Calciomercato.com

  • Laziomania:| Basta paura di sognare

    Laziomania:| Basta paura di sognare

    • Marco Anselmi

    La Lazio ha bisogno del suo pubblico e dell'entusiasmo della gente per continuare a sognare. Sembrano così lontani quei momenti in cui tutto andava male; ogni situazione che poteva essere positiva sembrava poi voler voltare le spalle alla gente laziale. Ora sembra - e tutti si augurano non sia solo apparenza - che qualcosa inizi ad andare per il verso giusto. La Lazio vince, ma soprattutto convince nel gioco e nei risultati, nell'ambiente che ha creato Reja, in quello in cui la squadra crede e nella fiducia che ha riposto in questo allenatore. Ma i laziali, da un certo punto di vista (e forse giustamente), hanno paura di sognare: ne hanno viste talmente tante in questi ultimi anni che sembra tutto così irreale.

    La maggior parte della gente non ha ancora assorbito le scampate retrocessioni, le cause, gli epurati, i dissidenti, il caso Pandev e gli atteggiamenti che la società ha avuto. Sono davvero delle ferite troppo grandi? E' davvero uno strappo insanabile? Se mai ci fosse la possibilità di ricominciare a vivere la normalità in casa Lazio, come tutti sperano, il percorso sarà lento, tortuoso, ma non è ora che bisogna parlarne. Ora è il momento di vivere appieno quello che sta accadendo alla Lazio, di godere per le vittorie dei biancocelesti, di gioire per il primato, di sorridere guardando la classifica, perché in questo momento sopra alla nostra aquila nessuno vola, e in fondo - perché no - anche per le condizioni in cui versa la Roma, laggiù dove fino a qualche mese fa eravamo noi, e per questo loro ci sfottevano.

    Questa non è la rivincita di Lotito, questa non è nemmeno la rivincita di Tare. Non è la Lazio di Reja e neppure quella di Rocchi, Hernanes e Zarate. Questo è il momento dei laziali, quelli veri (non quelli dell'ultima ora), quelli che godono perché siamo in testa, anche se solo per qualche settimana, senza paura, perché il popolo biancoceleste non ne ha mai avuta. Chi conosce la storia di questo club sa che significato ha essere biancoceleste, scozzesi in terra inglese pronti a difendere i propri colori contro tutto, contro tutti. Ogni giornata, ogni momento va vissuto con entusiasmo, senza paura di sognare.

    In fondo non costa nulla, basta saperlo fare. Basta non farsi prendere dai facili entusiasmi (stile giallorosso?) di uno scudetto già vinto dopo sette giornate per poi come sempre rimanere a bocca asciutta. Quelli non siamo noi, non lo siamo mai stati e non lo saremo mai. L'ombra delle ali dell'aquila spiegate in cielo non deve intimorirci: quell'ombra è lo scudo da chi ci attacca perché sta 'rosicando', da chi da sempre ci invidia perché non può essere come noi, perché non potrà mai raggiungere la nostra storia e perché non potrà mai dire: 'Noi siamo quelli che hanno portato il calcio a Roma'.

    Altre Notizie