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  • Lazio, Tare: 'de Vrij, Milinkovic, Buffon, futuro di Inzaghi: tutti i retroscena'
Lazio, Tare: 'de Vrij, Milinkovic, Buffon, futuro di Inzaghi: tutti i retroscena'

Lazio, Tare: 'de Vrij, Milinkovic, Buffon, futuro di Inzaghi: tutti i retroscena'

La Lazio l'ha costruita lui, sempre. Il ds Igli Tare è centrale nel progetto tecnico, sceglie i giocatori, porta avanti le trattative, scopre nuovi talenti. Si racconta in una lunga intervista a La Gazzetta dello Sport, partendo dalla scelta di diventare dirigente: "Metodo Tare? Non c’è, e non ci sono – unico club in Italia – osservatori: non amo lavorare in tanti. Ho un collaboratore per i dati, uno che mi prepara clip dei giocatori, uno per l’analisi degli avversari. E poi i report di tanti amici in giro per il mondo. Ma la cosa che fa davvero bravo un d.s. è capire prima come può diventare un giocatore sconosciuto. E vederlo non basta: ci devi parlare".

LA SFIDA CONTRO LA JUVENTUS - Il ds, alla vigilia del match contro la Juventus, racconta il rapporto con il club bianconero: "Contro la Juve ho segnato e vinto una volta sola: 2-0 Brescia nel 2002, 7’ di recupero, mai visto. Mazzone urlò: “Che è ‘sta robba?” e il quarto uomo: “Mi vergogno, ma scrivo i minuti che mi dicono”. Il potere Juve lo avvertivi, come oggi avverti che hanno i mezzi per controllare il mercato italiano, la loro politica aggressiva sui giovani di prospettiva. Il contrasto politico Lotito-Agnelli è lampante, ma con Paratici zero problemi: neanche per Keita, Milinkovic o De Vrji, che non andrà alla Juve anche se il suo nome è passato sul loro tavolo. Li considero un esempio
per mentalità, metodi di lavoro: il meglio del calcio italiano, sì". 
BUFFON  E RITIRO - Buffon non vuole ritirarsi? Tare trova la sua spiegazione: "Io ho smesso 10 anni fa e Buffon è sempre lì, ma non mi fa effetto: se arrivi a quell’età con certi
obiettivi e ambizioni è perché li vivi meglio, e ogni giorno te lo godi più di vent’anni fa perché te lo sei meritato. Da suo dirigente non gli darei consigli: sa da solo che è meglio lasciare in un momento ancora alto della carriera, ricordato come un campione, ma anche che i propri desideri devono essere compatibili con la programmazione di un club. Secondo me un altro annetto ce l’ha dentro, ma molto dipenderà dalla Champions: provare a vincerla con la Juve dev’essere una specie di ossessione...".

LAVORO E MILINKOVIC - Per il suo lavoro ha anche rischiato la vita: "Si disse che avevo avuto un malore, ma era molto di più. Finché non me l’hanno detto non ci credevo: “Per una cosa come la sua ci sono rimasti in tanti”. Si figuri che prima di entrare in sala operatoria chiesi: “Ma devo lasciare il telefono?”. Nove giorni in terapia intensiva, più di là che di qua, ma me l’ero cercata: chiari sintomi di stress a livelli di guardia e andai con la squadra a Napoli fregandomene del fatto che me l’avessero vietato. La Lazio si giocava i preliminari di Champions, io qualcosa di più: c’era poco da sentirsi eroi, il giorno dopo ero sotto i ferri". Svela anche qualche retroscena su Milinkovic e il suo arrivo alla Lazio: "Milinkovic era al Vojvodina, lo seguii grazie a un amico. Alto come me, e quelle doti tecniche: un crack, ma non potevo garantirgli di giocare quanto gli serviva. Lo monitorai al Genk per mesi, poi andai a prenderlo. La Fiorentina aveva contattato suo padre e fu per rispetto a lui che Sergej andò a Firenze quel giorno, poi rispettò me e il rapporto creato con i suoi agenti". 

INZAGHI ALLA JUVE E ALTRI RETROSCENA - Inzaghi alla Juventus? "Inzaghi alla Juve? Non mi dà fastidio sentirlo: si cresce, ma devono ancora succedere cose e passare un paio di anni". Al Brescia ha condiviso tanto con 3 compagni passati alla storia: "Baggio, Guardiola, il mio compagno di camera (e di risate: altro che silenzioso...) Pirlo: ho giocato con tre geni e la loro umiltà e semplicità me le porto dentro come esempio, che oggi cerco di trasmettere ai giovani. Mai sentiti dire mezza cosa negativa su un compagno: mai a Robi, che aveva avuto il mondo ai suoi piedi; mai a Pep, che già da giocatore era il più esigente e a cena a casa di Giunti ci faceva una testa così con il tiqui-taca". In qualche modo scagiona la SEG sulla trattativa de Vrij: "In carriera ho fatto il classico passso falso da gavetta, il mancato acquisto di Pastore. Simonian mi fece avere il suo dvd, dissi "Top", ma due agenti mi fecero credere che lui non c'entrasse con il ragazzo. C'entrava eccome, da allora diffido di certi agenti. Anche quelli di De Vrji? No, la percentuale della sua agenzia non c’entra nulla".

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