e tanta Inter, le società alle quali è rimasto più legato e per le quali continua a tifare.

    Lazio seconda, Inter in crisi: che ne pensa?
    «Sono particolarmente felice per i biancocelesti e dispiaciuto per i nerazzurri. La Lazio sta riscattando la brutta stagione passata con prove anche esaltanti. L’Inter forse paga, oltre agli infortuni, anche un certo appagamento per le tante vittorie».


    Si aspettava di vedere così in alto i suoi ex colori biancocelesti?
    «Sinceramente no, ma sono contento perché mi sembra di rivivere i tempi belli trascorsi a Roma, dove ho lasciato un po’ di cuore».

    La Nord, ogni tanto, intona ancora il vecchio e famoso coro in suo onore...
    «Colgo l’occasione per ringraziare tutti i tifosi, con i quali ho sempre avuto un ottimo rapporto. Anch’io li ricordo con affetto perché mi hanno dato molto».

    Dall’ex idolo Simone al nuovo idolo Zarate, ma sempre campioni argentini.
    «Conosco Mauro solo come calciatore e posso dire che ha qualità straordinarie. Se gli viene concessa la possibilità di esprimere l’immenso talento, credo proprio che Zarate possa crescere ulteriormente e portare in alto la Lazio. Deve giocare come vuole, ha colpi da campione e, ora che anche la squadra è competitiva, può diventare ancora più forte».

    A proposito: perché gli argentini si trovano subito bene nel nostro campionato?
    «Una questione di affinità culturali, di abitudini, di mentalità. Però, a onor del vero, gli argentini fanno bene ovunque perché sono professionisti esemplari. Anche nella Fluminense, che ha vinto il titolo in Brasile, giocano tre-quattro argentini molto forti. E, sempre a proposito di miei connazionali, vorrei fare tanti complimenti a Crespo, il più forte attaccante da area di rigore. Un calciatore fantastico, un esempio per tutti i giovani».

    Domenica sera si giocherà Juventus-Lazio.
    «Che sfida! Che ricordi! Come mi piacerebbe essere in campo a Torino...».

    Potrebbe venir fuori l’anti-Milan.
    «Secondo me l’antagonista dei rossoneri c’è già: è la Lazio, che possiede un organico valido e un tecnico preparato che ha dato i giusti equilibri alla squadra. La deve crederci».

    Lo scudetto sarà quindi una sfida fra Milan e Lazio?
    «Fin’ora il campionato ha detto questo perché, dalla lotta al vertice sono mancate Inter e Roma, perciò credo che il duello possa andare avanti. Proprio quella di Torino potrebbe rappresentare l’ultimo esame per i biancocelesti che vanno considerati una grande realtà, per quello che hanno fatto vedere».

    Alla luce della profonda crisi, il nome di Simeone è stato accostato alla panchina dell’Inter.
    «Solo voci di giornali, con Moratti non ci sono stati contatti. Benitez, pur se sta attraversando un periodo difficile senza i risultati attesi, resta un tecnico di valore internazionale. Gli faccio tanti auguri affinché vinca il Mondiale e riporti l’Inter nelle posizioni di vertice».

    Calcio in tv, ma anche dal vivo con i suoi viaggi.
    «Ad agosto ho visto la Supercoppa Europea a Montecarlo, poi sono stato in Brasile, Spagna, Francia, Italia, nei Paesi dove il football è più famoso e dove si gioca meglio. Quello dell’Argentina lo conosco troppo bene».

    Ma Simeone che tecnico è?
    «Ho avuto allenatori di spessore dai quali ho appreso molto, soprattutto sotto il profilo tattico. Cerco di mettere insieme i concetti della mia filosofia calcistica con gli insegnamenti ricevuti. Mi piace il calcio offensivo perché il pubblico allo stadio deve divertirsi».

    Qualcuno la vede come un duro, un sergente sulla panchina.
    «Storie. Mi piace che i calciatori interpretino sempre le partite al massimo delle loro possibilità, senza mai risparmiarsi, come facevo io. Quando si indossa una maglia, bisogna dare tutto per rispetto della gente. Poi ogni allenatore può avere delle diversità di vedute nello spogliatoio, rientra nella normalità della nostra professione».

    Due scudetti vinti, poi è rimasto senza lavoro.
    «Nelle quattro stagioni da allenatore ho conquistato il titolo con il River, dopo 8 anni di attesa, e con l’Estudiantes. Adesso sono a spasso, mi alleno e mi tengo aggiornato aspettando una chiamata importante da valutare. Ho tanta voglia di tornare presto in pista».

    Le piacerebbe allenare in Italia?
    «E’ il mio obiettivo, sia perché conosco molto bene il tipo di calcio, sia perché resta il campionato più stimolante e difficile in assoluto».

    Magari sulla panchina della Lazio...
    «Se l’Italia rappresenta l’obiettivo, la Lazio rappresenta il sogno. Però, per correttezza verso la società che operando bene e verso il bravo Reja, non voglio fare proclami adesso. Ho appena quarant’anni e posso aspettare però sono sicuro che, prima o poi, tornerò in biancoceleste come tecnico. E riprenderemo quel feeling mai interrotto».


    Altre Notizie