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  • Laziomania: altro che cu, questa Lazio ha l'anima per lottare in alto

    Laziomania: altro che cu, questa Lazio ha l'anima per lottare in alto

    • Luca Capriotti
    Ritorna la Lazio. La Lazio non molla, la Lazio risorge, la Lazio abbatte la Sampdoria e i ricordi di due settimane dure finiscono nel porto di Genova. Con un silent cambiamento d'abitudini: sul gol di Caicedo la mentalità VAR oramai si infonde nelle vene, si aspetta qualche secondo per esultare, anche l'attaccante si ferma, terrorizzato dall'idea di essere in fuorigioco. Che la VAR renda tutto vano. Un attimo di terrore ipermoderno, poi la consapevolezza di essere riusciti dove nessun altro era riuscito: 3 punti a Genova, dove la Samp aveva sempre e solo vinto. La forza assoluta di questo gruppo è nella testa, nella mentalità, e nei piedi di Milinkovic Savic, che riesce ad infilare un pallone dove nessuno avrebbe potuto. La Lazio ritrova i titolarissimi e svela le sue carte nascoste, quelle riserve spesso accantonate. 

    Questi 3 punti pesano tanto, pesano forte, il mister lo sa, a fine partita Inzaghi è stravolto, sembra una supernova di gioia, totalmente immerso nei suoi ragazzi, li cerca uno ad uno, li abbraccia, bacia Caicedo. A qualcuno ricorda Maestrelli, l'allenatore papà del primo scudetto, capace di tenere in pugno e in carezza una banda sconsiderata e fortissima. Questa Lazio qui non ha paura, questa Lazio qui ha sempre la testa alta. A Genova dà battaglia a tutto campo contro una Samp verticale, tecnica, interessante per letture e interpreti. Una squadra, quella di Giampaolo, che risponde colpo su colpo, duello su duello, sfida e sfila il primo gol al primo errore della difesa biancoceleste. Questa non era una vittoria semplice, questa era una vittoria fatta di nervi, sudore, fatica, un braccio di ferro furibondo, tecnico e tattico tra i due allenatori più talentuosi tra gli outsider. Che non hanno paura di affacciarsi in avanti. La Samp ora resta al palo, è la Lazio la sfidante, fuori da tutti gli schemi, una specie di congiura contro i potenti,  un fuoco di rivolta contro il dominio delle favoritissime. Contro il Napoli che va a memoria e la Juve che non muore mai e l'Inter che si scopre corazzata senza coppe e la Roma che ha pure vinto il derby, la Lazio ha qualcosa da opporre. Ha l'anima. Non era semplice portarsi a casa questa gara, dopo aver creato molto, trovarsi sotto e ribaltare il match. Questa è una vittoria dell'anima.

    Inzaghi azzecca tutti i cambi: Patric a modo suo coraggioso riesce a limitare Duvan Zapata (Bastos paga i troppi errori, su tutti l'errore del gol), Lukaku sembra sempre con la quarta innestata, Caicedo è il match-winner. La mentalità Lazio Inzaghi non l'ha costruita oggi, nasce da lontano, da ogni singola parola, da ogni singolo allenamento. Non è questione, come dice qualcuno, che "la Lazio ha più cu... che anima". Ha tanta anima. Ha tanta anima e continua a crescere. E ora chiamatela pure ex-crisi, chiamatelo cu. Giampaolo dice: solo le grandi squadre vincono queste partite. L'anima esiste, ce l'ha la Lazio. Niente cu, solo anima. O come, dicono i tifosi tra loro, come fossero una setta, come fossero felici pochi, come fossero una specie di congiura interna ad un campionato che sembra essere fatto per altri, ma che loro sono intenzionati a scardinare, spaccare in due, "conta er core". 

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