Per la prima volta in questo campionato la Lazio perde due volte di fila, torna con i piedi in terra e fa 'mea culpa'. Dopo il derby la squadra di Reja forse si è sentita troppo grande; la gioia data ai tifosi e a sé stessi ha creato nei calciatori forse un'eccessiva sicurezza nei propri mezzi, che ora stanno pagando a caro prezzo. Forse un po' di presunzione, o forse semplicemente si sta pagando l'emergenza infortuni tutta insieme, chissà. Eppure, nonostante tutto quello che è successo e sta succedendo, la Lazio mantiene quel terzo posto.

Forse è un segno del destino. Forse quello che dal fato è stato tolto ai biancocelesti l'anno scorso, dal fato vuole essere ora restituito. Fatto sta che Klose e compagni sono lì e, nonostante siano arrivate due sconfitte, non mollano quel piazzamento che significa preliminari di Champions. Da qui alla fine del campionato restano ancora dieci gare, in cui la Lazio dovrà sbagliare il meno possibile: innanzitutto dovrà ristabilire un approccio mentale da grande squadra, e poi in campo è chiamata a dare un qualcosa in più.

Ieri, ad esempio, a centrocampo si è sentita la mancanza di Matuzalem: Brocchi di certo non è un regista né uno che può costruire gioco, e inoltre non è riuscito a dare nemmeno un apporto fisico importante, complice il lungo infortunio e l'età che inesorabilmente avanza. Ledesma ha provato a fare tutto da solo, ma il Catania l'ha pressato per buona parte della gara. Il doppio regista, mai come ieri, avrebbe aiutato e non poco la costruzione di azioni da gol più prepotenti...