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  • Lazio-Stankovic: nostalgia, nostalgia canaglia

    Lazio-Stankovic: nostalgia, nostalgia canaglia

    • M. A.

    La storia fa venire i brividi ai laziali: Dejan Stankovic aspetta e spera che succeda, che Roma e la sua Lazio gli concedano l’abbraccio del ritorno dopo i nove anni di trofei su a Milano. Perché nella nuova Inter di Mazzarri non c’è più posto per lui, un portatore sano di successi che, però, a 35 anni non è più considerato una pietra angolare per la costruzione del nuovo corso tecnico. Messo alla porta e tanti saluti, insomma. E il primo pensiero di Dejan è stata la Lazio. Per forza, nei 6 anni trascorsi a Roma ha conquistato uno storico scudetto nel 2000, una Coppa Italia e due Supercoppe italiane, un’incredibile Coppa delle Coppe e una Supercoppa Europea contro il Manchester United (entrambe nel 1999), collezionando 207 presenze in tutto impreziosite da 34 gol. Sarebbe una specie di ritorno al futuro nella città dove ha una casa e nel club dove è cresciuto e si è consacrato, dove ha lasciato un’infinità di amici e dove spera di riuscire a rendersi utile di nuovo con la sua esperienza e la sua classe. Stankovic ha ricevuto diverse offerte, alcune anche economicamente molto vantaggiose: i Seattle Sounders e il Toronto FC farebbero carte false per portarlo nella Major League americana, ballano cifre a sei zeri con interessanti prospettive di sviluppo dei diritti d’immagine. Una barca di soldi ma con una grossa pecca: la scarsa competitività. Nesta, che gioca a Montreal, è stato franco con lui. E Dejan si sente ancora un calciatore: ha tre mesi meno di Miro Klose, che della Lazio è la stella, e di Frank Lampard, la pazza idea di Lotito della scorsa estate. È vero che la Lazio sta ora cercando di ringiovanirsi, ma la linea resta quella di privilegiare all’età le capacite tecniche e lo spessore umano, altrimenti la presenza di Klose, 35 anni ieri, non si spiega. Stankovic riflette: perché non sperare in un’altra vita in biancoceleste? Ovviamente, fanno sapere dall’entourage del campione serbo, con la Lazio non potrebbero mai sorgere problemi di soldi. Due anni, uno con un’opzione sul secondo, un annuale secco, perfino un contratto a gettone, magari calibrato sul numero di presenze: se c’è la volontà la formula si trova. Spetta al presidente Lotito, ieri a Rieti premiato come manager dell’anno, fare e farsi questo regalo andando contro la fronda interna che ha già bocciato il cavallo di ritorno. Forse è anche questo uno degli argomenti trattati nel summit di ieri tra Petkovic e Tare.

    (Corriere della Sera - Edizione Roma)

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